Si sono aperte le porte del carcere di Forlì per Marco Monari, ex capogruppo del Pd in Emilia–Romagna: condannato in via definitiva dalla Cassazione a quattro anni e cinque mesi per un peculato da ventimila euro nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi spese del consiglio regionale tra il 2010 e il 2011. Ne dà notizia il Resto del Carlino. Si tratta dell’unico consigliere regionale finito in carcere nell’ambito di quell’inchiesta che colpì tutti i gruppi dell’Assemblea legislativa, con esiti giudiziari differenti e alterni.
Monari diede le dimissioni dalla guida del gruppo Pd in Regione Emilia Romagna a inizio novembre 2013, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, come gli altri otto capigruppo, nell’inchiesta della Procura di Bologna per peculato sulle spese dei consiglieri regionali. Restò però consigliere, mentre si autosospese dal partito un anno dopo anche per alcune frasi registrate di nascosto durante una riunione dei capigruppo in Regione in cui diceva: “Giornalisti servi della gleba. Gabanelli? Una tr**a”. Inizialmente gli inquirenti gli contestarono oltre 900mila euro (un terzo di tutta l’inchiesta) di spese pazze, perché nella sua qualità di capogruppo rispondeva anche per le spese dei suoi colleghi di partito. Ma fecero scalpore soprattutto quelle riferite allo stesso Monari: pranzi e cene per 30mila euro, weekend in hotel di lusso. E poi la due notti a Venezia con una collaboratrice, costata secondo le indagini ben 1.600 euro.
In primo grado a fine 2017 Monari fu condannato a quattro anni e quattro mesi, patteggiando poi a un altro anno per le spese della legislatura precedente. In appello, nel 2022, i giudici lo hanno assolto per alcune voci di spesa, poi hanno unificato le due condanne, rideterminando la pena complessiva in appunto quattro anni e cinque mesi, condannandolo per un peculato da ventimila euro complessivi. Condanna confermata dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso della difesa. La corte dei conti invece condannò Monari sempre nel 2017 a un risarcimento di 518mila euro.