La storia si svolge a Udine, ma racconta di come vanno le cose a Roma in via del Nazareno, sede nazionale del Partito democratico. Dove la nuova segretaria è Elly Schlein, ma chi comanda davvero è ancora tutto da vedere: nel primo consiglio comunale udinese il neo eletto sindaco Alberto Felice De Toni e la sua giunta di centrosinistra sono stati accusati di “un atto violento“. Parole dell’opposizione? Nemmeno per sogno. A pronunciarle è la consigliera del Pd Anna Paola Peratoner, volto udinese della mozione Schlein nelle primarie del 26 febbraio e oggi componente della nuova Direzione nazionale del Pd per volere della stessa segretaria. Ma soprattutto eletta con 286 preferenze: quarta tra i candidati dem e seconda donna più votata nel Pd. Risultato? E’ fuori dalla nuova giunta. E con lei tutta la mozione Schlein, totalmente esclusa nell’unica città del Friuli-Venezia Giulia governata dal centrosinistra, un puntino rosa in una landa di centrodestra che da Trieste arriva fino a Verona. La segretaria? Si limita a chiedere “pazienza”.
“Questa giunta nella sua genesi ha compiuto un atto violento non solo nei miei confronti ma anche nei confronti dei miei 286 elettori ed elettrici”, ha esordito la consigliera Peratoner durante il primo consiglio comunale, in un lungo intervento nel quale ha attaccato il sindaco e i vertici del suo partito, il Pd. Perché nonostante i voti raccolti è stata esclusa da una giunta che il sindaco aveva promesso di formare basandosi su “preferenze, competenze e alternanza di genere“. Attivista, femminista, impegnata nel sociale, Peratoner è dipendente di una onlus che si occupa di accoglienza ai migranti dove suo marito Giovanni Tonutti è presidente. E visto che si parlava di lei per l’assessorato ai Servizi sociali, per un po’ ha tenuto banco il tema del conflitto d’interessi. Così il 22 aprile scorso, per “chiarire e sgomberare il campo da ogni ipotesi di conflitto”, la onlus invia al sindaco una lettera riservata in cui spiega che la ong non ha contratti in essere col Comune ed è titolare solo di un accordo quadro per l’accoglienza di sette minori stranieri non accompagnati che si concluderà a luglio. A firmare la lettera è il presidente della onlus e marito della consigliera, che nell’ipotesi di una nomina ai Servizi sociali impegna la ong a non rinnovare l’accordo col Comune, a non partecipare a future gare d’appalto bandite dall’amministrazione e conferma l’intenzione della dipendente di mettersi in aspettativa. Da ultimo, in caso di nomina in giunta, il marito si impegna a dimettersi da presidente della onlus. Di questi tempi, fin troppo, verrebbe da dire.
E invece no: il sindaco pare l’abbia presa malissimo. E la lettera scritta per evitare ipotesi di conflitto viene letta come fosse la prova degli interessi, la dimostrazione che Peratoner puntasse proprio all’assessorato ai Servizi sociali. Poche settimane dopo, la lesa maestà le costerà la giunta, e tante grazie agli elettori che l’hanno votata. “Mi è molto chiaro che in giunta ci sono dei rapporti fiduciari con il sindaco ed evidentemente questo presupposto non c’è stato, e me ne sono fatta una ragione”, ha detto lei di fronte al consiglio comunale. Salvo rilanciare sull’ingiustizia subita, anche dai suoi elettori. E ricordare l’opinione di chi avrebbe detto “se l’è cercata“. Altra ipotesi è la volontà della dirigenza locale di tenere fuori una scomoda outsider, rientrata nel Pd solo di recente per sostenere Schlein e già protagonista di scontri con la donna forte del partito in Friuli, Debora Serracchiani. C’è chi pensa a una vendetta, dopo che Schlein le ha tolto il ruolo di capogruppo alla Camera. Fatto sta che per il Pd entra in giunta Rosi Toffano, che di preferenze ne ha prese la metà. A lei va anche la delega all’associazionismo. A proposito di conflitti di interessi, Toffano si è appena dimessa dalla presidenza dell’Associazione di volontariato ZeroSuTre, impegnata contro la violenza sulle donne. A conti fatti, la mozione di Elly Schlein, vincente alle primarie per la segreteria nazionale del partito, resta fuori da una giunta chiave, perché rappresenta l’eccezione in un territorio stabilmente guidato dal centrodestra.
“Ma questa volta non me ne andrò, nemmeno dal Partito democratico”, ha detto in consiglio Peratoner, che già in passato era stata estromessa “per logiche di partito”, ha ricordato in questi giorni. Logiche che a Udine equivalgono a uno schiaffo alla nuova segretaria Schlein. “Così si è deciso di escludere una parte importante dell’elettorato”, ha detto la consigliera alla stampa locale, riferendosi ai tanti che in città come nel resto del Friuli hanno scelto il cambiamento promesso dalla neo-segretaria. Che ha preso i voti ma oggi non riesce a imporsi per difendere la consigliera che rappresenta la sua mozione, subendo di fatto le logiche che ha detto di voler combattere. Peratoner e Schlein si sono sentite, ma la segretaria non avrebbe avuto molto da dire, se non di “portare pazienza”. E’ quanto ha riferito la consigliera nelle dichiarazioni alla stampa locale. Chi maligna parla di un patto di non belligeranza tra Serracchiani e Schlein, dove gli esiti di Udine rappresentano un compromesso necessario. Ma c’è anche chi si chiede se la nuova segretaria abbia davvero in mano le redini del partito o se invece a comandare non siano ancora le stesse logiche, quelle di sempre. “Vicende come queste – è il messaggio che la consigliera udinese ha consegnato al suo partito – possono essere motivo di ulteriore disaffezione alla politica”.