“Perché mi hanno cacciato dall’Inps? Bisognerebbe chiederlo ad altri. Ma quello del governo Meloni non è tanto un attacco nei miei confronti. È un attacco verso una grande istituzione che tra l’altro ha una legge speciale che garantisce la sua autonomia e la sua indipendenza, la legge 88/89“. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che, a seguito del decreto legge del governo Meloni sulle norme relative alla governance dell’Inps e dell’Inail, è stato “dimissionato” dall’attuale esecutivo nonostante il suo mandato scada il 15 aprile 2024.
Tridico spiega: ” È un attacco contro l’Inps perché commissaria addirittura il direttore generale. Quando sono arrivato nel 2019, c’era un altro direttore generale che era stato nominato dal mio predecessore e che scadeva nel 2022. È appunto rimasto fino alla sua scadenza naturale del 2022. Il direttore generale dell’Inps non è a nomina politica. E invece in questo caso si fa decadere politicamente con un decreto. Non so se si comprende davvero la gravità di quest’azione nei confronti di un ente – continua – che, con quel decreto del governo Meloni, vede anche la sua tecnostruttura subire l’arroganza politica. È un attacco contro una istituzione che ha fatto tanto in questo periodo in mondo autonomo e indipendente a sostegno del paese. Ha assunto 12mila persone in 4 anni, contrariamente ad altre pubbliche amministrazioni e che ha aumentato la produttività riducendo i tempi di liquidazione. Insomma, è un atto scorretto“.
Alla conduttrice Lilli Gruber che gli chiede perché si stupisce, visto che è stato scelto 4 anni fa dal M5s, Tridico risponde: “Non è questo il punto, tutti i presidenti sono a nomina politica, anche i miei predecessori lo erano. Il problema è utilizzare lo strumento del commissariamento, che è previsto per gli enti pubblici quando sorgono problemi di mafia o di gravi inefficienze o di cambiamento radicale di una governance. In questo caso, invece, è stato usato il commissariamento per anticipare le scadenze degli organi. È un atto scorretto, un atto che mina l’autonomia dell’Inps. La legge affida ai governi la possibilità di fare spoils system su alcune agenzie e su alcuni enti pubblici. Tra questi non c’è l’Inps. Il punto è molto semplice, altrimenti giustifichiamo cose che non sono giustificabili“.
E conclude: “Certo, la nomina del presidente dell’Inps è politica, ma a scadenza del predecessore e non con un fittizio commissariamento che prelude a fatti gravi. Quindi, lo spoils system esiste e in genere ci sono 90 giorni di tempo entro i quali il governo può nominare i presidenti di alcune agenzie o in alcuni istituti. Ma non esiste per l’Inps, che tra l’altro è posseduta per i due terzi del suo bilancio da aziende e sindacati – chiosa – C’è, insomma, l’influenza di un potere politico nei confronti di un potere amministrativo, su cui anche in passato i giuristi hanno riflettuto realizzando che questo non è possibile. Fare ricorso? No, non è mia competenza, né mio interesse, anche se qui ci sono dei principi di legge che sono stati aggirati”.