Aveva lasciato un biglietto con un “messaggio” considerato “oltraggioso” sulla tomba dei genitori del presidente Vladimir Putin, per condannare gli atti compiuti dal figlio: per questo una donna russa di 60 anni è stata condannata dal tribunale distrettuale di Primorsky a due anni di libertà vigilata.
Il gesto è avvenuto nell’ottobre 2022, ma la donna è stata condannata pochi giorni fa. A riportare la vicenda sono i notiziari indipendenti Sota e Novaya Gazeta. Per la donna, Irina Tsybaneva, l’accusa aveva inizialmente chiesto tre anni per Irina Tsybaneva. Nel suo biglietto la 60enne definiva i defunti genitori del leader del Cremlino “i genitori di un maniaco”, aggiungendo “morte a Putin, avete allevato un mostro e un assassino, sta causando tanto dolore e problemi. Il mondo intero sta pregando che muoia”, esortando anche i defunti a “portarlo” con loro.
La donna si è dichiarata parzialmente colpevole. Tsybaneva ha ammesso di aver scritto il suo messaggio all’indomani delle notizie sulla guerra in Ucraina, dopo “aver capito che tutto era molto spaventoso, molto triste e che c’erano molti morti”. “Dopo aver visto la notizia, sono stata sopraffatta dalla paura, mi sono sentita molto male”, ha detto Tsybaneva alla Corte, aggiungendo di ricordarsi “a malapena” di aver scritto il messaggio. “Mi rendo conto di aver ceduto alle mie emozioni e di aver commesso un atto irrazionale. Mi dispiace che le mie azioni possano aver offeso o influenzato qualcuno”, ha dichiarato la 60enne, sottolineando però che le sue azioni non erano motivate da “odio politico”, come contestato.
La donna comunque è stata condannata a due anni di libertà vigilata dal tribunale distrettuale di Primorsky con l’accusa di “profanazione” motivata da “odio politico”. Il legale della donna ha sottolineato che la 60enne non si è dichiarata colpevole in quanto non avrebbe commesso alcune violazione “fisica” della tomba né avrebbe cercato con il suo gesto di suscitare clamore mediatico. Nonostante questo, Secondo Sota, Tsybaneva non ha intenzione di presentare ricorso contro la sentenza.