Il Comitato direttivo centrale (Cdc) dell’Associazione nazionale magistrati ha proclamato lo stato di agitazione contro la decisione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di avviare l’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano che hanno scarcerato Artem Uss, l’oligarca russo evaso dagli arresti domiciliari a marzo, rompendo il braccialetto elettronico, dopo la sentenza che ne autorizzava l’estradizione negli Usa. Il documento approvato dal “parlamentino” del sindacato delle toghe ricorda che l’illecito disciplinare contestato da Nordio punisce la “violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile”, e “nessuno (neppure il ministro) è in grado di individuare tale violazione, grave o lieve che sia. Del resto la supposta violazione non è stata neppure nominata, neanche in sede di dibattito parlamentare, dove pure il ministro ha offerto la sua ricostruzione della vicenda in termini di fatto e di norme da applicare. Siamo certi che un vaglio sereno della vicenda non potrà mai condurre all’instaurazione del procedimento e tanto meno all’applicazione di una sanzione”, scrivono i rappresentanti di giudici e pubblici ministeri.
“Dobbiamo riflettere sul significato” dell’iniziativa del ministro “e sulle ricadute che essa avrà non solo e non tanto sulla serenità dei colleghi coinvolti, ma su tutti i magistrati che ogni giorno sono chiamati al delicato bilanciamento di interessi fra libertà personale, esercizio della potestà punitiva, strumenti di cautela e scelta fra questi”, ricorda il documento. “Riteniamo pertanto compito ineludibile e prioritario dell’Anm affrontare la questione, adottando ogni iniziativa, a cominciare dallo stato di agitazione, senza attendere la convocazione dell’Assemblea generale che pure diverse sezioni distrettuali hanno già chiesto. Non si tratta di emettere un vuoto proclama ma, da un lato, di sollecitare l’attenzione delle formazioni politiche e sociali, nonché della cittadinanza tutta, sulle nefaste conseguenze dell’iniziativa ministeriale e, dall’altro, a coinvolgere in un percorso comune tutti gli attori della giurisdizione”. L’Assemblea generale è stata convocata per l’11 giugno, “con riserva di adottare in quella sede iniziative ulteriori e più incisive“.