È il giorno della verità per la Turchia, chiamata oggi al voto per rieleggere presidente e Parlamento. Alla vigilia Erdogan che la governa da 20 anni dichiara che accetterà il risultato delle presidenziali e parlamentari e si dimetterà in caso di sconfitta. Ma intanto dà del “terrorista” al rivale e fa arrestare il sondaggista sgradito. La tensione politica è alta in Turchia in vista delle elezioni, che sono considerate cruciali per il futuro del paese e della regione del Medio Oriente. Si dimostra democratico in tv, rispondendo ad una domanda sulla possibilità di aggrapparsi al potere. Erdogan ha affermato che in Turchia si è arrivati al potere “attraverso strumenti democratici” e che se il Paese decidesse diversamente, egli farebbe “ciò che la democrazia richiede”.

Promette che il suo schieramento rispetterà qualsiasi risultato delle elezioni, ma si è mostrato comunque convinto di essere rieletto per un altro mandato dopo due deceni anni al potere. Toni concilianti smentiti però da alcuni fatti. Ad esempio l’arresto di Kemal Ozkiraz, il fondatore dell’istituto di sondaggi Avrasya che ha previsto una sconfitta per Erdogan, messo in custodia ad Ankara. Il sondaggio più recente pubblicato dalla sua compagnia mostra Erdogan fermo al 44,2%, mentre il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu è previsto vincitore con il 51,3% dei consensi al primo turno.

Non sono poi mancati attacchi allo sfidante Kiliçdaroglu, bollato come “terrorista“. “Ora chiedo da qui: i miei giovani affiderebbero il loro futuro a loro? Sono terroristi. Affiderebbero il mio Paese a coloro che camminano mano nella mano e a braccetto con i terroristi?”. Così durante un comizio del suo partito, l’Alleanza Popolare, a Ümraniye. “Il signor Kemal Kilicdaroglu prende ordini dai terroristi. Noi prendiamo ordini dal nostro Dio e dalla nostra Nazione. Questa è la differenza tra noi”. Il leader si è scagliato con queste parole contro l’opposizione. L’attacco a Kilicdaroglu, principale candidato dell’opposizione e sfidante di Erdogan, con l’accusa di presunti legami con il Pkk (considerato “organizzazione terroristica” dal governo di Ankara) è arrivato durante un comizio a Istanbul.

Lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, 74 anni, è il leader del partito laico e di centro sinistra Chp che sogna di battere Erdogan lancia un messaggio sui “Diritti, legge, giustizia” che era poi lo slogan gridato del 2017, quando Kilicdaroglu guidò ‘la marcia della giustizia’, una manifestazione politica da lui ideata per protestare contro gli arresti e le purghe di migliaia di dissidenti all’indomani del tentato golpe del luglio 2016. Molti di loro non avevano nessun legame con i golpisti, ma erano semplicemente critici. La marcia di 450 km da Ankara a Istanbul, partecipata da centinaia di migliaia di persone in circa tre settimane, fu pacifica ma ricevette comunque attacchi da parte di militanti del partito del presidente e dei suoi alleati. Kilicdaroglu continuò imperterrito a marciare, invitando i suoi sostenitori a non rispondere alle provocazioni, cosa che gli valse anche all’estero il soprannome di ‘Gandhi turcò.

Kilicdaroglu ha lavorato negli scorsi anni soprattutto per spostare il Chp verso posizioni più socialdemocratiche e concilianti verso segmenti della società turca che la formazione politica aveva tradizionalmente ignorato, per non dire osteggiato, come i religiosi o la minoranza curda. In questo modo è riuscito a creare un’ampia alleanza di opposizione per fronteggiare Erdogan formata da forze molto diverse tra loro, tra cui partiti islamisti, e soprattutto a trovare il sostegno della principale formazione filocurda, lo Ysp, che ha chiesto ai suoi elettori di votare per Kilicdaroglu. Durante la campagna elettorale il leader dell’opposizione ha rotto un altro tabù parlando esplicitamente delle sue origini aleviti, una corrente minoritaria dell’Islam – non sunnita né sciita – presente in Turchia e regolarmente al centro di attacchi e discriminazioni. “Le nostre identità sono le risorse che ci rendono ciò che siamo”, ha detto Kilicdaroglu rivolgendosi ai giovani per convincerli a votare per lui, riuscendo negli ultimi giorni a scava

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