Aveva vinto le due cronometro e si era ripreso la maglia rosa. Remco Evenepoel sembrava avviato verso la conquista del Giro d’Italia 106. Il belga dopo il successo per un secondo nella Savignano sul Rubicone-Cesena è risultato positivo al Covid e ha dovuto lasciare la corsa rosa. È il sesto ciclista – compresi Filippo Ganna e Rigoberto Uran – costretto ad abbandonare per un tampone positivo.
Nonostante poco prima dell’inizio del Giro la federazione internazionale del ciclismo (Uci) avesse cancellato tutti i protocolli introdotti nel 2020. La “colpa” infatti non va ricercata nell’organizzazione, ma nelle squadre. I team, malgrado la scomparsa di ogni obbligo, hanno continuato a fare test antigenici per garantire la sicurezza al loro interno. Ed è stato proprio uno di questi a portare al ritiro Evenepoel. Il Giro perde così uno dei due ciclisti più attesi. E quello che finora aveva dominato la gara. Ora Primoz Roglic è solo e potrebbe sfruttare il vantaggio per conquistare la prima corsa rosa della carriera.
Lo sloveno, però, deve fare i conti con la coppia della Ineos: Tao Geoghegan Hart e Geraint Thomas nella prima settimana hanno dimostrato solidità. Entrambi hanno battuto Roglic a cronometro e sabato sono stati gli unici a rimanere con l’ex saltatore. Ecco, proprio la Terni-Fossombrone è stato l’unico squillo di un Giro d’Italia finora deludente. Il tatticismo l’ha fatta da padrone, a scapito dello spettacolo. La causa va ricercata nel maltempo e nel percorso più che nei corridori. In particolare, la Capua-Gran Sasso si è rivelata inadatta a fare selezione. La strada ampia, con pochi tornanti e il vento contro hanno inibito le pendenze arcigne degli ultimi sei chilometri. Attaccare era un azzardo, perché il rischio di rimbalzare indietro sarebbe stato troppo alto. Non a caso il gruppo ha chiuso la frazione compatto, con oltre 20 corridori arrivati con lo stesso tempo.
La prima settimana del Giro verrà ricordata solo per il ritiro di Evenepoel. L’abbandono del belga apre nuovi scenari. Thomas è il nuovo leader, il gallese ha solo 2” di margine su Roglic e 5” su il compagno di squadra Geoghegan Hart. Lo sloveno è il favorito d’obbligo e la Jumbo-Visma potrebbe prendere in mano la corsa. La formazione olandese è abituata a farlo e sa come si vince un Grande Giro. Lo stesso, però, si può dire della Ineos. In passato, quando si chiamavano team Sky, gli inglesi hanno monopolizzato il Tour de France dal 2012 al 2019, con la sola eccezione del 2014 (l’anno del trionfo di Vincenzo Nibali), e non hanno nulla da inviare ai calabroni. Sono i migliori due organici presenti al Giro 106. E proprio il fattore squadra potrebbe giocare un ruolo decisivo nella rincorsa alla maglia rosa. Occhio anche a Joao Almeida che è staccato di soli 22”. Il portoghese rimane un outsider, ma in questo primo scorcio di gara ha dimostrato di poter reggere il passo dei migliori.
I nodi verranno al pettine solamente nella 13esima tappa, la Borgofranco d’Ivrea-Crans Montana. La prima vera frazione di montagna del Giro, però, rischia già di subire una modifica. Per via del mancato sgombero della neve del governo svizzero la carovana potrebbe non affrontare il Colle del Gran San Bernardo. O meglio, non raggiungere la cima, ma passare all’interno del traforo che collega la Valle d’Aosta alla Svizzera. Il piano B deve ancora essere confermato da Rcs, la società che organizza la corsa rosa, ma è ormai quasi certo. I tecnici italiani e svizzeri lavorano senza sosta per liberare la strada dalla neve, ma è già pronto il piano alternativo con il passaggio attraverso il traforo. Il Giro perderebbe la sua Cima Coppi, che verrebbe spostata alle Tre Cime di Lavaredo, anch’esse a rischio per via della neve. Se la notizia venisse confermata la 13esima tappa perderebbe anche 7 chilometri di salita e 500 metri di dislivello. Ma rimarrebbe una frazione chiave, come la Seregno–Bergamo. Venerdì 19 e domenica 21 maggio non si saprà chi vincerà il Giro, ma almeno si comincerà a vedere un po’ di spettacolo.