Non è andato giù ai colleghi dello stesso Ateneo il digiuno intermittente proposto da Antonella Viola, biologa, che nel suo nuovo libro, “La via dell’equilibrio: scienza dell’invecchiamento e della longevità” dichiara che diverse sperimentazioni cliniche mostrano i grandi vantaggi che derivano da questa pratica. Che è osservata anche da suo marito, Marco Cattalini, che ha dichiarato di seguire il digiuno intermittente fin dal 2016, saltando la cena quasi ogni sera e consumando l’ultimo pasto verso le 15. A questo modello dietetico rispondono con un secco “no” gli specialisti di Pediatria dell’Azienda ospedaliera di Padova, e i medici docenti universitari dell’Ateneo della professoressa Viola, tra cui i professori Eugenio Baraldi, direttore del Dipartimento Salute Donna e Bambino, Liviana Da Dalt, a capo del Dipartimento didattico Salute Donna e Bambino, Michela Gatta, primario di Neuropsichiatria infantile e Giorgio Perilongo, direttore della Clinica Pediatrica. E con un documento pubblicato sulla rivista internazionale Frontiers in Pediatrics, sottolineano: “Tra le cose belle, vere, naturali, divertenti e solari della vita ci sono anche un’alimentazione sana e il mangiare insieme in famiglia”. Il gruppo di specialisti evidenzia un elemento riportato su un’importante rivista scientifica internazionale dove si rileva che il digiuno intermittente è risultato essere associato in modo scientificamente significativo, specie nelle giovani donne, a disturbi del comportamento alimentare.
Eppure, in diversi ambiti scientifici si sottolineano i benefici del digiuno intermittente. Soprattutto il fatto “che non mangiare di notte e mangiare poco di sera faccia bene alla salute sia noto fin dai tempi vedici (colazione da re, pranzo da signore e cena da povero). Ancora oggi, nei monasteri buddisti himalayani, si fa colazione, pranzo a mezzogiorno e poi si prende solo una tazza di tè arricchita con farina d’orzo e burro alle quattro del pomeriggio”, commenta per IlFattoQuotidiao.it Franco Berrino, epidemiologo di esperienza internazionale e già direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano. “Nel mondo occidentale, invece, si mangia troppo, spesso non si fa colazione, la cena è diventata il pasto principale e spesso la si fa troppo tardi”, continua Berrino. Tutte abitudini che “non vanno bene, perché fanno ingrassare e favoriscono la sindrome metabolica, il cosiddetto quartetto mortale: ipertensione, iperglicemia, dislipidemie (alterazioni della quantità di grassi nel sangue, in particolare trigliceridi e colesterolo, ndr), obesità addominale.
Dottor Berrino, che cosa sappiamo dei benefici di un modo diverso di distribuire i pasti durante la giornata?
“Più studi hanno mostrato che una colazione abbondante e una cena leggera prevengono la sindrome metabolica e l’associata ‘resistenza insulinica’ (l’insulina non riesce a far entrare il glucosio nelle cellule, per cui sale la glicemia e il pancreas produce sempre più insulina). La sindrome metabolica è associata a un maggior rischio di diabete, infarto, cancro, steatosi e cirrosi epatica, broncopatie croniche e anche malattie neurodegenerative. Sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che le persone in , a parità di calorie consumate, se fanno una colazione abbondante e una cena leggerissima riescono più facilmente a dimagrire. Le ragazze con ovaio policistico, se fanno una colazione abbondante e una cena leggerissima, migliorano i parametri di fertilità. Nelle donne operate per cancro al seno, più tempo passa fra l’ultimo pasto della giornata e la colazione successiva, meno ci sono recidive e metastasi”.
Quindi, saltando la cena?
“Sì. Concentrare il periodo in cui si mangia in 6-8 ore al giorno, per esempio fare colazione, pranzo e saltare la cena, migliora tutti i parametri metabolici. È il cosiddetto time restricted feeding, una forma di digiuno intermittente. Saltare invece la colazione non è altrettanto efficace. Altre forme di digiuno intermittente, come mangiare un giorno sì e uno no, oppure saltare pranzo e cena in due giorni non consecutivi nella settimana, sono meno pratiche, più difficili per chi lavora, e non è detto che siano più efficaci. Naturalmente è meglio mangiare cibo vero e non cibo spazzatura”.
Che dire poi della questione che saltare la cena fa perdere occasioni di convivialità familiare?
“Non si proporrà certo di saltare la cena a bambini e adolescenti (eccetto le ragazze con ovaio policistico) e alle persone molto magre! Ma per gli adulti sovrappeso è certo raccomandabile, e anche per gli anziani, perché più studi suggeriscono che il digiuno intermittente aiuti a prevenire le malattie neurodegenerative”.
Per quali motivi?
“Tutte le malattie neurodegenerative sono caratterizzate da depositi di proteine malfunzionanti nelle cellule nervose. Quando si digiuna si attiva una reazione chiamata autofagia, per cui le nostre cellule cerebrali riducono tutti i processi che consumano energia e smaltiscono organelli e depositi di proteine malfunzionanti che ostacolano la trasmissione degli impulsi nervosi. Purtroppo, oggi, nelle nostre società malate, il momento della cena è rimasto l’unico in cui si riunisce la famiglia e i genitori possono interagire con i figli. Meglio non rinunciare a questo momento. Si può sempre cenare con la famiglia e mangiare poco. Quando i figli sono ormai grandi e hanno la loro vita indipendente, però, è saggio che i genitori anziani mangino poco di sera o saltino la cena. Dormiranno meglio, si sveglieranno al mattino con un buon appetito per cominciare bene la giornata e ridurranno il rischio di malattie croniche”.
Ma il digiuno intermittente potrebbe favorire disturbi del comportamento alimentare?
“È stata espressa la preoccupazione che l’enfasi con cui sono stati pubblicizzati gli studi sul digiuno intermittente possa favorire, negli adolescenti, disturbi del comportamento alimentare, e sono stati citati alcuni studi che l’avrebbero dimostrato”.
E non è vero?
“In realtà si tratta di studi trasversali su adolescenti e giovani adulti in cui si è osservato che spesso chi ha disturbi alimentari pratica digiuni intermittenti, ma non è detto che i digiuni siano causa dei disturbi; più probabilmente è vero il contrario, cioè che chi ha disturbi alimentari pratica digiuni. Le cause dell’anoressia e della bulimia sono ben altre e sono da cercare nell’ambiente di vita contemporaneo caratterizzato da vita sedentaria, cibo spazzatura, disbiosi intestinale, neuroinfiammazione e stress cronico legato all’onnipresenza, sui mass media e sui social, di modelli estetici e di successo sociale con cui ci si sente obbligati a confrontarsi”.