La Turchia si trova a un punto di svolta e i versi di Tuğrul Tanyol ne incarnano appieno la voglia di cambiamento. Tanyol è una voce cosmopolita come la sua amata Istanbul, un fine poeta lirico e insieme un intellettuale apertamente critico del ventennio che ha visto Erdoğan al potere. Le prime due poesie sono nate durante le proteste di Gezi Park del 2013, le altre due sono tratte dall’ultima raccolta, Gidilmemiş Bir Yol (Una strada non percorsa, 2021) – N.V.

Lo specchio ti rigetta

Come puoi guardarti allo specchio
lo specchio ti rigetta
non te ne accorgi
ma la Turchia ti rigetta.

Il bambino per strada
il neonato nella culla
la donna in attesa dell’uomo
l’uomo che ha nostalgia della donna
li hai uccisi tutti tu.
Ethem,
Ali Ismail,
Berkin nei suoi quindici anni

forse non avrai impugnato un’arma
ma li hai colpiti con le tue parole
i tuoi occhi
la tua presenza…
lo specchio ti rigetta
il vuoto che si stende dagli occhi alla mente
risuona nel tuo cranio:
sono un traditore
traditore
traditore…

il tuo specchio esplode di ribrezzo
quindi un uccello
disegna nell’aria un cielo azzurro

Gezi Park

il ramo dell’albero
malgrado tutto
si distende nel cielo
come a prendere nelle mani
la prima luce
è per questo
che l’uomo oscuro non ama il verde
il corpo dell’albero ti chiama
corri a stringerlo, vedrai
è come stringere l’amata,
le radici
ti mostrano il passato

osservi il bosco da lontano
nell’incerto raggiungere
quella linea verdissima:
parchi, giardini,
vicoli della città
gli alberi amano vivere con gli uomini
gli uomini no

gravità! tieni i piedi ben saldi
gli alberi hanno scoperto da tempo
il luogo che tu cerchi ancora

canto del rivoluzionario

gli ho mostrato il ruscello
gli ho detto va’
lì dove puoi
prendi con te questo addio
infilalo in borsa
ricorda me
non la mia immagine

non t’inganni il vento del nord
è delirio e ci illude facilmente
se hai raggiunto un luogo rischiarato
apri la borsa e guarda: addio
ricorda me
non la mia immagine

tante volte le impronte lontane svaniscono
poi lentamente tornano a te
quando le stelle si spengono
nell’istante in cui il fiume s’arresta
quando qualcuno chiede di me
apri la borsa e mostra: addio
racconta loro di me
non della mia immagine

se in queste vaste terre un giorno
il sangue che scorre dai polsi si sarà fermato
le lacrime si saranno cancellate
i tiranni saranno caduti
guarda per l’ultima volta la mia immagine
e bruciala: addio
le vie che non abbiamo potuto percorrere insieme
abbandonale al vento

invito alla libertà

dentro me il fresco di una foresta
mi par di essere nello spazio immenso
dove il verde si fonde alla libertà

lontano, molto lontano
il desiderio dell’isola di prendere il largo
la gioia dell’acqua nei palmi
ricorda lo stupore del selvaggio
che per la prima volta sbuca a riva dalla foresta
lì paiono cadute
tutte le stelle del firmamento

osservo
l’oceano che ondeggia nei miei palmi
osservo
i soli sciogliersi e sparire
il gemito del vento
nelle nuvole di polvere
che le stelle
riflettono nei miei occhi
il mio corpo sprofonda nella terra

da questa spiaggia
vedo segni
che si stendono nel vuoto
e vaghi scheletri di vaporetti lontani
sento allungarsi i miei capelli

col pennino delle mie unghie
scrivo il mio nome
scrivo lì il mio nome
lo scrivo col desiderio dell’isola di prendere il largo
ne traccio gli atlanti
sulla pelle
di quella pelle mi ammanto

sono io a portare la voce del vento
busso alle porte sulla vostra fronte
tac tac tac
dalla porta aperta scorro in voi
come un mare
e vi parlo

sono il poeta, io!
bugiardo, canzonatore
un salvatore forse, forse un profeta
ascoltate la mia storia
al di là del monte c’è ancora una speranza
siate i benvenuti nella mia storia, nella mia isola
uscite dalle case, uscite da voi stessi
andate a ritrovare la libertà

Tuğrul Tanyol (Istanbul, 1953) è docente di sociologia all’Università Yeditepe di Istanbul (Turchia). Comincia a scrivere nel 1971 ma la sua prima raccolta, Tenete il giorno per le mani, appare nel 1983. In quarant’anni di carriera ha pubblicato undici raccolte di poesia e cinque raccolte di saggi. Nella poesia Lo specchio ti rigetta si citano tre vittime della violenta repressione delle proteste di Gezi Park del 2013: Ethem [Sarısülük], Ali Ismail [Korkmaz], e Berkin [Elvan]. Secondo il poeta Giuseppe Conte, leggere Tanyol «è compiere una esperienza di confine, fra la tradizione occidentale e quella ottomana e orientale»; nei suoi versi è presente «un lirismo acceso, metaforico, visionario». Un’ampia antologia dei suoi versi è stata pubblicata in italiano con il titolo Il vino dei giorni a venire (trad. e cura di Nicola Verderame, Ladolfi, 2016).

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