Tutti sanno che la Juventus avrà una nuova penalizzazione: Il Fatto lo aveva anticipato da settimane, e adesso la lettura delle motivazioni del Collegio di garanzia ha confermato quell’interpretazione. Tutti ipotizzano anche (ma su questo noi abbiamo meno certezze) che in appello riceverà un piccolo sconto, in ragione dello scorporo della posizione dei dirigenti minori, magari tornando al famoso -9 che aveva chiesto inizialmente la Procura. Tutti scommettono quindi che la Juve non giocherà la prossima Champions League, pur essendo ormai a tre punti dalla qualificazione matematica sul campo. I tre assunti, però, rischiano di contraddirsi: con i risultati delle ultime giornate, i giudici sono praticamente “costretti” a ridarle il -15, altrimenti c’è la possibilità concreta che i bianconeri si qualifichino ugualmente all’Europa.
Il caso giudiziario della Juventus sta diventando un paradosso. E Milan, Roma e Atalanta – con le loro prestazioni disastrose delle ultime settimane – stanno mettendo in difficoltà la corte federale, come se non avesse già abbastanza pressione. Eppure lunedì scorso la vicenda sembrava ormai chiarita: con la nuova stangata in arrivo per le plusvalenze e la Juve sprofondata in classifica, Inter e Lazio sarebbero quasi certe del pass, mentre Milan, Roma e Atalanta si giocherebbero il quinto posto valido per la Champions. In teoria. Ma facciamoci due conti, sicuramente se li starà facendo Allegri, e pure i giudici in Federazione.
Oggi la Juventus è seconda, a quota 69 punti: +8 sul Milan quinto, addirittura +10 e +11 su Roma e Atalanta, con inerzia tutta a favore. I rossoneri di Pioli sono nel tunnel del derby di Champions, da cui non si sa se e come usciranno. Mourinho ha dichiaratamente smesso di giocare in campionato per puntare tutto sull’Europa League. Quanto ai bergamaschi, sono emersi i limiti di una rosa che può più ragionevolmente puntare all’Europa che alla Champions League. Questo significa che la situazione prospettata poche settimane fa – quando sembrava bastassero 5-6 punti per far scivolare i bianconeri fuori dalle coppe – si è ribaltata. Anche perché ci si mette pure il destino, cioè il calendario, che sa essere beffardo quando vuole: alla penultima giornata c’è Juve-Milan. Se si tornasse al -9 in classifica – lo scenario più pronosticato alla vigilia – i bianconeri potrebbero riscavalcare il Milan giusto cinque giorni dopo la penalizzazione e qualificarsi in Champions. Nemmeno col -12 la squadra di Allegri sarebbe fuori dai giochi, visto che all’ultima il Milan affronta il Verona in lotta per la salvezza. Insomma, solo col -15 (o giù di lì) i giudici sarebbero certi di penalizzare davvero la Juve.
Siamo di fronte ad un bel dilemma. Da una parte la giustizia federale non può permettersi di comminare una sanzione che si riveli ininfluente dopo l’ambaradan degli ultimi mesi (sarebbe l’epilogo finale di questa farsa), e la stessa afflittività prevista dal codice richiede un effetto concreto sulla classifica. Dall’altra, però, la pena dev’essere pure ragionevole, e ripresentarsi al Collegio di garanzia con la stessa sentenza dopo lo stralcio di alcuni capi di imputazione (invero minimi, perché relativi ai semplici consiglieri, le accuse gravi sono confermate) alimenterebbe le polemiche. Una soluzione sarebbe spostare la pena al prossimo campionato, come in fondo piacerebbe proprio alla Juve, ma riscuote poco successo. Sempre che, in attesa del secondo processo per la manovra stipendi (difficile si concluda entro giugno), alla fine non tocchi alla Uefa estromettere la Juve dalle coppe, anche se la sensazione è che Ceferin preferirebbe ci pensasse la giustizia italiana sporcarsi le mani (così poi ci sarebbe il rischio per l’Italia di perdere una squadra in Europa).
La questione imporrà probabilmente una riflessione complessiva. Si torna al discorso che forse le sanzioni dovrebbero essere comminate solo a bocce ferme, specie se le accuse non riguardano la stagione in corso, come suggerito dal ministro Abodi, che sull’argomento ha parlato troppo e spesso a sproposito ma su questo punto ha ragione. Ma la verità è che in situazioni del genere non esiste il bene, ma solo il meno peggio. Non resta che confidare nel buon senso dei giudici, che sappiano fare la scelta migliore per la Juventus e per il calcio italiano. E un’amara consolazione: quel -15 tanto criticato perché non sorretto da una quantificazione precisa, vero tallone d’Achille della sentenza Figc, col senno di poi era davvero la pena più “giusta”.