Il derby di Milano di Champions è il derby dei debiti, soprattutto generati dalla parte nerazzurra: 788,20 milioni di euro registrati dall’Inter con il bilancio 2021-22, contro i 136 del Milan. Al tifoso medio però il discorso debiti interessa poco. O meglio, solo riguardo a due ambiti: i debiti contratti dalle squadre rivali oppure, se proprio bisogna guardare in casa propria, l’influenza esercitata da tali passività sul mercato del club. Partendo da quest’ultimo punto, quanto inciderà economicamente il raggiungimento della finale di Champions per una delle due milanesi sulle operazioni in entrata della prossima estate? Ilfattoquotidiano.it ha provato ad abbozzare una risposta, premettendo che si tratta di una stima, non essendo ovviamente disponibili i dati sui ricavi complessivi della stagione in corso, né potendo calcolare i vari bonus (come ad esempio il bonus Champions) destinati a incrementare il monte stipendi complessivo.
Il punto di partenza è il valore della finale di Champions. Secondo i criteri di ripartizione dei premi Uefa, l’accesso al match conclusivo porterà nelle casse del club 15.5 milioni, destinati a diventare 20 in caso di vittoria. A oggi il Milan ha incassato 85.45 milioni di euro dalla propria campagna europea, contro gli 82.59 dell’Inter. A parità infatti di bonus partecipazione, bonus risultati e accesso alle varie fasi a eliminazione diretta, i rossoneri incassano meno dei nerazzurri (14.79 mln contro 15.93) dal ranking decennale in virtù della posizione più bassa in graduatoria (27esima contro 26esima), ma la compensano con un market pool più alto di 2 milioni in quanto campioni d’Italia, e con una minore sanzione causata dal mancato rispetto dei parametri del fair play finanziario (2 milioni contro 4). Quindi se per il Milan l’eventuale finale significherebbe sfondare i 100 milioni di euro di ricavi, per l’Inter tale ipotesi potrà concretizzarsi solo in caso di vittoria.
La squadra di Simone Inzaghi è la principale indiziata per un viaggio a Istanbul il prossimo giugno. Tuttavia la situazione debitoria non consente ampi margine di manovra sul mercato senza una cessione pesante. Rispetto al Milan, l’Inter ha un payroll – ovvero la somma tra gli stipendi annuali al lordo e il costo di ammortamento del cartellino dei giocatori – più alto di oltre 70 milioni, che si “mangia” circa l’89% dei ricavi caratteristici. In poche parole, per ogni euro guadagnato, 89 centesimi servono a coprire il costo dei giocatori. Grazie ai ricavi Uefa e agli incassi dal botteghino per le gare casalinghe contro Benfica e Milan, l’Inter incasserebbe circa 60 milioni in più rispetto alla passata stagione, che non potrebbero però bilanciare gli oltre 100 milioni di plusvalenze registrate nell’ultimo bilancio, chiuso comunque con un passivo di 140 milioni. Anche perché, vista la situazione debitoria dell’Inter, una parte dei ricavi complessivi della Champions verrà utilizzata per tamponare l’emorragia. Senza quindi una cessione importante, il tesoretto a disposizione di Marotta appare piuttosto ristretto. La cessione di un giocatore quale Brozovic o Dumfries garantirebbe quei 30-40 milioni in più utili a permettere un margine di manovra maggiore.
La partenza di Skriniar alleggerirà il payroll dell’Inter di oltre 11 milioni, utile per calmierare i costi che il club deve necessariamente diminuire in vista del 2025, quando entreranno in vigore le nuove regole sul FFP che imporranno al 70% delle entrate totali il limite massimo delle spese per stipendi, trasferimenti e commissioni. Il problema dell’Inter, rispetto al Milan che da tempo ha intrapreso un percorso di risanamento dei conti introducendo parametri stringenti quali il tetto di 9.9 milioni di costo annuo per giocatore (stipendio + ammortamento cartellino), riguarda il costo elevato di tanti, troppi giocatori. Due top players rossoneri quali Leao e Theo Hernandez costano rispettivamente 8.12 e 7.96 milioni all’anno (bonus esclusi), mentre i nerazzurri pagano molto più giocatori non fondamentali nell’economia della squadra quali Correa (13.97 milioni) e Gosens (10.12), ai quali vanno sommati gli altri big che superano il muro dei 10 milioni di euro di costo annuo: Lukaku (19.1), Barella (14.34), Lautaro Martinez (12.55), Brozovic (11.10). Di poco sotto Dzeko e Calhanoglu (9.25), con buona pace di scrive che l’Inter ha battuto il Milan nella semifinale di andata con giocatori costati zero, e che invece incidono a bilancio quasi il doppio di Giroud e un terzo in più di Maignan.
La situazione del Milan è nettamente migliore, con l’incremento dei ricavi di Champions rispetto alla passata stagione (45 milioni, più una trentina scarsa dal botteghino per le partite casalinghe contro Tottenham, Napoli e Inter) che garantirebbe ai rossoneri di avvicinarsi al pareggio di bilancio, dopo aver chiuso l’esercizio precedente con un rosso di 66 milioni. Un Milan in finale significherebbe un tesoretto oscillante tra i 70 e i 90 milioni da investire sul mercato, raggiungibile con un piccolo ma significativo lavoro di sfoltimento di contratti in scadenza (Ibrahimovic) e prestiti (Dest, Bakayoko), e senza cessioni particolarmente dolorose. Il grosso rischio però la squadra di Stefano Pioli lo corre se rimanesse fuori dalla Champions, visto che un’ipotetica cavalcata fino alla finale di Europa League significherebbe ricavi per circa 20-25 milioni, con un mancato introito rispetto alla Champions di 50-60 milioni. Una situazione quasi paradossale: senza la vittoria della Champions, al Milan sarebbe quasi convenuto mandare in campo la squadra B nei quarti contro il Napoli per risparmiare le energie in vista della volata finale in campionato per un posto tra le prime quattro.