I bambini italiani del Sud sanno leggere tre volte meno di quelli del Nord. Può sembrare assurdo un divario di tale entità ma a rivelarlo è l’indagine “Iea Pirls 2021 sui risultati in lettura degli studenti di quarta elementare. La ricerca, presentata stamattina, è condotta in oltre cinquanta Paesi del mondo, ogni cinque anni da due decenni. Quest’anno nel nostro Paese sono stati coinvolti 7.419 ragazzi, 5.152 genitori e 442 docenti, attraverso una prova in digitale. Il dato positivo è che in Italia, gli studenti di quarta primaria ottengono un punteggio medio pari a 537 punti, un risultato superiore a quello medio internazionale di tutti i Paesi partecipanti e superiore a quello medio dei Paesi europei.

Ma andando a leggere tra le righe del rapporto si scopre che i nostri ragazzi hanno ottenuto nel 2021 un risultato medio significativamente inferiore di undici punti rispetto a quello rilevato cinque anni prima riportando i numeri nuovamente in linea con quelli di venti e dieci anni fa. Anziché migliorare stiamo facendo passi indietro clamorosi. Non solo. Ciò che balza all’occhio a chi osserva con attenzione il rapporto è che all’analisi dei risultati per area geografica, emerge che il divario tra Nord Ovest che consegue il risultato migliore e Sud Isole è oggi triplicato: 36 punti nel 2021 rispetto a 12 punti nel 2006.

La situazione tra l’altro non è rosea nemmeno nel Settentrione perché nonostante abbia la maglia rosa rispetto al Meridione, le regioni del Nord Ovest e del Nord Est risultano le uniche ad aver registrato un calo statisticamente significativo del punteggio medio in Pirls 2021 rispetto al 2016, rispettivamente di -11 e -15 punti sulla scala di lettura. A marcare questi risultati è ciò che da anni viene denunciato da più parti, dalla Chiesa, dal Terzo Settore ovvero la mancanza dell’ascensore sociale: “Un elevato indice socioeconomico e culturale – cita la ricerca – è associato a un migliore rendimento degli studenti in lettura sia in Italia sia nelle singole aree geografiche; gli studenti i cui genitori hanno coinvolto più spesso i figli in attività prescolastiche ottengono risultati migliori rispetto ai ragazzi i cui genitori li hanno coinvolti qualche volta. Tale risultato è statisticamente significativo sia per l’Italia sia per le cinque aree geografiche”.

Non solo: gli studenti che frequentano scuole dove c’è una maggioranza di compagni provenienti da famiglie benestanti hanno in media punteggi di lettura più alti rispetto a quelli che vanno in istituti dove c’è una maggioranza di allievi che hanno genitori economicamente svantaggiati. A dar ragione ai detrattori del 2.0 c’è anche un’altra osservazione fatta da “Iea Pirls 2021”: gli studenti che non usano i dispositivi digitali per attività scolastiche ottengono risultati migliori in lettura, sia in Italia che in altre parti del mondo. Un’ultima questione: in Italia, il vantaggio in lettura delle femmine rispetto ai maschi risulta significativo, sebbene la differenza (+ 7 punti) sia tra le più contenute che emergono dal confronto internazionale.

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