Via libera da parte dell’Aula della Camera al decreto legge sul Ponte dello Stretto. I voti a favore sono stati 182, i no 93, 1 astenuto. Il testo passa ora all’esame del Senato. Nel primo voto che definisce l’assetto della società Stretto di Messina Spa e che riavvia le attività di programmazione e progettazione il governo aveva posto la fiducia che era passata con 206 sì, i no 124, gli astenuti 5. Poi l’Aula ha esaminato i 59 ordini del giorno presentati, quindi si è espressa col voto finale sul decreto.
“Non posso che esprimere grande soddisfazione. Il Ponte di Messina è fondamentale e strategico, collegherà la Sicilia con il resto dell’Europa. Andiamo spediti verso i lavori nel 2024”, esulta il sottosegretario Alessandro Morelli, arrivando a sostenere che l’opera “creerà 100 mila posti di lavoro e permetterà a 5 milioni di abitanti siciliani di avvicinarsi in maniera reale al resto del continente, dando all’Europa la piattaforma logistica naturale migliore verso Suez e l’Africa”.
Il decreto definisce i nuovi “assetto societario e governance” della Stretto di Messina spa, la società nata nel lontano 1981 per realizzare e gestire il ponte, liquidata per legge dal governo Conte II e riattivata dall’esecutivo Meloni con l’ultima legge di bilancio. Il dl prevede che oltre agli attuali azionisti – Rfi, Anas e le Regioni Sicilia e Calabria – alla concessionaria partecipi “in misura non inferiore al 51% il ministero dell’Economia e delle finanze, che esercita i diritti dell’azionista d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, al quale ultimo sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione”. La gestione della pratica, quindi, è affidata in toto a Matteo Salvini, che secondo il decreto può proporre “la nomina di un commissario straordinario” al quale “sono attribuiti, in via sostitutiva, tutti i compiti conferiti alla società concessionaria relativi alle procedure di affidamento e alla realizzazione dell’opera”. Il Consiglio d’amministrazione, prevede ancora il dl, è “composto da cinque membri, di cui due designati dal ministero dell’economia e delle finanze d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che ricoprono rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia” e uno d’intesa da Rfi e Anas. La concessione, si legge all’articolo 2, avrà “una durata di trent’anni decorrenti dall’entrata in esercizio dell’opera”.