Il petrolio russo continua a scorrere a fiumi. In aprile le esportazioni di greggio hanno raggiunto il livello più alto dall’inizio della guerra in Ucraina toccando gli 8,3 milioni di barili al giorno, ossia 50mila in più di marzo. Otto barili su dieci se ne vanno in Cina ed India i due mercati che hanno rimpiazzato i clienti europei che lo scorso febbraio contro il petrolio di Mosca hanno avviato un embargo a cui si affianca un price cap di 60 dollari al barile per qualsiasi commercio di greggio russo. Un tetto al prezzo che può essere imposto grazie al fatto che i carichi vengono quasi sempre assicurati da compagnie occidentali e senza questa pratica spedire è quasi impossibile. Secondo alcuni osservatori il petrolio russo continua ad arrivare in Europa grazie a flotte fantasma (navi registrate in altri paesi e formalmente non russe) e triangolazioni dei carichi che vengono mandati in altri paesi e qui mischiati con il greggio di altri paesi. L’India inoltre sta raffinando moltissimo petrolio russo per poi vendere i prodotti ottenuti all’Europa che non li acquista più direttamente da Mosca ma che così li paga di più.

Queste dinamiche non sono necessariamente in contrasto con la logica delle sanzioni che non è tanto quello di ridurre la quantità di greggio russo sul mercato (cosa che avrebbe forti impatti sui prezzi visto che la Russia è il secondo esportatore al mondo dopo l’Arabia Saudita) ma di ridurre il prezzo a cui viene venduto riducendo gli incassi di Mosca. Il fatto che a raffinare il greggio sia l’India, ad esempio, sposta nel paese asiatico parte dei margini della raffinazione. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia i ricavi di aprile 2023 sono stati inferiori del 27% rispetto allo stesso mese di un anno fa nonostante i volumi in salita. Ma questo dipende anche dal calo delle quotazioni sui mercati internazionali con il brent sceso del 31% negli ultimi 12 mesi. Senza dubbio però i dati riflettono anche il successo del Cremlino nel trovare nuovi mercati dove vendere sopra al price cap e metodi di spedizione che sfuggono ai controlli. Tra l’altro studi recenti hanno mostrato come lo sconto a cui vengono venduti i barili provenienti dalla Russia sia inferiore a quanto sperato.

Ieri il rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell ha affermato che l’Europa dovrebbe agire per frenare gli acquisti di benzina e gasolio raffinati in India usando petrolio russo. “Si tratta certamente di un modo per aggirare le sanzioni e gli Stati Ue dovrebbero intervenire “, ha commentato. Tecnicamente il procedimento è legale ma nelle prossime misure che approverà Bruxelles potrebbero essere inserite regole per limitare questa pratica. Oggi Borrell incontrerà il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, per parlare anche di questa situazione.

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