“Insieme alle europee? No, ho già dato…”. Martedì Carlo Calenda ha chiuso così alla possibilità di una reunion di Azione e Italia Viva al prossimo appuntamento elettorale. E i renziani hanno intenzione di chiedere un chiarimento. Partendo innanzitutto dai gruppi parlamentari ancora uniti nonostante la rottura del progetto del partito unico. La presidente dei senatori Raffaella Paita ha convocato per sabato pomeriggio una riunione on line e la richiesta per un analogo confronto è stata avanzata dai renziani al capogruppo alla Camera, Matteo Richetti.

Sul tavolo c’è anche la stessa tenuta dei gruppi. Le ultime mosse di Renzi hanno infatti reso concreta la possibilità che le strade si dividano anche a livello parlamentare. Con l’arrivo del senatore Enrico Borghi dal Pd, Italia Viva ha i numeri necessari per il gruppo autonomo a Palazzo Madama. Se questa fosse la scelta, Calenda dovrebbe passare al Misto non avendo senatori sufficienti per formare un suo gruppo. Alla Camera il passaggio di Naike Gruppioni da Azione ha rafforzato la compagine renziana che potrebbe avanzare la richiesta di una deroga per formare un nuovo gruppo parlamentare.

“Renzi, mentre io stavo in giro per le elezioni amministrative per cercare di prendere voti per liste dove c’erano pure i suoi, è andato da una parlamentare di Azione, peraltro manco iscritta ad Azione, e l’ha convinta a passare con lui. Uno che fa una cosa del genere poi ti chiede di andare alle europee insieme?”, ha spiegato Calenda parlando dell’addio di Gruppioni. “Io mi attribuisco l’errore, Renzi ha fatto Renzi. Io mi sono fidato quando mi ha detto ‘guarda guadagno 2,5 milioni con gli arabi, faccio un passo indietro, ti aiuto’. C’ho creduto, speravo di riuscire a farlo. Ho sbagliato”, ha aggiunto.

Quella di una rottura del gruppo in Parlamento sarebbe la mossa finale di Renzi che, dopo aver giocato di sponda con Calenda per superare la soglia di sbarramento, offrendo a sua volta il simbolo che ha permesso all’ex ministro dello Sviluppo Economico di non dover raccogliere le firme necessarie in tempi rapidissimi, finirebbe per sganciarsi del tutto relegando l’ex alleato in un angolo, privandolo perfino del nome del proprio partito durante i lavori i lavori parlamentari. Mentre nel frattempo i quadri di Azione si svuotano. L’ultimo addio è stato quello del segretario regionale del Piemonte Gianluca Susta, che ha annunciato la rinuncia all’incarico per diversità di vedute da Calenda proprio nella “linea di rottura” da Italia Viva.

Insieme a Gruppioni era passata con Renzi anche Giulia Pigoni, consigliere regionale di Sassuolo. Entrambe elette con Azione. “Se in tanti vogliono andar via dal partito qualcuno dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda…”, aveva detto l’ex presidente del Consiglio annunciando il passaggio della deputata e della consigliera. Il clima nel fantomatico Terzo Polo, insomma, peggiora. Eppure, almeno a parole, Renzi continua a negare di voler strappare sui gruppi in Parlamento: “Per noi non c’è alcun motivo per dividerci – osserva – C’è stata una frattura e le persone stanno decidendo, in piena libertà, se stare con chi la frattura l’ha creata o con chi l’ha subita. Ed è normale. Chi semina vento raccoglie tempesta”. Il termometro della situazione è tutto nelle parole di Maria Stella Gelmini, che ha definito quello di Renzi un “grave atto di ostilità che allontana prospettive future”. Una replica alla quale ha risposto proprio Paita: “Se le distanze sono abissali, ne prenderemo atto nelle sedi istituzionali”. Poi è arrivata la convocazione nella quale si discuterà dei gruppi parlamentari. La rottura, al di là dei tempi, sembra inevitabile.

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