Erminia parla dell’assistenza a sua suocera inferma prestata da anni insieme al marito “con tutta la difficoltà, oltre al coinvolgimento sentimentale, ai sensi di colpa per non riuscire a fare quello che sempre di più viene richiesto dalle condizioni in peggioramento”. Giovanna, che si definisce “giovane settantenne“, è la figlia unica che ha sbattuto contro il vuoto assistenziale di “quando ci si ritrova all’improvviso a dover far fronte all’assistenza di infermi a seguito di un peggioramenti“. Essendo figlia unica di madre ultranovantenne, se ne è “sobbarcata prima l’assistenza a casa per diversi anni e poi tutto l’iter per il ricovero” e oggi aggiunge “quanto manca per la retta alla sua pensione più accompagnatoria”. Mario invece sta lottando per avere aiuto dalla Regione e dallo Stato: “Dovessimo farci carico integralmente dei costi di assistenza di mio padre – racconta – significherebbe di fatto dover spendere almeno 2500/3000 euro mensili che la situazione finanziaria di mio padre non consentirebbe e che graverebbero su di me, su mio figlio, sulla mia famiglia, rendendoci la vita impossibile”.

Trasudano tutte angoscia, senso di abbandono e di inadeguatezza, oltre a una forte preoccupazione economica, con relativa insonnia perenne, le testimonianze che ilfattoquotidiano.it ha ricevuto e sta ricevendo da molte settimane all’indirizzo mail redazioneweb@ilfattoquotidiano.it dai familiari di anziani non autosufficienti preoccupati per la riforma dell’assistenza in gestazione sotto il cappello delle deleghe attribuite al governo con il Ddl Anziani approvato a marzo. Una persona non autosufficiente, va ricordato, ha per definizione bisogno dell’aiuto di almeno un’altra persona per svolgere buona parte delle funzioni essenziali della vita quotidiana. Questo significa assistenza per lavarsi, vestirsi, mangiare, andare in bagno, camminare, spostarsi, prendere le medicine e non poter essere mai lasciati soli.

Naturale che le modifiche normative preoccupino le famiglie che sono già allo stremo. Federico è pragmatico e propone “una soluzione: non costruire altri “carrozzoni”, ma dare spazio a chi non solo sa, ma sa anche fare”. Giovanni è più lapidario: “Proporrei un Ddl per dimezzare 2 volte gli stipendi e cancellare i vitalizi per i politici che vanno contro l’assistenza agli anziani”.

Se volete raccontare la vostra esperienza, scrivete all’indirizzo redazioneweb@ilfattoquotidiano.it, indicando Anziani nell’oggetto della mail.

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“Sembra tutto un limbo in cui non si capisce se se ne ha diritto oppure no” – Sono la nuora di un’anziana di 92 anni invalida 100%, allettata e assistita al domicilio. Ormai sono anni che io e mio marito in prima persona la assistiamo durante i vari gradi di peggioramento, con tutte la difficoltà oltre al coinvolgimento sentimentale, ai sensi di colpa per non riuscire a fare quello che sempre di più viene richiesto dalle condizioni in peggioramento, incontriamo difficoltà a trovare personale da assumere in convivenza che si prenda anche solo piccole responsabilità, difficoltà a poter continuare ad andare al lavoro, e non per ultime le difficoltà economiche.

Mia suocera percepisce la pensione di reversibilità di € 700,00, l’indennità di accompagnamento € 520,00 ed un piccolo contributo dal comune di € 350,00 tot. 1.570,00. Lo stipendio di una badante dal lunedì al sabato mattina costa di base con i contributi circa 1.550,00 al mese e siamo già a fine disponibilità, aggiungiamo poi assistenza per il week-end, spesa alimentare per assistita e badante, bollette e spese condominiali… siamo abbondantemente fuori dalle disponibilità.

Ci siamo rivolti per curiosità ad una Rsa, ci hanno chiesto per le condizioni in cui versa mia suocera € 105,00 al giorno x 31 giorni = € 3.255… perchè dicono “forse” ma non è sicuro arriverà la convenzione con SSN, sembra dipenda dall’ISEE, sembra tutto un limbo in cui non si capisce se se ne ha diritto oppure no o se vengono chiamati in causa i figli con il loro ISEE, se ti chiedono di vendere la casa…insomma ci troviamo in un incubo pazzesco in cui ci stiamo rimettendo la salute, la stabilità della famiglia e la qualità dell’assistenza.
Grazie per avermi dato la possibilità di questo sfogo.

[lettera firmata]

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Non costruire altri “carrozzoni”, ma dare spazio a chi non solo sa, ma sa anche fare – Considero emblematico il Progetto Pronto Badante fra Comune di Firenze, Regione Toscana, Consorzio COS (Coordinamento Operativo di Soccorso), che fornisce esaustive informazioni su tutte le figure – pubbliche e private – che operano nel settore. L’informazione quindi che individua tutti coloro “che fanno”. Peccato che tali figure siano alcune decine, tutte più o meno collaudate e rinomate: ciascuna funziona, ma per conto suo e capire chi fa cosa e come utilizzarla è l’arduo compito del Progetto di cui sopra. Ma meno male che c’è. Un altro esempio: richiedo la visita medica per ottenere l’indennità di accompagnamento per un mio congiunto. Fornisco numero di cellulare, indirizzi mail e pec. La convocazione mi arriva per posta ordinaria, ma dopo tre giorni da quello fissato per la visita. L’ufficio competente è aperto due ore al giorno, due giorni la settimana; il telefono è sempre occupato. Mi ci reco di persona: un essere umano gentile ed efficiente, cerca la pratica, la trova e mi fissa un nuovo appuntamento per qualche giorno dopo. Meno male che c’è. Una soluzione: non costruire altri “carrozzoni”, ma dare spazio a chi non solo sa, ma sa anche fare.
Un anziano speranzoso

[lettera firmata]

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“Dopo 3 anni e 40mila euro di risparmi, ho gettato la spugna” – Sono un caregiver che dopo tre anni di convivenza con una persona con Alzheimer ha gettato la spugna. La signora viveva da sola con una badante cinque ore al giorno fino ad un ricovero ospedaliero per un infarto da cui è uscita guarita per il cuore ma totalmente persa per la mente. Per calmare la sua ansia le hanno fatto dosi massicce di psicofarmaci che hanno accelerato in modo impressionante il suo declino cognitivo. L’abbiamo portata a vivere con noi e in tre anni abbiamo regolarmente assunto 7 badanti. Se ne sono andati 40.000 euro di risparmi. Abbiamo ottenuto con grande fatica un contributo regionale. La prima domanda fatta a febbraio 2020… ci è stato detto che sarebbe stata esaminata a gennaio 2021 e avrebbero valutato la disponibilità di fondi. L’erogazione del contributo sempre in ritardo… e ora ancora siamo ancora in attesa del saldo di novembre e dicembre 2022. È stata inserita in una struttura a fine dicembre, ma dal primo gennaio la struttura è stata declassata dalla regione, per loro meno soldi dalla convenzione, per noi soldi in più da pagare per meno assistenza. Con più fondi avremmo potuto provare ad andare avanti a casa, con due badanti. Documenti da produrre periodicamente, visite, burocrazia ridondante e il senso di lotta per aver riconosciuti i nostri diritti di contribuenti…
I soldi non ci sono perchè non vengono stanziati. Senza corruzione economica e etica tutto potrebbe funzionare.

[lettera firmata]

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“Nelle Rsa stanno morendo di solitudine e di abbandono nel silenzio delle istituzioni” – Desidero condividere il mio racconto e la mia testimonianza come figlia di mamma 94enne ricoverata presso una Rsa in provincia di Verona. Sono stati 3 anni devastanti, di indescrivibile dolore e ritengo grave e vergognoso che i nostri anziani siano stati privati dell’affetto dei propri familiari, ma ancor più grave che nessun politico abbia avuto a cuore e sia stato capace di porre in essere interventi concreti per migliorare la vita dentro le Rsa. Tante le cose che sono successe ma quello che non perdonerò mai è quello che la mia famiglia ha subito e in particolare mio fratello. Nel mese di maggio 2021 è partito dalla Toscana dove abitava per far visita alla mamma a Verona che per chiusure delle strutture e per distanza non vedeva da parecchio. Giunti in casa di riposo ci è stata negata la visita, che era attraverso il vetro, perché non era stato richiesto l’appuntamento. Faccio presente al personale la situazione della lontananza ma ribadiva che era necessario l’appuntamento. Faccio presente che bastava alzare la tendina del vetro e la mamma era proprio li dietro. Quindi, senza riuscire a vedere la mamma, mio fratello è ripartito per la Toscana, dove abitava. Dopo 2 mesi mio fratello è morto. La mamma non la più visto è ancora oggi, che è ancora molto vigile, lo piange per non averlo più potuto vedere. Lascio a voi immaginare la situazione di dolore. Stanno morendo di solitudine e di abbandono nel SILENZIO DELLE ISTITUZIONI.

[lettera firmata]

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“Farebbero prima a dire che gli anziani devono morire appena diventano un peso” – Mi occupo di mia madre non autosufficiente ormai da 5 anni e prima di lei mi sono occupata di mio padre per 10 anni (ora non c’è più) e contestualmente dei miei nipoti in età infantile per sopperire alla mancanza totale di servizi. Comunque è passata.
Oggi sono alle prese con l’assistenza a mia madre che non può rimanere sola e l’unico aiuto concreto è quello di una badante che mi consente di andare a lavorare (mio unico momento di vita sociale) e mantenermi. Pomeriggi, sabati e domeniche faccio io da badante. Non sono contraria alla soppressione dell’assegno di accompagnamento, ma a ciò che vogliono propinare alle famiglie che comunque si fanno carico dell’assistenza (facendo risparmiare bei soldini allo Stato) senza ricevere nulla in cambio. E poi con l’assegno di accompagnamento si può pagare una badante 24 ore al giorno? E le prestazioni socio sanitarie? L’assegno universale deve considerare la paga oraria di badanti/operatori osa oss comprensiva di contributi, tredicesima, ferie pagate e sostituzione per ferie e malattia.

Mi mandassero il personale che si occupi di mia madre 24 ore al giorno 7 giorni a settimana e si tengano pure l’assegno di accompagnamento. I pannoloni già li compriamo perché l’Asl ne da tre al giorno. Per i farmaci paghiamo il ticket.
L’infermiere lo paghiamo privatamente. Insomma farebbero prima a dire che gli anziani devono morire appena diventano “un peso”. E poi come si fa a fare prevenzione della non autosufficienza ereditaria ovvero, naturale?
Speriamo di riuscire a cavarcela.

[lettera firmata]

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“Il Ddl anziani è la conferma di un sistema sanitario fallito” – Buongiorno, sono figlio di una novantenne con problemi fisici ricoverata in Rsa che si sono trasformate in carcere per 3 anni di pandemia covid, restituendo gli anziani con anche problemi psichici più o meno gravi. Il Ddl in oggetto non è altro che la conferma di un sistema sanitario nazionale ormai fallito come tutti gli enti statali con buchi finanziari infiniti.

Ovviamente ai politici non interessa nulla dei nostri anziani. Non interessa neanche dei loro anziani in quanto guadagnano talmente tanti soldi che il pagare un’assistenza privata non crea problemi. Proporrei un Ddl per dimezzare 2 volte gli stipendi e cancellare i vitalizi per i politici che vanno contro l’assistenza agli anziani.

[lettera firmata]

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“Nessuna assistenza, quando ci si ritrova all’improvviso a dover far fronte ai peggioramenti” – Buongiorno, ritengo che già ora l’assistenza non funziona, tante belle parole, ma fatti pochi, per chi poi non è in grado di far valere i propri diritti è ancora peggio. Nessuna assistenza, quando ci si ritrova all’improvviso a dover far fronte all’assistenza di infermi a seguito di un peggioramenti, per quanto riguarda la scelta delle Rsa, i famigliari devono contattare le case di riposo, firmare contratti e impegnarsi a pagare la retta e ringraziare di aver trovato il posto. Qui in Veneto, quasi tutte Rsa private, posizionate isolate fuori dai centri abitati, in contrasto con quanto previsto dal regolamento per l’accreditamento della regione es: Stella Marina di Jesolo (VE), Anni Sereni a Eraclea (VE), ISVO San Donà di Piave. Le rette vengono aumentate dall’amministrazione in autonomia.

La mia è un esperienza diretta ho la mia mamma di 95 anni ricoverata in Rsa, e io giovane settantenne, figlia unica, mi sono sobbarcata prima l’assistenza a casa per diversi anni e poi tutto l’iter per il ricovero, aggiungo quanto manca per la retta alla sua pensione più accompagnatoria.

Nemmeno sul medico di base si può più fare affidamento, da quando è andato in pensione il nostro medico di famiglia nel 2019, che ci ha seguito per 35 anni, abbiamo cambiato 3 medici, il primo mai visto in un anno e le altre due viste 1 volta, per fortuna che la mamma ha fatto in tempo a entrare in casa di riposo prima del pensionamento del medico, perché è il medico di base che deve compilare certificazioni d’invalidità, attivare l’assistenza sanitaria ecc.

Per tanto questa ultima riforma ci lascia amareggiati e impotenti.

[lettera firmata]

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“Ho incontrato molte difficoltà nel convincere i medici a prendersene cura” – Ho saputo che il governo vuole rivedere quanto attualmente vigente per i malati cronici non autosufficienti e vorrei portare a conoscenza la mia esperienza relativa ai 12 anni di accudimento della mia anziana mamma non autosufficiente in seguito a malattie croniche.

In seguito ad uno scompenso cardiaco è diventata non autosufficiente nel giro di poche ore, è in fibrillazione atriale permanente, il cuore non è per nulla “in forma”, ha l’ipertensione polmonare ed una importante cifoscoliosi, non deambula da sola, è a rischio caduta ed inoltre non è in grado di gestire autonomamente la terapia farmacologica.

Nonostante i miei importanti problemi di salute ed un lavoro full time presso un’azienda privata, sono riuscita, ma con grande fatica, a seguirla per qualche anno, in seguito sono subentrati altri suoi problemi di salute, (oltre ad un mio esaurimento nervoso), ha iniziato ad avere l’insufficienza venosa cronica, le sono comparse profonde ulcere alle gambe ed ho incontrato molte difficoltà nel convincere i medici a prendersene cura. L’ho portata più volte al pronto soccorso, la terza volta ho fatto presente che aveva perso molto peso, vomitava spesso e perdeva molti liquidi dalle ulcere delle gambe, il medico di base aveva già iniziato a somministrarle la morfina per i dolori, ma il pronto soccorso l’ha mandata a casa scrivendo sul referto che era in discrete condizioni. Dopo pochissimo tempo l’hanno operata d’urgenza per la perforazione del duodeno!!! La chirurga ha poi insistito per farmi accettare le dimissioni dall’ospedale nonostante la mamma fosse allettata e non riuscisse neanche ad utilizzare le braccia e le mani per alimentarsi da sola, alzava la voce dicendo che non volevo bene alla mamma e che non la volevo a casa (?!?!).

Sono poi riuscita a farla spostare in casa di cura per la riabilitazione (che non è stata effettuata) e dopo i 30 giorni gratuiti mi hanno costretta (urlando) a passare al ricovero privato, dopo qualche settimana di costo molto alto senza ottenere risultati soddisfacenti sono stata costretta a portarla a casa, la spesa era folle e non si poteva più sostenere, dopo breve tempo è caduta e si è rotta il femore, dopo l’operazione è stata spostata per la riabilitazione, ma anche loro dopo 30 giorni hanno insistito affinché la portassi a casa nonostante la sua condizione generale non lo consentisse.

Per mia grande fortuna ho conosciuto la Fondazione Promozione Sociale Onlus di via artisti – Torino – che mi ha spiegato che la cura è un diritto di tutti e che è nel diritto ANCHE di mia mamma essere curata dal SSN. Mi hanno aiutata a riprendere fiducia in me stessa ed a smettere di credere a quanto mi dicevano i medici dell’ospedale e cioè che ero una pessima figlia che voleva sbarazzarsi della mamma, anzi, volevo proprio che la mamma fosse curata al meglio per poter continuare a vivere, così mi sono opposta alle dimissioni nonostante i medici periodicamente provassero a convincermi che stavo sbagliando, ma come poteva continuare a vivere la mamma da sola, con problemi di salute e non autosufficiente? Perchè i medici negavano il diritto alla cura? perchè volevano interromperla?

Dopo questa estenuante battaglia durata circa 8 mesi sono riuscita ad ottenere la convenzione per il ricovero presso una Rsa, è da 3 anni che vive lì e la sua condizione generale di salute è migliorata grazie alle cure costanti e soprattutto all’occhio vigile delle infermiere che si interfacciano con il medico di base. Pertanto mi chiedo il motivo per il quale gli anziani dovrebbero perdere le cure del servizio sanitario nazionale che dovrebbe continuare ad essere gratuito per tutti, non soltanto per le persone autosufficienti.

Attualmente mia mamma paga le spese relative alla quota alberghiera grazie ANCHE all’indennità di accompagnamento e chiedo che quelle relative al servizio sanitario nazionale rimangano a cura di quest’ultimo, così come lo è per tutti gli altri cittadini italiani. Nel ringraziare per l’attenzione porgo cordiali saluti.

[lettera firmata]

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“Da quel momento è iniziata un’odissea” – Mio papà ha 71 anni, è malato di cirrosi epatica ed è cardiopatico; viveva fino a dicembre da solo in Valsusa, in un piccolo appartamento in affitto al secondo piano senza ascensore (mentre io abito a Torino, piuttosto lontano). Nel mese di dicembre è caduto in casa e l’ambulanza che ho chiamato l’ha portato al pronto soccorso di Rivoli (TO), che l’ha successivamente trasferito all’ospedale di Susa (TO). Fortunatamente non sono state riscontrate fratture, ma è emersa chiaramente la grave situazione di incuria di mio papà (è scheletrico), l’ascite che gli ha fatto gonfiare le gambe e il petto, la confusione mentale che lo sta portando a degenerare ogni giorno di più.

Da quel momento è iniziata una sorta di odissea amministrativa / burocratica. Ho dovuto raccogliere una complessa documentazione (tra mille difficoltà) per consentire una valutazione geriatrica da parte dell’UVG. Ho dovuto fare richiesta per ottenere l’invalidità civile (tuttora in attesa di visita e valutazione). Ho dovuto fare i conti con la situazione di dissesto finanziario di mio padre. Ho dovuto sgombrare la sua casa in affitto. Ho dovuto sollecitare i medici affinché mio padre non fosse buttato in mezzo ad una strada dopo un paio di settimane in ospedale e per far loro compilare le schede valutative per proseguire le cure.

Ho dovuto assistere inerme allo spostamento di mio padre in diversi ospedali (prima) e cliniche (dopo), lottando perchè almeno gli spostamenti fossero a carico dell’ASL. Ho dovuto portare pannoloni e farmaci alle strutture in cui era ricoverato…
Oltre a questo, dopo essermi districato tra una selva di burocrati ed essere riuscito ad ottenere la valutazione UVG ed un punteggio penalizzante per la reale situazione in cui versa mio padre (la valutazione è stata di media intensità e non ritenuto urgente), ho dovuto fare i conti con la clinica in cui mio padre è attualmente ricoverato che fra pochi giorni disporrà le sue dimissioni, essendo scaduti i termini massimi prescritti dalla regione Piemonte, ed ho dunque fatto formale opposizione alle dimissioni, sollecitando nel frattempo l’ASL e le istituzioni al loro inderogabile compito di prendersi cura delle persone malate e non autosufficienti.

Questo perché l’ASL non ha ancora assicurato la convenzione che consentirebbe di ospitare mio padre presso una Rsa prendendosi in carico il 50% della retta giornaliera, rendendomi impossibile trovare una sistemazione adeguata per mio padre. Infatti, dovessimo farci carico integralmente dei costi di assistenza di mio padre, significherebbe di fatto dover spendere almeno 2500/3000 euro mensili che la situazione finanziaria di mio padre non consentirebbe e che graverebbero su di me, su mio figlio, sulla mia famiglia, rendendoci la vita impossibile.

Tralascio per un momento il fatto che anche prendersi in carico il semplice 50% dei costi di sostentamento ed assistenza di mio padre è comunque un problema, in considerazione della sua pensione, della sua situazione finanziaria, delle lungaggini per ottenere un’indennità di accompagnamento dall’Inps e del fatto che il consorzio assistenziale locale, una volta fatta presente la situazione di difficoltà, ha fatto presente che i parenti (io) saremmo dovuti agli “alimenti” per mio padre.

Insomma, ho voluto condividere con voi in queste poche righe una situazione difficile che sto vivendo e che il DDL Anziani complicherebbe ulteriormente, di fatto rendendo impossibile la vita per molte persone come me in Italia; in deroga ai principi contenuti nella nostra carta costituzionale.

[lettera firmata]

Aggiornato da redazioneweb il 17 maggio 2023 alle 15.30

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