Diritti

Giornata contro l’omofobia: la gara a chi la spara più grossa è aperta, ma non c’è nulla da ridere

Già le sento, le voci che commentano la ricorrenza di oggi, 17 maggio, giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia: ma a cosa serve un giorno dedicato? e perché parlare di queste cose? ci sono temi molto più importanti! e poi di che discriminazioni parliamo? a me sembra che ognuno sia libero di fare quel che vuole, no? specialmente quelle carnevalate del Pride! Basta che non si parli di famiglia perché nossignore, quelle porcherie non sono famiglia, eccetera eccetera. Oltre all’immancabile “nessuno tocchi i bambini” che fa tanto strenuo difensore di diritti che non vengono minimamente scalfiti.

Ecco, se vi siete riconosciuti anche solo in una di queste affermazioni, allora ho una brutta notizia per voi: siete omofobi. Senza se e senza ma. Mi spiace.

Proprio sui diritti, comunque, sarebbe il caso di porre l’attenzione. Di recente infatti è diventato virale il video di un politico spagnolo, Gabriel Rufian, che in un discorso in Parlamento ricorda che “i diritti non obbligano nessuno: il diritto a una morte degna non ti costringe a morire, il diritto al matrimonio gay non ti costringe a sposarti con una persona omosessuale […] A obbligare sono semmai le destre, che dimostrano, interessandosi molto più al battito cardiaco di un feto che alle condizioni di un minore che arriva in Europa sotto un camion o in un barcone, che il loro unico credo è il denaro e la loro unica patria è il mercato”.

Eh sì, anche le destre fanno la loro parte. Sicuramente il governo che oggi ci ritroviamo in Italia non è la (sola) causa dei discorsi omofobi che piano piano stanno ricominciando a montare. Certo non aiutano il mancato patrocinio ai Pride da parte di Comuni e Regioni governati dalla destra; il tentativo di ricondurre il dibattito alla maternità surrogata quando si parla dei diritti delle famiglie omogenitoriali, magari chiamandola ‘utero in affitto’ per ridurla a una mera questione economica o derubricandola a ‘reato universale’ (che vuol dire?); la proposta di una tassazione maggiore per i single, magari pensando così di risolvere magicamente il problema della denatalità; l’enorme numero di ginecologi obiettori di coscienza che di fatto limitano l’esercizio del diritto all’aborto – soprattutto, ça va sans dire, nelle roccaforti della destra.

Per non parlare poi della stampa: qualche settimana fa La Verità ha pubblicato la storia di due fratelli spagnoli in cerca di legittimazione legale: sono fidanzati, hanno dei figli, ma non si capacitano del perché non venga concesso loro un riconoscimento ufficiale, dal momento che, come riassume il titolo del pezzo: “Nozze gay sì e noi no: perché?”. E non dimentichiamo il titolone in prima pagina di Libero del 23 gennaio 2019: “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Al di là dell’interesse farsesco – e a tratti pruriginoso – di certi giornalisti per questi temi, quel che stupisce è il grande calderone in cui vengono ciclicamente gettate le lotte di visibilità della comunità Lgbt: omosessualità uguale incesto, ma anche calo demografico, traffico di esseri umani e persino zoofilia (“siccome con la questione dei gay si mette in mezzo tutto e il contrario di tutto, faccio anche il registro per i cani, per i gatti, per tutti”, parole della buonanima di Gianluca Buonanno, ex sindaco di Borgosesia).

Insomma, ce n’è per tutti i gusti: la gara a chi la spara più grossa è aperta. Ci sarebbe da ridere, a sentire queste dichiarazioni isteriche da fine del mondo, se non fosse che in Italia nel 2022 ci sono stati 31 aggressioni singole, 10 aggressioni plurime, 4 suicidi, 2 tentati omicidi e 2 omicidi, oltre a 59 atti non aggressivi, causati dall’omofobia (dati Omofobia.org).

Come si vede, nonostante l’opera di reductio portata avanti da una certa parte politica, parlare di omosessualità è complesso: solleva domande difficili, tocca temi delicati, si ricollega ad argomenti di stretta attualità che attengono all’etica, alla morale e alla sfera intima di ognuno di noi. Forse sarebbe il caso di prenderne atto e agire di conseguenza, magari partendo dai corsi di educazione sessuale nelle scuole, invece che nascondersi dietro a un chiacchiericcio vacuo e inutile.