Omofobia, bifobia e transfobia “costituiscono un’insopportabile piaga sociale” che è “ancora presente” e causa “inaccettabili discriminazioni e violenze”, in alcune aree del mondo “persino legittimate da norme”. Nella Giornata internazionale contro l’omotransfobia, nata per riflettere e denunciare ogni forma di violenza morale, fisica e simbolica legata all’orientamento sessuale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella auspica una “risposta di condanna unanime” verso le manifestazioni di intolleranza. E questo perché “l’azione di contrasto ai numerosi episodi di violenza che la cronaca continua a registrare non può cessare”.

Un appello, quello del Capo dello Stato, accolto dall’Aula del Senato con l’approvazione all’unanimità di una mozione bipartisan. Un atto che però, non solo non avrà effetti concreti immediati, ma che mal nasconde le diverse posizioni interne sull’argomento. Durante il dibattito a Palazzo Madama non sono mancati, infatti, i distinguo dei partiti su temi come matrimonio eugualitario e maternità surrogata, con Lega e Forza Italia che hanno ribadito la loro contrarietà all’utero in affitto e hanno evocato una presunta “ideologia gender”, mentre il Pd e centrosinistra hanno rimarcato l’urgenza di una legge contro i crimini d’odio.

Dal 2007, anno in cui il Parlamento Europeo istituì la ricorrenza, “la sensibilità della coscienza collettiva verso questi temi si è accentuata”, ha riconosciuto Mattarella. “Compito delle istituzioni”, per l’inquilino del Colle, è dunque “elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione“, perché “gli abusi, le violenze, l’intolleranza, calpestano la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e la nostra Costituzione”. Da parte sua, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una nota ha ribadito l’impegno del governo “contro ogni forma di discriminazione, violenza e intolleranza”. Un impegno che l’esecutivo “sta portando avanti con determinazione” anche sul fronte della prevenzione e del supporto alle vittime, “a partire dallo sblocco delle risorse necessarie per il rifinanziamento dei centri contro le discriminazioni”, ha sostenuto la premier, senza dimenticare “di tenere accesi i riflettori sulle inaccettabili persecuzioni e sugli intollerabili abusi che le persone subiscono in diverse Nazioni del mondo, sulla base del loro orientamento sessuale”.

Dopo le polemiche di ieri tra il Pd e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, la mozione bipartisan approvata a Palazzo Madama – a prima firma della senatrice M5s Maiorino – impegna il governo a sostenere nelle sedi istituzionali europee ed internazionali “la depenalizzazione universale delle condotte relative a rapporti consensuali tra persone adulte dello stesso sesso”. Soddisfatta la ministra della Famiglia Maria Eugenia Roccella, secondo cui “è fondamentale ovunque la libertà sessuale delle persone” e dunque è importante “lottare contro ogni discriminazione, violenza e pregiudizio in questo campo” affinché in Italia “ogni persona, oltre ad essere libera, deve anche sentirsi libera”. Il documento unitario varato dal Senato ricorda che il 17 maggio 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, una data con “un forte valore simbolico e storico”. Ma nonostante siano passati 33 anni, “il cammino internazionale per l’affermazione della parità dei diritti delle persone omosessuali è ancora impervio e lungo”. Ancora oggi 71 Paesi del mondo hanno leggi punitive contro l’omosessualità e gli orientamenti sessuali

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