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Biennale di Venezia, negato il visto a tre artisti ghanesi. La curatrice Lesley Lokko: “L’ambasciatrice vuole fare bella figura con il governo di destra”

Intervistata dal Post, l'ambasciatrice d’Orlandi ha spiegato le ragioni della mancata concessione del visto ai tre ghanesi

di Davide Turrini

Niente visto per l’Italia a tre artisti ghanesi che dovevano presenziare alla Biennale di Venezia. È stata la docente di architettura scozzese-ghanese Lesley Lokko, organizzatrice della mostra centrale della Biennale Architettura di Venezia (20 maggio-26 novembre 2023) a denunciare pubblicamente l’accaduto. Lesley Lokko, fondatrice dell’African Futures Institute, una scuola di specializzazione con sede nella capitale del Ghana, Accra, ha spiegato che metà degli architetti invitati a contribuire alla mostra principale è di origine africana. Esposizione cruciale per questa edizione della Biennale che si concentrerà sull’architettura africana e sulla sua influenza nel resto del mondo. Intervistata dal Building Design, la docente ha rilevato gli insormontabili problemi avuti con l’ambasciata italiana in Ghana guidata da Daniela d’Orlandi. L’ambasciatrice, a detta della Lesley Kokko avrebbe negato il visto a tre collaboratori che hanno partecipato alla realizzazione di quest’edizione della Biennale. La donna ha sottolineato come il lavoro che ha portato alla mostra sia stato coordinato tra quattro città Accra, Dublino, Johannesburg e Londra.

Poi ha specificato che tre collaboratori (“tutti giovani ghanesi istruiti e con un buon lavoro, che lavorano per l’African Futures Institute (…) tutte le loro spese sono coperte e hanno con loro un regolare invito da parte della Biennale”) si sono visti negare il visto dall’ambasciata italiana. “Il fotografo del mio staff, un giovane e talentuoso ghanese, ha contribuito con fotografie sia alla mostra che al catalogo, in tutte le sue sezioni. Ma gli è stato negato il visto dal governo italiano, e in particolare dall’ambasciatrice italiana in Ghana, che mi ha accusato di aver tentato di portare in Europa ‘giovani uomini non essenziali’”. Le parole della curatrice della mostra mostrano quindi una questione che va oltre l’ambito puramente formale con presunti giudizi politici: “L’ambasciatrice è un’ambiziosa diplomatica in carriera che vuole fare bella figura con il governo di destra in carica”.

Intervistata dal Post, la d’Orlandi ha spiegato le ragioni della mancata concessione del visto ai tre ghanesi. “La nostra ambasciata non risparmia sforzi per facilitare la partecipazione di artisti ghanesi a importanti mostre d’arte o eventi in programma in Italia. Solo per fare qualche esempio: all’edizione di quest’anno della Biennale sono presenti altri 7 ghanesi, tra cui l’importante artista Ibrahim Mahama; i visti sono stati concessi anche ai partecipanti ghanesi all’edizione 2022 della Biennale e alla Triennale di Milano nel giugno del 2022”, ha affermato l’ambasciatrice. Che poi ha sottolineato: “Credo che sarebbe limitante soffermarsi solo su alcuni dinieghi di visto, che derivano dall’applicazione di una normativa che l’Italia e gli altri paesi Schengen sono tenuti a osservare”. La d’Orlandi nello specifico sostiene che i tre collaboratori di Lokko non possedevano i requisiti necessari per poter entrare legalmente in Italia.

Nessuna specifica, però, per motivi di privacy: “Pb, la normativa Schengen impone di valutare non la finalità del viaggio o l’affidabilità degli invitanti, ma il possesso dei requisiti previsti da parte di ciascun richiedente, e che, qualora questi non siano soddisfatti, la Sede è purtroppo impossibilitata al rilascio del visto”. Il Post segnala che nel 2019, per esempio, l’ambasciata italiana ad Accra su 1275 richieste di studenti provenienti da Togo e Ghana che chiedevano di poter venire in Italia a proseguire gli studi universitari, il 95 per cento era stato negato”.

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