Un commento al mio ultimo post lamentava, garbatamente, che si parlasse più dei limiti di ChatGPT che degli strumenti che ci offre. Per rimediare (e chiudere l’argomento) ho chiesto aiuto a lettori, colleghi ed ex-studenti. Grazie a tutti, anche a chi mi ha solo comunicato delle impressioni.
M.B.: “Ho chiesto di scrivermi un testo su [un pdf dell’autore] e sue applicazioni. Metà del testo che ho ottenuto da Chat 4 è una riscrittura molto pulita e chiara del mio pdf, ma l’altra metà sono considerazioni interessanti su […]: tutte cose che non ho mai scritto e a cui non ho avuto ancora il tempo di pensare. Altra applicazione molto interessante è sottoporre un software anche abbastanza complesso e sentirsi dire esattamente cosa fa: lo so già, l’ho scritto io, ma mi stupisce che capisca al volo tutto. Ma soprattutto mi fa comodo se mi indica il bug su cui ho perso mezz’ora senza trovarlo”.
L’uso in rapporto alla programmazione pare molto diffuso e utile. D.C.: “Mi sono innamorato di Dart e Flutter e, facendo semplici domande, il modello mi ha chiarito alcuni passaggi”. F.G.: “Un ottimo tool per imparare linguaggi di programmazione! Non ti fa il lavoro ma ti permette di capire molte cose”. P.C.: “Molti lo usano per scrivere o anche commentare il codice: secondo me si potrebbe usare per scrivere codice routinario o di basso livello. Potrebbe essere anche utile per produrre dati per i test e dataset per collaudare codice non scritto in questo modo.” E.F. lo utilizza nel suo canale YouTube, in particolare in questo video molto dettagliato; dichiara: “Con ChatGPT la mia produttività è aumentata di dieci volte”.
Anche R.C. tende a risparmiare tempo: “Prototipazione rapida. Scrittura di codice. Spiegazione veloce di testi lunghi”. Il supporto all’apprendimento va al di là della programmazione; F.D.L.: “Io uso ChatGPT per migliorare il Giapponese. Chiedo di raccontarmi una storia e farmi delle domande per verificare che abbia capito”. G.S.H.: “Io uso ChatGPT per avere esempi e impieghi pratici di concetti complessi per avere un riscontro nella vita reale e fissare i concetti”.
Anche l’insegnamento può giovarsene. M.A.: “ChatGPT può aiutare un docente o l’autore di un libro di testo a produrre esempi, specie in materie come la gestione aziendale, la gestione dei sistemi informativi e la programmazione. Benché gli output di ChatGPT siano dei ‘semilavorati’ da arricchire con la propria esperienza personale, essi risultano una fonte inesauribile di ispirazione”. M.N.: “ChatGPT può essere utile nel generare domande a risposta multipla. In particolare, l’ho trovato molto efficace nel generare esempi di risposte sbagliate che possono sembrare simili alla risposta giusta”.
Elenco altri suggerimenti. A.R.: “Alcuni casi d’uso per i LLM (Large Language Models) sono principalmente: riassunto di testi, generazione testo secondo uno stile, ‘domande e risposte’, guide tecniche sulla base di documentazione esistente, verifica grammaticale”. S.D.B.: “Generatore di ‘test case’ e simulazioni; analisi di grandi quantità di dati per identificare categorie o pattern comuni; traduzioni”. C.B.: “Uno dei modi più ovvi per usare ChatGPT è quello dell’assistenza clienti. Soprattutto, in un contesto come questo, sarebbe molto facile sia interfacciare ChatGPT con il database dei clienti, sia fornirgli una memoria ‘operativa’ dove conservare traccia delle chiamate ricevute”. A.M.: “È l’amico (quasi) tuttologo che non ti dà una soluzione al tuo problema ma ti indica la strada più breve da percorrere per trovarla. Un po’ la distanza minima tra soluzione e problema… ma che devi comunque percorrere”.
L’idea che l’intelligenza artificiale debba essere non un sostituto ma uno strumento, un supporto da tenere sotto controllo (tesi di alcuni miei post), appare spesso nei messaggi ricevuti. Riporto un commento che condivido in pieno. C.G.: “I quesiti posti dovrebbero avere risposte verificabili o ‘non-oggettive’. Verificabili: ad esempio la soluzione di un problema matematico o una porzione di codice da generare o correggere. ‘Non-oggettive’: ad esempio, la scrittura di una storia, poesia, canzone o email. In questo caso è facile giudicare il risultato e modificarlo a seconda di criteri utili allo scopo finale dell’utilizzatore. Il giudizio è di fatto qualitativo e non c’è un ‘giusto o sbagliato’ a priori. Porre invece quesiti non verificabili è incredibilmente rischioso perché ChatGPT non ha quasi mai ragione agli occhi di un esperto. Magari può dare risposte ‘giuste in parte’ o ‘non completamente errate’. Il vero problema è che lo fa in maniera assolutamente credibile ed è programmato per dare una risposta sempre e comunque, anche al costo di contraddirsi. Se penso all’utilizzo da parte di utenti che non abbiano le accortezze di cui sopra, temo il proliferarsi di un ‘ipse dixit de no artri’”.