Alle 11 di stamattina, lungo la tangenziale in prossimità dell’uscita per Ravenna, una lunga fila di camion e auto attendeva in sosta, il traffico era bloccato perché la periferia aveva cominciato ad allagarsi nella zona di Fornace Zarattini.
Una mia collega da ieri accoglie sfollati al Cinema City dove è stato allestito un hub. Arrivano uomini, donne, ragazzi, bambini, spaventati e sgomenti. Hanno abbandonato le case allagate o hanno ricevuto l’ordinanza di allontanarsi dalle abitazioni troppo vicine agli argini dei fiumi. Hanno dormito in piccole brande azzurre, nelle sale di proiezione dove chissà quante volte si sono emozionati guardando dei film. Ieri notte ha tracimato il Canale Magni e gli abitanti di Villanova, San Michele, Godo, San Pancrazio, Russi hanno ricevuto l’ordinanza di evacuazione. Quando arriva la telefonata della Protezione civile e la voce metallica indica quali zone devono essere evacuate o in quali territori l’allerta da gialla è diventata rossa, il numero che compare sul display è un tuffo al cuore. Sui social si leggono i post di persone che con angoscia raccontano che l’acqua è dentro casa, alcuni sono saliti al piano superiore e chiedono aiuto anche per gli animali domestici rimasti in cortile col rischio di annegare. Qualcuno non trovava più il proprio cane, un setter irlandese, e chiede notizie: “se lo avete visto contattatemi a questo numero”.
Ieri sera è arrivata la notizia dell’allerta per la piena del Ronco e anche se non piove da ore, l’acqua non lascia tregua: non solo i fiumi ma anche i canali di bonifica stanno tracimando e il rischio di altri allagamenti rimane alto. Ravenna Today scrive che “la rottura del Lamone fra Reda e Fossolo, nel faentino, ha allagato tutte le campagne circostanti e ingrossato fino a farli scoppiare tutti gli altri canali minori”.
Faenza, Cesena, Forlì sono allagate. Ravenna è assediata dall’acqua da ovest, sud e nord. A Lugo, in provincia di Ravenna, l’acqua esondata dai fiumi Senio e Santerno è arrivata nel centro storico, affluendo con lenta indifferenza fino alla piazza dove c’è il monumento di Francesco Baracca. A migliaia sono senza luce e acqua. Immagini di allagamenti di strade, campagne, case, di ponti crollati e di binari ferroviari dissestati circolano su Whatsapp passando da una chat all’altra, si scambiano messaggi, ci si chiede “da te come va?” e si condividono gli audio della protezione civile o i video di chi ha perso tutto.
Il proprietario di un B&B nella campagna lughese, solo pochi giorni fa, era contento e indaffarato. Si preparava ad accogliere gli ospiti che arrivavano da tutta Italia per seguire la Formula Uno all’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, le stanze erano tutte prenotate. Poi, via via, le disdette. All’alba ha inviato un video ad amici e conoscenti dove mostra come l’acqua abbia allagato tutto il pianterreno del casale. Il giardino verde è scomparso sotto una melma giallastra e si stringe il cuore mentre lo si ascolta mormorare: “chi è stato qui sa come era bello questo posto, guardate non ci sono più le rose di Anna, ecco come ci siamo svegliati stamattina”. Ora aspetta che la Protezione Civile lo vada a prendere. Alcune amiche sono sfollate e sono andate negli hub o a casa di parenti, altre misurano l’acqua nei locali dove ci sono le loro attività, negozi, piccole imprese e pensano al dopo, a ricominciare.
Alle notizie sull’implacabilità dell’acqua si sommano quelle delle frane e degli smottamenti sulle colline. Se ne contano circa 280 nei luoghi che ci sono cari per le passeggiate primaverili e autunnali, quando ammiriamo paesaggi che sembrano dipinti naïf e ora sono deturpati da terra e pietre.
Ho la sorte di abitare in una zona che, per il momento, è all’asciutto, ma anche chi non ha il fango dentro casa sente lo stomaco chiuso da una angoscia che non era stata così forte nemmeno nei giorni della pandemia, quando si contavano i morti. Viviamo queste ore con un senso di incertezza e disorientamento. Ci sono piombati addosso eventi già previsti dagli esperti che da anni denunciano il problema del surriscaldamento climatico e del dissesto idrogeologico, ma le preoccupazioni erano rimaste al di là di ogni nostra immaginazione o, forse, sarebbe più giusto dire che erano rimaste al di là di ogni nostra illusione. Ora le tocchiamo con mano, mentre ci chiediamo sgomenti se tutto stia accadendo veramente.
La notte scorsa ho vegliato su questo disastro condividendo l’insonnia con chissà quante persone.
Dieci morti e una regione in ginocchio, migliaia di persone sfollate, danni enormi, incalcolabili e ancora non è finita. Alle 8 stamattina il cielo si era aperto su qualche scorcio di azzurro, ma col passare delle ore è ritornato grigio e gonfio di nuvole. Dicono che pioverà, ancora, venerdì e sabato. Teniamoci stretti.
@nadiesdaa