“Non è pioggia è crisi climatica”. Dalla Romagna alluvionata al Friuli Venezia Giulia fino al Sud Italia, Fridays for Future lancia una mobilitazione, con striscioni e cartelloni, ma anche con le pale per raccogliere fango e detriti. L’obiettivo è denunciare le conseguenze drammatiche dell’aumento delle temperature globali e il loro legame con le emissioni derivate dai combustibili fossili. “Non mi è mai successa una cosa del genere, che mi toccasse così da vicino – ha raccontato Aurora Piva, studentessa e gruppo locale di Forlì – Anche se la situazione si è calmata ci sono i danni, i morti e i feriti”. A causa dell’allerta per le piogge intense ha dovuto lasciare temporaneamente il suo appartamento, al piano terra. Oggi pomeriggio si troverà con i suoi compagni per spalare l’acqua e la terra, “ormai indurita”, in una delle vie della città. “Per la prima volta ho sentito la paura in corpo. Questa è stata la conferma che l’emergenza non è lontana. Oggi ha colpito me, domani colpirà te e dopodomani un’altra persona – ha detto – Chi vuole starci vicino può scendere in piazza per manifestare” e chiedere al governo di agire subito.
A Bologna, gli attivisti hanno esposto uno striscione sotto il cielo, che minacciava ancora pioggia, nel pomeriggio di ieri. Poi sono andati ad aiutare a spalare il fango nella provincia, a Monterenzio. “Ci sono poche parole per descrivere quello che sta accadendo in queste ore – hanno scritto in un post su Instagram – Proviamo preoccupazione per i nostri cittadini e i nostri territori, che vivono questa crisi senza gli strumenti giusti per affrontarla. Ci chiediamo chi si prenderà cura di loro, chi farà giustizia per le perdite e la devastazione e chi si preoccuperà” di prevenirne altre. “Solidarietà alle vittime e alle loro famiglie – hanno concluso – vi siamo vicini nel dolore, nello sconforto e soprattutto nella rabbia”.
Si scenderà in piazza anche in città più distanti da quelle alluvionate, per ribadire che “fenomeni estremi di precipitazioni e siccità come due facce della stessa medaglia”, ha spiegato Gioia Giusti di Fridays for future Massa. L’obiettivo è rispondere “alle affermazioni di personaggi pubblici che banalizzano le disgrazie di questi giorni chiamandole maltempo” e chiedere alla politica di assumersi “la responsabilità di agire”. Il problema dell’acqua “è capillare e deve essere affrontato anche nel locale, partendo dal consumo di suolo e dalle industrie che sfruttano questo bene comune sempre più raro, per il proprio profitto”, ha affermato Giusti. A Massa e Carrara il movimento si rivolgerà all’industria del marmo, “che intacca il sistema carsico e riversa polvere di marmo nel letto dei fiumi che vengono così “asfaltati”, causando ingentissimi danni idrogeologici e alla biodiversità locale, nonché danni economici che ricadono sulle spalle della cittadinanza”. Per questo esporrà uno striscione con la scritta “Ci cavano l’acqua“.
Anche a Trieste alla solidarietà per le vittime delle inondazioni si sono uniti temi locali. “Abbiamo una striscionata davanti alla sede della Rai-Friuli Venezia Giulia, per ribadire che quello che è successo in Emilia Romagna, così come nelle Marche e in Campania mesi fa, è espressione della crisi climatica – ha affermato Pietro Prizzi, referente cittadino di Fridays – Il tempo sta finendo e gli effetti si stanno vedendo anche da noi, con gli incendi, la siccità e i fiumi secchissimi, che sembravano come in estate, mentre eravamo in pieno inverno”. Gli ambientalisti di Pavia e Voghera hanno organizzato un presidio sotto il municipio del capoluogo di provincia lombardo. “Faremo degli interventi sullo stop alla cementificazione in periferia e al consumo di suolo nelle aree verdi, tema su cui abbiamo lavorato con i comitati cittadini e associazioni – ha spiegato Francesca Elisa Fabbro – Sapevo che prima o poi una disgrazia del genere sarebbe avvenuta in Italia, ma non mi aspettavo fosse così grave – ha commentato l’attivista – Sono sempre più arrabbiata, perché chi ci governa non ha fatto nulla per prevenire il dissesto idrogeologico e continua a investire malamente nei combustibili fossili. Anche noi di Fridays dobbiamo concentrarci su azioni concrete”.
Il movimento studia da tempo il problema dell’acqua e, anche grazie ai professionisti ambientali che ne sono membri, ha elaborato delle proposte di mitigazione dei fenomeni estremi ad essa connessi. “Bisogna agire su tre aspetti – ha affermato Emiliano Ragno, dottore forestale e attivista di Fridays Bari – Il primo è lo stop al consumo di suolo, che ha reso centinaia di chilometri di terreno impermeabili. Poi c’è la rinaturalizzazione dell’ambiente. Dopo l’ennesima tragedia, si parla ancora di pulizia degli alvei, quando dal dopoguerra, al Nord Italia, gli argini di molti fiumi sono stati cementificati. Per rallentare il deflusso dell’acqua e permetterle di ricaricare le falde – spiega – occorre la vegetazione. Anche gli alberi, terzo punto, mitigano la caduta della pioggia e le impediscono di cadere al suolo con violenza e di appesantirsi con la terra. Così quando ruscella nei fiumi, senza fango, diventa meno devastante”.