Appesi un filo e tutti con le forbici in mano, pronti a tagliarlo, anche se fingono di voler allontanare quel momento. Il gruppo unitario di Italia Viva e Azione in Parlamento è a un passo dallo scomparire, vittima del naufragio del partito unico e dell’impossibile convivenza tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il redde rationem era in programma sabato, con una riunione dei gruppi per decidere il da farsi, ma è stato posticipato a lunedì.
Ma se Renzi ha i numeri per andare in autonomia a Palazzo Madama (6 senatori con l’arrivo di Enrico Borghi dal Pd), Azione è ferma a quota quattro esponenti, non sufficienti per formare un nuovo gruppo. La destinazione per Azione sarebbe il Gruppo Misto con Verdi e Sinistra Italiana. Una scenario che Azione vorrebbe evitare e per questo, riferiscono fonti parlamentari in Senato, sarebbe in atto una ‘controffensiva’ per cercare di irrobustire i numeri. La senatrice Dafne Musolino, eletta con Sud chiama Nord di Cateno De Luca, sarebbe la parlamentare più corteggiata dai calendiani in queste ore, mentre continuano le pungolature tra le due anime del fantomatico Terzo Polo.
“Seguire i cambi di opinione di Carlo Calenda richiede la pazienza di Giobbe”, ha detto Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato. “Ieri alle 17.25 – prosegue – ho convocato la riunione per sabato, online. Alle 17.28 Calenda ha ringraziato confermando la presenza. Adesso ha cambiato idea e vuole cambiare giorno. La verità è che questo modo di fare è inspiegabile: va nei talk a insultare Renzi ma non accetta che se ne parli in riunione di gruppo. Per evitare problemi, tuttavia, ho deciso di rinviare la riunione di gruppo da sabato a lunedì, alle 21, con possibilità di collegamento online”. Dal leader di Azione arriva una risposta stringata ma caustica: “Renzi si propone di rompere i gruppi, noi ne prendiamo atto. Non so che altro dire”.
Dall’altro lato, invece, l’ex presidente del Consiglio parte con una frase a specchio: “”Io non ho bisogno di discutere con Carlo Calenda e non ho voglia di litigare con lui. Se non vuole andare insieme alle Europee, ne prenderemo atto”. Il consueto scaricabarile tra i due leader, nella speranza di non rimanere con il cerino in mano di colui che provocato la rottura. Poi una selva di attacchi: “Il problema non riguarda me ma il fatto che c’è un Calenda uno e un Calenda due. Calenda uno dice che sono un mostro, Calenda due che sono stato il miglior presidente del Consiglio della storia. Magari si mettono d’accordo”, ha sentenziato. Quindi la seconda dose: “C’è una questione umorale non morale, c’è un Calenda 1 al mattino e un Calenda 2 alla sera. Io per 5 anni sono stato attaccato da grillini e giustizialisti e sto vincendo le mie battaglie: il tempo è galantuomo. Che mi attacchino Calenda e gli amici di Azione con i toni e gli argomenti dei grillini mi dispiace francamente”.