La storia dell’inseguimento – vero o presunto, poco importa – dei paparazzi, è la rappresentazione plastica di tutto questo. Minimizzare sarebbe ingiusto, ma allo stesso modo questo continuo riferimento alla tragica fine della principessa Lady Diana forse ci dice molto (o tutto) dei nodi irrisolti di Harry e della strategia dell’ex attrice
“Meghan che starà pensando a come riprendersi la scena dopo aver visto queste foto scintillanti. Quanto scommettiamo su un imminente colpo di teatro?”. Selvaggia Lucarelli lo ha scritto poche ore dopo l’incoronazione di re Carlo III, postando una delle foto in cui Kate Middleton brilla in tutta la sua aristocratica ferocia. È bastato attendere qualche settimana ed ecco servito su un piatto d’argento il colpo di scena, con quello che il portavoce di Harry e Meghan ha definito “un inseguimento implacabile, della durata di oltre due ore”, che avrebbe provocato più collisioni con altri conducenti, pedoni e due ufficiali del Dipartimento di Polizia di New York. Una ricostruzione smentita poche ore dopo dalla Polizia della Grande Mela, dal tassista (che ha detto di non essersi mai sentito in pericolo) e praticamente in presa diretta sui social, dove sono comparsi dei video in cui viene smentito il “teorema” dei duchi di Sussex.
Insomma, pare il post manifestazione sindacale: 100mila partecipanti secondo gli organizzatori, 50 mila per la Questura. Ironia a parte, la verità è che quando ci sono di mezzo Harry e Meghan – e, più in generale, la Royal Family -, è impossibile capire dove finisce il vero e dove comincia il verosimile. I consiglieri di Palazzo fanno trapelare veline e notizie pilotate, i tabloid le gonfiando ad arte, i siti e social innescano l’effetto valanga, i portavoce tentano smentite capziose che invece di riportare la calma gettano benzina sul fuoco. Da qualunque punto di vista lo si guardi, è un disastro su tutta la linea. Che cos’è dunque veramente accaduto a Harry e Meghan lo si capirà forse solo tra qualche settimana o magari qualche mese, quando i diretti interessati rilasceranno l’ennesima “intervista bomba” all’amica Oprah Winfrey o si confesseranno in una puntata di qualche podcast compiacente. Perché, al netto di ogni simpatia o antipatia per i coniugi Mountbatten-Windsor, è palese che l’abilità nel gestire la loro immagine è inversamente proporzionale alla loro popolarità mondiale. Tradotto: sono tanto bravi a fatturare (libri, serie tv, podcast, produzioni) ma due schiappe assolute nella comunicazione. Pesi massimi di vittimismo cronico, sono capaci di passare dalla parte del torto anche quando hanno potrebbero avere palesemente ragione.
E la storia dell’inseguimento – vero o presunto, poco importa – dei paparazzi, è la rappresentazione plastica di tutto questo. Minimizzare sarebbe ingiusto, ma allo stesso modo questo continuo riferimento alla tragica fine della principessa Lady Diana forse ci dice molto (o tutto) dei nodi irrisolti di Harry e della strategia dell’ex attrice. Che hanno fatto della battaglia ai tabloid e ai fotografi una delle loro ragioni di vita. All’inizio della prima puntata della docuserie, Harry dichiara che le esistenze sua e di sua moglie sono state rovinate dai paparazzi, proprio come accadde a sua madre, morta al 31 agosto 1997 a Parigi. “Dovevo proteggere la mia famiglia, affinché ciò non riaccadesse. Io sono come mia madre, prendo le decisioni con il cuore. E anche Meghan mi ricorda molto Diana: ha la stessa compassione, empatia e sicurezza”, dice il principe nella serie Netflix. Dove ricorda l’ossessiva presenza dei paparazzi durante le vacanze con i genitori e arriva a paragonare i continui inseguimenti dei fotografi ai danni di Diana agli attacchi razzisti sui web subiti dalla moglie. “È duro vedere un’altra donna che amo attraversare la stessa situazione infernale”, spiega. Meghan come Lady D, insomma, e la presenza ossessiva dei fotografi a scandire il tempo e le loro vite. Un’intrusione reale e tangibile (del resto, è difficile il contrario essendo tra i personaggi più celebri ed esposti al mondo) ma qualche volta strumentalizzata da loro stessi. Come quando accusarono la stampa di aver “rubato” un momento privato nella residenza dell’Arcivescovo Tutu a Cape Town, durante il royal tour che li vide protagonisti nel 2019: quello scatto e la foto di loro due con in braccio il figlio Archie fece il giro del mondo e i duchi di Sussex la bollarono come l’ennesima intrusione della stampa. Peccato che quella foto fosse stata realizzata da una persona del loro team.
“Ma possibile che questi due frignino dalla mattina alla sera perché vorrebbero vivere come persone normali, lontani dai riflettori e dall’attenzione morbosa, e poi siano sempre davanti alle telecamere, seguiti da portavoce che passano veline ai giornali, pagati per fare libri e serie tv sulla loro vita privata, desiderosi di flash e fama?”, prosegue in queste ore Selvaggia Lucarelli. Mentre sui social c’è chi li difende a spada tratta e c’è chi invece sottolinea le contraddizioni estreme della coppia, che brama più privacy ma non fa nulla per starsene lontana dai riflettori. “Come rovinare la festa a Buckingham Palace dopo l’incoronazione e l’attenzione su William, Kate, Carlo e gli altri? Come riportare l’attenzione su di sé, vittima della corona razzista e spietata? Ma ovvio. Dissotterrando lo scheletro di Diana. E chissà, ora qualcuno dirà che vogliono far fuori anche lei e lui”, chiosa tranchant la Lucarelli. “Ma poi manco fossero l’unica coppia celebre al mondo coi paparazzi tra i coglioni. Che lagna quei due madonna santa”. Vittime del sistema o frignoni a caccia di pubblicità e di nuovi contratti milionari, è questo il dilemma.