Il sottosegretario Delmastro si presenta in commissione, il Pd esce per protesta e, così, la destra può tranquillamente bocciare la nuova direttiva Ue sulle emissioni di Co2 dei mezzi pesanti. Così le defezioni sistematiche denunciate dai Dem nella commissione Politiche dell’Ue del Senato diventano un boomerang che permette alla destra di mettersi di traverso rispetto alle nuove regole europee contro le emissioni.
La polemica era iniziata già mercoledì, quando i membri dell’opposizione si sono presentati in 7, contro i 4 della maggioranza. Così gli esponenti dei partiti di minoranza hanno comunque chiesto di votare, ricevendo come risposta il ‘no’ del presidente facente funzioni, il forzista Pierantonio Zanettin, che ha chiesto tempo per stendere il testo da sottoporre in votazione. Immediata la protesta del Partito Democratico: “In Commissione Affari Ue del senato la maggioranza non ha i numeri e impedisce il voto su temi importanti come il lavoro e le emissioni di CO2. L’assemblea è sovrana, venissero a lavorare invece di evitare il voto sul merito. Una vergogna”, aveva denunciato il senatore Filippo Sensi.
Il @pdnetwork al Senato non si siede in Commissione se a rappresentare il governo viene chiamato il sottosegretario Delmastro. Questa mattina abbiamo abbandonato i lavori della Commissione Affari Europei. pic.twitter.com/ngq17ex3uV
— nomfup (@nomfup) May 18, 2023
Ma è stato proprio lui, insieme agli altri rappresentanti Dem, a fornire un assist invitante alla maggioranza in commissione: “Il Pd al Senato non si siede in Commissione se a rappresentare il governo viene chiamato il sottosegretario Delmastro. Questa mattina abbiamo abbandonato i lavori della Commissione Affari Europei”, ha scritto in un tweet confermando la linea tenuta dal partito dopo l’inchiesta che vede coinvolto Delmastro sul caso dell’anarchico Cospito. Questa volta, però, la mossa di principio non è stata premiata: gli esponenti della maggioranza si sono invece presentati compatti e hanno così potuto votare il ‘no’, con ben 11 voti di maggioranza, alla nuova direttiva Ue, chiedendo di rivedere i tempi e stabilire un piano di incentivi. Una risoluzione definita proprio dai Dem il giorno prima un “tema importante”. Il testo dell’Ue prevede infatti uno stop agli autobus entro il 2030 e un taglio sostanziale degli altri mezzi pesanti entro il 2040.
E la Lega si prende i meriti: “Si rispedisce all’Europa – si legge in una nota – il regolamento con una proposta contraria e motivata. La strada da percorrere deve essere realistica e non a scapito della nostra economia”. Il documento approvato dalla Commissione ha una doppia funzione: è un parere motivato al Parlamento europeo che potrebbe contribuire a bloccare, insieme ad altri Paesi, la proposta di regolamento ed è al tempo steso un atto di indirizzo interno per il governo. Nel documento viene spiegato che la proposta non è rispettosa “dei principi di sussidiarietà e proporzionalità“. Secondo i parlamentari di maggioranza, la sussidiarietà sarebbe violata perché nei documenti della Commissione europei non sono “adeguatamente dimostrati né la necessità dell’intervento europeo, né il suo valore aggiunto”. Mentre la violazione della proporzionalità riguarda l’introduzione di “pesanti oneri di adeguamento alla nuova normativa, senza sufficienti giustificazioni per i costruttori, per il settore della produzione e distribuzione dei carburanti tradizionali, e per le filiere dei biocombustibili avanzati”.