Cultura

‘Al-Najdi, storia di un marinaio’ di Taleb Alrefai racconta un Kuwait perduto

di Federica Pistono*

La narrativa del Kuwait, come quella degli altri paesi della Penisola arabica, è piuttosto recente e quasi ignota al lettore occidentale. Come altre aree del Golfo, il Kuwait ha assistito a un repentino mutamento dello stile di vita, con il passaggio da una società tradizionale a una decisamente moderna e tecnologica. Con la scoperta del petrolio, la società kuwaitiana si è trasformata, abbandonando la struttura tribale e gli antichi mestieri legati alle risorse offerte dal mare, come la pesca, la raccolta delle perle e la costruzione di barche.

Legato al passato marinaresco del Kuwait è Taleb Alrefai, scrittore kuwaitiano nato nel 1958, autore di romanzi e raccolte di racconti, vincitore di diversi premi letterari. In traduzione italiana è giunto recentemente il suo romanzo Al-Najdi, storia di un marinaio (MR Editori, 2022, traduzione di A. D’Esposito). L’opera si presenza come la biografia romanzata di un moderno Sindbad, il comandante Ali Al-Najdi, uno dei capitani di marina più famosi della storia del Kuwait, scomparso tra i flutti di fronte alle coste della Penisola arabica.

Il romanzo segue le ultime ore della vita di Ali Al-Najdi nella sua estrema avventura in mare. Allo stesso tempo, ripercorre la storia del Paese dalla nascita del protagonista, nel 1907, fino alla sua morte, avvenuta in una sera di febbraio del 1979. Muovendosi tra passato e presente, la storia racconta la vita di Al-Najdi, ma anche la relazione intima e profonda, irrimediabilmente perduta, tra i kuwaitiani e il mare. Lo sguardo di Al-Najdi bambino, imbarcato a 14 anni su un dhow, svela al lettore l’estenuante lavoro subacqueo dei pescatori di perle, mentre le meditazioni nostalgiche del marinaio settantenne raccontano le trasformazioni che hanno interessato la società e il paesaggio del Paese con lo sfruttamento delle risorse petrolifere, a partire dal 1950. Una vita, quella del protagonista, dedicata alla costruzione delle barche, alla raccolta delle perle e alla pesca, un’esistenza trascorsa navigando tra i porti dell’India e le coste di Zanzibar, una realtà intessuta di pericoli, come gli squali o il terribile darbat, un vento che si leva all’improvviso, scatenando devastanti tempeste…

Tutto questo, però, è già cambiato alla fine degli anni Settanta: la raccolta delle perle è stata messa da parte con la scoperta delle perle artificiali, la pesca e la costruzione dei pescherecci sono attività ormai quasi del tutto abbandonate dalla popolazione, che ha ormai a disposizione la nuova vita offerta dalla ricchezza prodotta dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Il romanzo narra, dunque, una storia d’amore tra il capitano e il mare. Al mare, infatti, il protagonista ha consacrato l’intera vita, dopo aver trovato insopportabile il soggiorno in città. In tutta la sua esistenza, non ha mai smesso di sentire la voce delle acque, con le quali ha sempre mantenuto un legame misterioso e indecifrabile. Un richiamo oscuro e incessante, “Vieni!”, lo attanaglia infatti fin dall’infanzia, spingendolo sull’acqua salata e continuando a echeggiare nelle sue orecchie fino all’ultimo giorno della sua vita.

La storia si svolge nell’arco di una sola giornata. Al-Najdi è ormai un uomo anziano, marito, padre e nonno amato e rispettato, custode di un modo di andare per mare che non esiste più. Rispondendo per l’ultima volta al richiamo del mare, il capitano s’imbarca, con due amici, per una battuta di pesca. Mentre ripensa ai suoi viaggi per mare intorno alla Penisola arabica, alcuni dei quali compiuti in compagnia del famoso marinaio australiano Alan Villiers, il protagonista ricorda le proprie leggendarie avventure e, seguendo i fili della memoria, svela agli occhi del lettore un mondo magico e scomparso per sempre. Nel frattempo, si scatena una burrasca: il vento si leva improvviso, ululando, mentre immense onde nere s’innalzano intorno al piccolo yacht sul quale Al-Najdi compie la sua ultima escursione. “Il mare ti prenderà per sempre!”. Questo era stato l’avvertimento del nonno che, tanti anni prima, aveva messo in guardia Ali dai pericoli del mare.

* Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba