Il ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto risponde ‘no grazie’ alla proposta di Elly Schlein per far fronte al disastro che ha colpito l’Emilia-Romagna. Intervistata da Repubblica, la segretaria del Pd ha sostenuto che nell’ambito delle modifiche al Pnrr, e considerato che “c’è chi dice che non potremo spendere tutte le risorse, avrebbe senso mettere più fondi sulla prevenzione del dissesto idrogeologico“. Il ministro, che era al Forum internazionale ‘Verso Sud’ di Ambrosetti, ha replicato che il Recovery, in cui sono previsti 2,5 miliardi per i progetti in materia di gestione e riduzione dei rischi, “ha un percorso differente, all’interno ci sono risorse per il dissesto ma sono per progetti già specifici“. Per di più va detto che, come tutti i giornali stanno spiegando in questi giorni, a mancare non sono tanto le risorse quanto la capacità di spenderle: dal 1999 a oggi, stando al monitoraggio dell’Ispra, su 11mila progetti finanziati solo 4.800 sono stati ultimati. In 20 anni (e 14 governi) sono stati investiti per la riduzione del rischio idrogeologico solo 7 miliardi a fronte dei 26 necessari secondo la Corte dei Conti.
Per Schlein sul dissesto non bisogna “dividersi” perché “il problema della criticità idrogeologica non è di oggi ma non può più aspettare”. L’argomento lo conosce bene perché, nei due anni da vice del governatore Stefano Bonaccini, aveva anche la delega alla Transizione ecologica e al Patto per il clima sottoscritto nel 2020 con le parti sociali. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano, quell’intesa prevedeva anche una legge regionale per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici che non è mai stata approvata. La Corte dei Conti, come ha scritto Open, ha poi rilevato “la mancata realizzazione da parte dell’Amministrazione regionale, in un arco di tempo durato oltre un decennio, dell’opera di sistemazione idrogeologica per l’importo di circa 55 milioni, oltretutto finanziato interamente dallo Stato, che ha determinato la restituzione di detta somma al bilancio del ministero”. Insomma: anche in questo caso il problema sono stati i soldi disponibili ma non spesi.
In un’intervista del dicembre 2021 a Pandora rivista Schlein, dopo aver spiegato che la Regione voleva “continuare a investire risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico, nella consapevolezza che prevenire costa meno che intervenire ex post sull’emergenza”, aveva messo le mani avanti: “Ci siamo dotati di una strategia per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma bisogna anche sottolineare che la Regione da sola non ce la farà se il Governo nazionale non investe molte più risorse di quelle attuali”. Ora la segretaria dem ribadisce che “servono politiche di adattamento e mitigazione, serve finalmente un piano nazionale sul dissesto idrogeologico”. Ce n’è uno risalente al 2019, ProteggItalia. Nei giorni scorsi il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci ne ha annunciato uno nuovo “entro otto mesi o un anno” perché ora che “il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia ci vuole un approccio ingegneristico diverso, nulla sarà più come prima”.