I giudici della Corte Suprema spagnola hanno respinto la richiesta dell’ex compagno dell'artista, che aveva avviato una guerra legale con l'obiettivo di riconoscere i quattro figli della ex coppia come fratelli. Per i magistrati la convivenza tra i quattro minori non è sufficiente per determinare automaticamente un rapporto ufficiale di paternità in caso di mancanza di legame biologico
La Corte Suprema spagnola ha dato ragione a Miguel Bosé: i giudici hanno infatti respinto la richiesta dell’ex compagno, lo scultore Ignacio Palau, che aveva chiesto di riconoscere i quattro figli della ex coppia come fratelli tra di loro – nati da due madri surrogate diverse – e dunque come prole di entrambi i partner. Alla fine, il mancato legame biologico ha prevalso e a nulla sono valsi i tentativi di Palau di tenere legata almeno burocraticamente la famiglia: “Quello che voglio è che i nostri figli stiano uniti, perché sono cresciuti insieme per otto anni come fratelli”, aveva spiegato nell’ottobre del 2020 annunciando la causa contro Bosé.
La situazione è piuttosto complicata e al centro di tutto c’è il destino di due coppie di gemelli figli biologici: i primi sono quelli del cantante italo-spagnolo, nati all’inizio del 2011; i secondi del suo ex compagno, nati sette mesi dopo. Entrambi erano ricorsi alla maternità surrogata in America ma nonostante la loro storia d’amore durasse da oltre due decenni, non avevano pensato né di unirsi civilmente né di adottare i rispettivi figli. Così, quando la relazione tra Bosé e Palau finì dopo ventisei anni (per altro non nel migliore dei modi e con diversi strascichi giudiziari), il cantante si trasferì a Città del Messico con undici valigie, i due figli biologici e un obiettivo: ricominciare un’altra vita lontano dalla Spagna, dove l’Agenzia dell’Entrate in quel periodo rivendicava un credito di quasi due milioni di euro a causa di tasse arretrate.
Il tutto nel clamore generale dell’opinione pubblica, visto che in quel momento emerse per la prima volta la lunga relazione tra i due, tenuta incredibilmente nascosta ai media nonostante da anni lo scultore avesse affiancato l’artista in molte occasioni pubbliche e la loro storia fosse sulla bocca di tutti. Fu in quel momento che Palau si rivolse ai giudici non per chiedere soldi ma per fare in modo che i quattro minori venissero riconosciuti come fratelli. Un’opzione respinta da Bosé, cui i giudici pochi giorni fa hanno dato ragione: secondo la Corte, il fatto che i quattro minori avessero convissuto in virtù della relazione dei loro genitori non è sufficiente per determinare automaticamente un rapporto ufficiale di paternità in caso di mancanza di legame biologico.
Poi concludono: “Il rigetto della presunta filiazione non priva i figli dei loro diritti né lede la loro identità”, in quanto non impedisce loro di “mantenere legami con le persone con cui hanno stabilito una relazione affettiva”. Insomma, anagraficamente non saranno mai fratelli ma potranno, continuare a considerarsi tali. Se lo vorranno.