Dopo essere stata approvata con voto unanime alla Camera, la proposta per la nascita di una commissione bicamerale parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori si complica in Senato. A rendere più difficile l’iter è la richiesta di svolgere audizioni prima di procedere all’esame e alla votazione del testo. È il senatore Marco Lisei di Fratelli d’Italia ad avanzare questa istanza per avere la certezza “che sia in corso un’indagine della Procura di Roma”, si legge dal verbale della seduta e che “ritiene quindi opportuno udire, per esempio, l’autorità giudiziaria competente (…) anche solo per sapere se l’inchiesta è effettivamente in corso”. Il termine per le persone da ascoltare (non più di due per ogni gruppo) è fissato entro il 23 maggio.
“Ma perché?“, si chiede il fratello di Emanuela Pietro Orlandi che comunque rivolge “un plauso ai deputati e presidente della Camera per la volontà nel pretendere all’unanimità, in tempi brevissimi, l’approvazione per la Commissione d’inchiesta.. La giustizia merita rispetto”.
“Credo che le polemiche dei giorni scorsi – aveva scritto qualche giorno fa sul suo profilo Facebook – create ad arte, e gli imbarazzanti appelli di un certo giornalismo a deputati e senatori a trovare il modo per “cassare questa commissione insensata”, abbiano sortito l’effetto desiderato. Purtroppo dopo il Campidoglio (che ha negato l’autorizzazione per il sit-in in occasione dei 40 anni dalla scomparsa, nda) anche al Senato qualcuno evidentemente preferisce non incrinare certi rapporti con la Santa Sede e mette un freno all’approvazione della commissione trovando appigli per perdere tempo, ritardare, e forse cancellare”. “Sono amareggiato”, conclude il fratello della 15enne cittadina vaticana inghiottita dal nulla il 22 giugno del 1983.