Costruire nuovi edifici o ampliare i volumi esistenti in zone ad alto rischio alluvionale? Da domani in Liguria si potrà, a patto di rispettare “opportune misure o accorgimenti tecnico-costruttivi”. Mentre la confinante Emilia-Romagna piange i morti e conta i danni causati dalle esondazioni, la giunta presieduta da Giovanni Toti sceglie di allentare (ancora) i vincoli contro la cementificazione proprio sui territori più fragili. L’occasione è il nuovo schema di regolamento sull'”attuazione dei Piani di bacino distrettuali per le aree a pericolosità da alluvione fluviale o costiera”, approvato l’11 maggio scorso con l’obiettivo – si legge nelle premesse – di “conciliare le esigenze di sviluppo con la difesa del territorio dal dissesto idrogeologico” e trasmesso al Consiglio regionale per il parere obbligatorio della Commissione Ambiente. L’atto declina a livello regionale il Piano di gestione del rischio alluvioni (Pgra) del distretto idrografico dell’Appennino Settentrionale, aggiornato nel 2021 dalla competente Autorità di bacino. Ma aggiunge due categorie di rischio “inedite“, che in quel piano non esistono, e sembrano fatte apposta per aggirare i vincoli idrogeologici nelle zone tutelate. Vediamo perché.
Nel Prga i territori intorno ai bacini fluviali o sulla costa sono classificati in tre categorie di rischio: aree P3, a pericolosità da alluvione elevata, P2, a pericolosità media, e P1, a pericolosità bassa. Solo nelle aree P1, secondo le direttive del piano, “sono consentiti gli interventi previsti dagli strumenti urbanistici”, mentre nelle aree P2 e P3 devono essere vietati o fortemente ristretti. Il regolamento approvato dalla giunta Toti, però, individua all’interno delle classificazioni P2 e P3 due inedite sotto-classificazioni, P2_0 e P3_0, definite “aree inondabili a minor pericolosità relativa“. Cosa significa? È presto detto: nelle “porzioni di aree a pericolosità da alluvione fluviale elevata P3 e media P2 all’interno delle quali i massimi battenti idraulici“, cioè l’altezza massima dell’acqua stimabile in caso di inondazione, “e le velocità massime della corrente di esondazione” siano inferiori a certe soglie, i vincoli delle relative categorie non si applicano. E quindi diventano possibili “interventi di nuova edificazione e di ampliamento degli edifici esistenti“. Non si tratta di porzioni di territorio residuali: le nuove regole, riporta Il Secolo XIX, trasformeranno ad esempio in “P3_0” circa il 30% del territorio oggi in zona rossa nel territorio della Spezia, la città che peraltro ha il record regionale di consumo di suolo (per un totale di 7,67 ettari cementificati) tra il 2020 e il 2021, secondo il rapporto nazionale Ispra pubblicato lo scorso anno.
Il blitz della giunta ha innescato reazioni forti da parte delle associazioni ambientaliste e delle opposizioni in Consiglio regionale. Nel regolamento, scrivono in un comunicato congiunto Legambiente, Italia nostra, Lipu e Wwf, “si cerca di far passare il concetto che esista un rischio minore nel costruire e fare interventi di varia natura accanto a fiumi, torrenti e rivi a seconda della loro portata. Tutto ciò è reso ancora più grave dal fatto che esattamente qualche giorno sia successo quello che abbiamo sotto gli occhi e che per fortuna questa volta ha risparmiato il territorio ligure, ancora più fragile e ancora più cementificato” di quello emiliano-romagnolo e colpito da numerose e intense alluvioni negli ultimi anni. “Le associazioni”, prosegue la nota, “ritengono che non è questo il nuovo modo di vedere il territorio che dovrebbe caratterizzare una politica di prevenzione, di tutela e di regolamentazione delle aree a rischio. Per questo chiedono con forza alla giunta regionale di ritirare questo provvedimento, riservandosi di compiere tutte le azioni necessarie affinché il grado di rischio per il territorio e per le popolazioni non venga ulteriormente alzato“.
Promette battaglia anche la lista Sansa, gruppo di opposizione in Consiglio regionale che già prima del disastro in Romagna aveva criticato lo schema di regolamento: permettere di costruire nelle aree ad alto rischio “è una scelta assurda, pericolosa, in una regione come la Liguria dove le alluvioni hanno già portato devastazioni e morti”, attacca Ferruccio Sansa, capogruppo e sfidante di Toti alle ultime regionali. “È ancora più assurdo”, aggiunge, “varare questa disciplina proprio nei giorni in cui la tragedia dell’Emilia-Romagna dimostra che è necessario adottare norme più severe e non più permissive. È ancora più insensato in una regione come la nostra che ha già il primato di suolo consumato e di case sfitte. È sempre la stessa logica che in Liguria, vince da decenni: prima il profitto, poi la sicurezza. La lista Sansa metterà in atto qualsiasi iniziativa, qualsiasi forma di protesta e ostruzionismo per evitare che queste norme siano approvate”, annuncia. E attacca direttamente il governatore: “Toti su Instagram continua a mandare messaggi di solidarietà alla popolazione dell’Emilia-Romagna, peccato che poi in Liguria abbia appena dato il via alla possibilità di costruire nelle zone inondabili. Pietà e cemento“.