La decrescita è la sola strategia che può limitare gli effetti del cambiamento climatico
Quante volte abbiamo sentito parlare di crescita sui mezzi d’informazione come l’unico parametro che ci porterebbe al benessere? E quante volte abbiamo sentito bollare come folli coloro che parlavano invece di decrescita? La realtà è che sempre più scienziati stanno rendendosi conto che senza un cambio di passo non potremo contrastare il cambiamento climatico in atto, fenomeno che colpisce in modo particolarmente grave un paese fragile dal punto di vista idrogeologico come il nostro. L’Italia dovrebbe essere in prima linea per contrastare le emissioni di CO2, visto che siamo tra coloro che ne subiscono principalmente le conseguenze. Un maggiore riscaldamento globale porta a maggiore evaporazione dell’acqua, che poi ricade in modo torrenziale come accaduto in Romagna recentemente.
In questi giorni si sta tenendo presso il parlamento europeo la V conferenza “Beyond Growth”, oltre la crescita. Una società basata sulla post crescita è una necessità ineludibile, non solo contro il cambiamento climatico, tanto che anche Ipcc (Intergovernative Panel on Climate Change) ha iniziato a includere la decrescita nei suoi scenari per limitare il riscaldamento globale, ma soprattutto perché le risorse del pianeta hanno dei limiti che in molti casi abbiamo già superato.
Non tutti sono consapevoli che gli studi in questo settore nascono proprio in Italia, a Roma, grazie ad Aurelio Peccei, una personalità eclettica e di grande spessore. Peccei, come dirigente della Fiat, aveva lavorato in America Latina. Questa esperienza gli aveva portato a realizzare come il mondo occidentale stesse avvicinandosi a limiti insuperabili. Insieme a un gruppo di intellettuali di altri paesi fondò il “club di Roma” nel 1972, e il rapporto che avevano commissionato, “i limiti della crescita”, vendette oltre 10 milioni di copie.
Gli studi del club di Roma, come tutti quelli sulla decrescita, ricevettero delle feroci critiche dalla politica, anche a causa del titolo infelice della traduzione italiana (“i limiti dello sviluppo”) e le previsioni sull’esaurimento delle risorse furono bollate come catastrofiste.
Chi critica la necessità della decrescita osserva che le risorse minerarie non si sono esaurite come previsto negli anni ‘70, ma con le nuove tecnologie è stato possibile accedere ad esempio a giacimenti di petrolio sempre più in profondità e a riserve di gas prima inesplorati (il cosiddetto “shale gas”). Questo però è stato solo un palliativo. Anche se la disponibilità di energia fosse teoricamente infinita e da proveniente da fonti ad emissioni zero, rimarrebbe comunque il limite del consumo di materiali.
Secondo alcune stime, in Europa, il nostro consumo di materiali raggiunge qualcosa come 13 tonnellate pro-capite annue. Come dire che ogni cittadino europeo in media usa risorse pari al peso di tre elefanti africani. Ogni anno. È sostenibile questo? Secondo Ispra, il 95% della plastica presente nel rifiuti solidi urbani deriva da imballaggi. Davvero non la possiamo ridurre?
Se consideriamo il peso di tutti i mammiferi presenti sul pianeta, noi umani ne rappresentiamo il 36% e gli animali che alleviamo, soprattutto per cibarcene, sono un altro 58%. Quelli selvatici, che comprendono ad esempio elefanti, balene e roditori sono meno del 6%. Il 70% del peso degli uccelli presenti sul pianeta sono i polli di allevamento. La perdita di biodiversità che stiamo causando è un problema persino più grande del cambiamento climatico.
Una critica strumentale è che le strategie di decrescita colpirebbero in particolare paesi in via di sviluppo, arrestando la loro ricerca di un minimo benessere. In realtà, i paesi in via di sviluppo sono un problema marginale per il cambiamento climatico. Infatti, il 10% della popolazione più ricca è responsabile per il 49% delle emissioni, con l’1% più ricco addirittura del 17% totale, mentre il 50% della popolazione meno ricca emette solo il 12% dei gas climalteranti. Non occorre intervenire sui consumi dei poveri, occorre agire su quelli dei ricchi.
La scienza non dice di costruire più centrali nucleari in Italia (come delira la destra al governo con l’appoggio di Calenda, purtroppo) per produrre più energia e consumare ancora più materiali, nucleare che in Italia tra l’altro non accenderebbe nemmeno una lampadina nei prossimi 20 anni e quindi inutile per contrastare il cambiamento climatico.
La scienza guarda invece con attenzione alle strategie di decrescita. Nature, la più prestigiosa rivista scientifica del mondo, ha pubblicato a dicembre un editoriale di Jason Hickel con un titolo eloquente: “La decrescita può funzionare – ecco come la scienza può aiutare”. Si tratta solo dell’ennesimo articolo sul tema. L’articolo di Hickel indica la strada: ridurre i consumi non necessari, creare nuovi posti di lavoro grazie all’economia verde, aumentare i servizi pubblici, ridurre l’orario di lavoro, cancellare i debiti che non potranno mai essere ripagati dei paesi in via di sviluppo.
Se una fonte autorevole come Nature valuta positivamente questa strategia, indubbiamente la politica non può ignorare che cosa dice la scienza, anche se purtroppo in questo ambiente il pensiero è spesso limitato alla prossima elezione, piuttosto che alla prossima generazione. E quindi c’è una forte opposizione ideologica alla decrescita.
Attenzione alla differenza tra “decrescita” e “recessione”. La decrescita, che possiamo anche chiamare “post crescita” o “decrescita felice”, senza che il concetto cambi, è un processo controllato di adattamento al raggiungimento dei limiti planetari. La recessione è invece un fenomeno caotico che subiscono le società basate sulla crescita, come la nostra appunto, quando la crescita non è più possibile.
Il punto non è se ci piaccia o meno parlare di decrescita. Il punto è che sarà un processo inevitabile che possiamo decidere se subire o gestire. Ma soprattutto, coglierne le opportunità prima che sia troppo tardi.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Gaza, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha accusato Israele di "mettere in serio pericolo l'intero accordo di tregua" dopo la decisione del governo israeliano di rinviare il rilascio di 620 prigionieri palestinesi che avrebbero dovuto essere liberati in cambio del ritorno di sei ostaggi israeliani a Gaza. "Ritardando il rilascio dei nostri prigionieri, il nemico si comporta come un delinquente e mette seriamente in pericolo l'intero accordo" di tregua, ha dichiarato Bassem Naïm, un alto funzionario di Hamas, invitando i mediatori che hanno reso possibile l'accordo, "in particolare gli Stati Uniti", a "fare pressione sul nemico affinché applichi l'accordo e rilasci immediatamente questo gruppo di prigionieri".
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina nella notte tra sabato e domenica, “un record” dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha dichiarato l’aeronautica ucraina, alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala. "Sono stati avvistati nel cielo ucraino 267 droni nemici, il record per un singolo attacco" dall'inizio dell'invasione, ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat, secondo cui 138 sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati "persi" senza causare danni.
In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito ha riferito che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state "colpite", senza fornire ulteriori dettagli. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodynyr Zelensky nell'Ucraina centrale, hanno reso noto le autorità regionali.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.
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Marco Bella
Già deputato, ricercatore in Chimica Organica
Ambiente & Veleni - 20 Maggio 2023
La decrescita è la sola strategia che può limitare gli effetti del cambiamento climatico
Quante volte abbiamo sentito parlare di crescita sui mezzi d’informazione come l’unico parametro che ci porterebbe al benessere? E quante volte abbiamo sentito bollare come folli coloro che parlavano invece di decrescita? La realtà è che sempre più scienziati stanno rendendosi conto che senza un cambio di passo non potremo contrastare il cambiamento climatico in atto, fenomeno che colpisce in modo particolarmente grave un paese fragile dal punto di vista idrogeologico come il nostro. L’Italia dovrebbe essere in prima linea per contrastare le emissioni di CO2, visto che siamo tra coloro che ne subiscono principalmente le conseguenze. Un maggiore riscaldamento globale porta a maggiore evaporazione dell’acqua, che poi ricade in modo torrenziale come accaduto in Romagna recentemente.
In questi giorni si sta tenendo presso il parlamento europeo la V conferenza “Beyond Growth”, oltre la crescita. Una società basata sulla post crescita è una necessità ineludibile, non solo contro il cambiamento climatico, tanto che anche Ipcc (Intergovernative Panel on Climate Change) ha iniziato a includere la decrescita nei suoi scenari per limitare il riscaldamento globale, ma soprattutto perché le risorse del pianeta hanno dei limiti che in molti casi abbiamo già superato.
Non tutti sono consapevoli che gli studi in questo settore nascono proprio in Italia, a Roma, grazie ad Aurelio Peccei, una personalità eclettica e di grande spessore. Peccei, come dirigente della Fiat, aveva lavorato in America Latina. Questa esperienza gli aveva portato a realizzare come il mondo occidentale stesse avvicinandosi a limiti insuperabili. Insieme a un gruppo di intellettuali di altri paesi fondò il “club di Roma” nel 1972, e il rapporto che avevano commissionato, “i limiti della crescita”, vendette oltre 10 milioni di copie.
Gli studi del club di Roma, come tutti quelli sulla decrescita, ricevettero delle feroci critiche dalla politica, anche a causa del titolo infelice della traduzione italiana (“i limiti dello sviluppo”) e le previsioni sull’esaurimento delle risorse furono bollate come catastrofiste.
Chi critica la necessità della decrescita osserva che le risorse minerarie non si sono esaurite come previsto negli anni ‘70, ma con le nuove tecnologie è stato possibile accedere ad esempio a giacimenti di petrolio sempre più in profondità e a riserve di gas prima inesplorati (il cosiddetto “shale gas”). Questo però è stato solo un palliativo. Anche se la disponibilità di energia fosse teoricamente infinita e da proveniente da fonti ad emissioni zero, rimarrebbe comunque il limite del consumo di materiali.
Secondo alcune stime, in Europa, il nostro consumo di materiali raggiunge qualcosa come 13 tonnellate pro-capite annue. Come dire che ogni cittadino europeo in media usa risorse pari al peso di tre elefanti africani. Ogni anno. È sostenibile questo? Secondo Ispra, il 95% della plastica presente nel rifiuti solidi urbani deriva da imballaggi. Davvero non la possiamo ridurre?
Se consideriamo il peso di tutti i mammiferi presenti sul pianeta, noi umani ne rappresentiamo il 36% e gli animali che alleviamo, soprattutto per cibarcene, sono un altro 58%. Quelli selvatici, che comprendono ad esempio elefanti, balene e roditori sono meno del 6%. Il 70% del peso degli uccelli presenti sul pianeta sono i polli di allevamento. La perdita di biodiversità che stiamo causando è un problema persino più grande del cambiamento climatico.
Una critica strumentale è che le strategie di decrescita colpirebbero in particolare paesi in via di sviluppo, arrestando la loro ricerca di un minimo benessere. In realtà, i paesi in via di sviluppo sono un problema marginale per il cambiamento climatico. Infatti, il 10% della popolazione più ricca è responsabile per il 49% delle emissioni, con l’1% più ricco addirittura del 17% totale, mentre il 50% della popolazione meno ricca emette solo il 12% dei gas climalteranti. Non occorre intervenire sui consumi dei poveri, occorre agire su quelli dei ricchi.
La scienza non dice di costruire più centrali nucleari in Italia (come delira la destra al governo con l’appoggio di Calenda, purtroppo) per produrre più energia e consumare ancora più materiali, nucleare che in Italia tra l’altro non accenderebbe nemmeno una lampadina nei prossimi 20 anni e quindi inutile per contrastare il cambiamento climatico.
La scienza guarda invece con attenzione alle strategie di decrescita. Nature, la più prestigiosa rivista scientifica del mondo, ha pubblicato a dicembre un editoriale di Jason Hickel con un titolo eloquente: “La decrescita può funzionare – ecco come la scienza può aiutare”. Si tratta solo dell’ennesimo articolo sul tema. L’articolo di Hickel indica la strada: ridurre i consumi non necessari, creare nuovi posti di lavoro grazie all’economia verde, aumentare i servizi pubblici, ridurre l’orario di lavoro, cancellare i debiti che non potranno mai essere ripagati dei paesi in via di sviluppo.
Se una fonte autorevole come Nature valuta positivamente questa strategia, indubbiamente la politica non può ignorare che cosa dice la scienza, anche se purtroppo in questo ambiente il pensiero è spesso limitato alla prossima elezione, piuttosto che alla prossima generazione. E quindi c’è una forte opposizione ideologica alla decrescita.
Attenzione alla differenza tra “decrescita” e “recessione”. La decrescita, che possiamo anche chiamare “post crescita” o “decrescita felice”, senza che il concetto cambi, è un processo controllato di adattamento al raggiungimento dei limiti planetari. La recessione è invece un fenomeno caotico che subiscono le società basate sulla crescita, come la nostra appunto, quando la crescita non è più possibile.
Il punto non è se ci piaccia o meno parlare di decrescita. Il punto è che sarà un processo inevitabile che possiamo decidere se subire o gestire. Ma soprattutto, coglierne le opportunità prima che sia troppo tardi.
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Cronaca
Il Papa in prognosi riservata: “Condizioni critiche”. Fedeli in ansia, la Casa Bianca: “Preghiamo per lui”. Dimissioni? Aveva detto: “È un ministero ad vitam“
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Fdi e la svolta Usa sull’Ucraina. Il delegato alla convention repubblicana: “Zelensky ostacolo alla pace, ora che c’è Trump basta armi”
Mondo
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Gaza, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha accusato Israele di "mettere in serio pericolo l'intero accordo di tregua" dopo la decisione del governo israeliano di rinviare il rilascio di 620 prigionieri palestinesi che avrebbero dovuto essere liberati in cambio del ritorno di sei ostaggi israeliani a Gaza. "Ritardando il rilascio dei nostri prigionieri, il nemico si comporta come un delinquente e mette seriamente in pericolo l'intero accordo" di tregua, ha dichiarato Bassem Naïm, un alto funzionario di Hamas, invitando i mediatori che hanno reso possibile l'accordo, "in particolare gli Stati Uniti", a "fare pressione sul nemico affinché applichi l'accordo e rilasci immediatamente questo gruppo di prigionieri".
Kiev, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - La Russia ha lanciato 267 droni contro l’Ucraina nella notte tra sabato e domenica, “un record” dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, ha dichiarato l’aeronautica ucraina, alla vigilia del terzo anniversario dell’attacco russo su larga scala. "Sono stati avvistati nel cielo ucraino 267 droni nemici, il record per un singolo attacco" dall'inizio dell'invasione, ha scritto su Facebook il portavoce dell'aeronautica ucraina Yuri Ignat, secondo cui 138 sono stati intercettati dalla difesa aerea e altri 119 sono stati "persi" senza causare danni.
In un comunicato separato pubblicato su Telegram, l'esercito ha riferito che diverse regioni, tra cui Kiev, sono state "colpite", senza fornire ulteriori dettagli. Un attacco missilistico russo ha ucciso un uomo e ne ha feriti cinque a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodynyr Zelensky nell'Ucraina centrale, hanno reso noto le autorità regionali.
Beirut, 23 feb. (Adnkronos/Afp) - I media statali libanesi hanno riferito di attacchi israeliani in Libano, a circa 10 chilometri dal confine meridionale, mentre i fedeli si riunivano a Beirut per il grande funerale del leader di Hezbollah assassinato, Hassan Nasrallah. "Aerei nemici hanno lanciato due raid contro la zona tra Qleileh e Sammaaiyah, nel distretto di Tiro", ha affermato l'agenzia di stampa nazionale ufficiale.
Tel Aviv, 23 feb. (Adnkronos) - Le Idf confermano di aver effettuato attacchi aerei nel Libano meridionale. Uno degli obiettivi era un sito militare di Hezbollah contenente lanciarazzi e altre armi, dove l'esercito afferma di aver individuato attività da parte del gruppo terroristico.
Secondo l'esercito, l'attività di Hezbollah nel sito costituisce una "violazione degli accordi tra Israele e Libano". Inoltre, le Idf affermano di aver colpito diversi altri lanciarazzi di Hezbollah nel Libano meridionale, "che rappresentavano una minaccia per i civili israeliani".
Berlino, 23 feb. (Adnkronos) - Urne aperte in tutte la Germania per le politiche. Quasi 60 milioni di persone voteranno oggi fino alle 18 per scegliere un governo che dovrà fare i conti con il crollo dell'alleanza transatlantica sotto Donald Trump e con le nuove minacce alla sicurezza europea, proprio mentre il modello economico del Paese sta entrando in crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, sarà il capo dell'opposizione conservatrice (Cdu/Csu) Friedrich Merz il nuovo cancelliere: dovrebbe vincere con il 29,5% di voti favorevoli. "Le grandi aspettative rispecchiano le grandi sfide che dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo probabile mandato di cancelliere", ha affermato il settimanale tedesco Der Spiegel. "Una Russia aggressiva, un'America ostile e un'Europa che si sta allontanando: Merz potrebbe essere messo alla prova più duramente di qualsiasi cancelliere della repubblica del dopoguerra".
Merz ha recentemente ammesso che l'effettivo abbandono da parte di Trump delle promesse di difesa europee e l'aggressivo sostegno del suo vicepresidente JD Vance all'estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) annunciavano "cambiamenti tettonici nei centri di potere politico ed economico del mondo". La Germania, ha detto, non ne sarebbe uscita indenne. L'indebolimento della Nato da parte di Trump e il tradimento dell'Ucraina sono "un pugno straziante allo stomaco", ha affermato Ursula Münch, direttrice del think tank dell'Accademia per l'educazione politica in Baviera, in particolare per l'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Merz, che ha "solidarietà e amicizia con gli Stati Uniti nel profondo del suo Dna". "La sfida più grande per la Germania sarà quella di mettere insieme una dimostrazione di forza unita da parte dell'Ue e del Regno Unito".
Secondo i sondaggi, i socialdemocratici del cancellieri Olaf Scholz, si attestano al 15% dei consensi, 10 puntiin meno delle preferenze ricevute 4 anni fa, mentre l'Afd si attesta al 21%, oltre il doppio (era al 10,3%) rispetto al 2021.
Londra, 23 feb. (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato che domani annuncerà un nuovo importante pacchetto di sanzioni contro la Russia. Lo riporta ITV News. "Domani ho intenzione di annunciare il più grande pacchetto di sanzioni contro la Russia dall'inizio del conflitto, per indebolire la sua macchina militare e ridurre le entrate con cui si sta accendendo il fuoco della distruzione in Ucraina", ha affermato il ministro, aggiungendo che Londra "lavorerà con i partner americani ed europei per raggiungere una pace giusta e sostenibile", riconoscendo chiaramente l'Ucraina dev'essere coinvolta".
E' "un momento critico nella storia dell'Ucraina, della Gran Bretagna e dell'intera Europa" - ha detto ancora - Il sostegno all'Ucraina dovrebbe essere "raddoppiato" e si dovrebbe ricercare "la pace attraverso la forza". "Sul campo di battaglia, Londra resta impegnata a fornire un supporto militare di 3 miliardi di sterline all'anno per mettere l'Ucraina nella migliore posizione possibile e siamo pronti a contribuire con truppe britanniche alle forze di mantenimento della pace, se necessario".
(Adnkronos) - “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere oggi 23 febbraio il Vaticano aggiornando sulle condizioni di Papa Francesco ricoverato al Gemelli da venerdì della scorsa settimana.
Ieri sera l’ultimo bollettino diramato dalla Santa Sede sulle condizioni di salute di Bergoglio avevano restituito una situazione in aggravamento con una serie di criticità che i bollettini precedenti non avevano mai evidenziato. Nel dettaglio ieri il bollettino ha riferito che le “condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato" dall’équipe medica che lo ha in cura, “il Papa non è fuori pericolo”.
Ieri mattina, si spiegava, “Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoriaasmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi. Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”. Per Francesco è scattata una maratona di preghiere nelle chiese di tutto il mondo.