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La moglie di Helmut Berger: “Voglio chiarezza sulla sua morte”. E Marina Cicogna racconta: “Chiamò Visconti vecchio fr***o”

Dopo la morte dell'attore l'ex moglie, dalla quale però non aveva mai divorziato, Francesca Guidato parla all'AdnKronos sollevando dubbi sul decesso. Intanto l'iconica produttrice cinematografica Marina Cicogna, lo ricorda in una lunga intervista al Corriere

di Francesco Canino

“Sono sconvolta da questa tragica notizia: ora voglio chiarezza sulla morte di mio marito e su tutto l’ultimo periodo della sua vita in Austria”. Dopo la morte di Helmut Berger, a parlare è Francesca Guidato, che con l’attore austriaco consacrato da Luchino Visconti – con cui ebbe un sodalizio sentimentale e professionale durato fino alla morte del regista, nel 1976 – è stata sposata dal ‘94 al 2007, quando si separò senza però mai divorziare in via definitiva.

Secondo la scrittrice, sceneggiatrice e regista, troppe cose non tornano e ancora non è chiaro quale sia stata la vera causa della morte di Berger, scomparso due giorni fa, a poche ore dal suo settantanovesimo compleanno. “C’è stato molto ostruzionismo per tenermi lontana da lui, nonostante Helmut avesse dichiarato ai media più volte che voleva fossi io a prendermi cura di lui nella sua vecchiaia, negli ultimi tempi però non riuscivo nemmeno a parlarci”, ha rivelato Guidato all’AdnKronos, annunciando di essere pronta a dare battaglia per scoprire le vere cause della morte del marito, anche mobilitando le ambasciate e i consolati di Austria e Italia.

Secondo la donna le cose hanno iniziato a complicarsi un anno fa, quando le comunicazioni tra di loro si sono improvvisamente fatte più rade. La colpa? Dell’entourage dell’attore, uno staff “che non mi piaceva, che non mi rassicurava. Intorno a lui, percepivo un giro di gente non buono. Penso che l’abbiano gestito male. Non so dire cosa sia successo, ma è bene accertarlo”. Poi aggiunge: “I messaggi erano strani, a volte c’era di mezzo un’altra persona che parlava per lui, lui non è mai stato un uomo molto tecnologico. Io ho vissuto con lui in simbiosi per una vita. Non ho bisogno di molte parole per capire quello che gli accadeva”. Ad insospettirla ancora di più, l’annuncio del manager di Berger, che ha definito “inaspettate” le cause della morte: “Non si riesce a capire di cosa sia morto. Non è normale, no?”.

Intanto la notizia della scomparsa dell’attore ha fatto il giro del mondo e in tanti in queste ore parlando di lui. Ribelle, anticonformista, di una libertà assoluta che “a volte sconfinava nella maleducazione”, refrattario al perbenismo. Così lo ricorda, ad esempio, l’iconica produttrice cinematografica Marina Cicogna. Lei e Berger, amici per molti anni, si erano conosciuti sul set alla fine degli anni ’60. “L’ho conosciuto perché Visconti frequentava ‘sto ragazzino. Gli amici di Luchino, Enrico Medioli, Lorenzo Ripoli e altri, erano furibondi”, dice Cicogna in un’intervista al Corriere della Sera. E l’album dei ricordi si apre con uno degli aneddoti più feroci della storia del cinema, che la produttrice narra anche nella sua autobiografia Ancora spero, appena pubblicata da Marsilio.

Durante una vacanza in Grecia, Helmut Berger stava provando molti vestiti in una boutique e Visconti se ne stava seduto fuori dal camerino, con aria annoiata: “La commessa commentò rivolta a Luchino, ‘eh, bisogna avere pazienza con i figli’. Ma quale padre, sbottò Helmut, questo è un vecchio frocio italiano”, rivela Cicogna. Secondo la quale, a sua volta Visconti trattava Berger con una certa crudeltà: “Luchino era già un regista affermato, di una famiglia nobile, Helmut invece era un ragazzetto in cerca di fortuna che fino allora si era arrangiato come poteva. Mi fece venire voglia di conoscerlo il racconto delle sue spacconate divertenti”.

Così tra lei e l’attore nacque un’amicizia, fatta di viaggi e di folli notti (“A Cortina, in una discoteca, lui e Florinda Bolkan erano insopportabili, non volevano mai lasciare la pista da ballo. Non c’erano limiti per lui. Quando perdeva i freni inibitori era impossibile stargli accanto”), interrotta poi dagli eccessi di Berger, che cedette ai demoni della droga e dell’alcol. “È stata la persona più autodistruttiva che abbia conosciuto”, ammette. E le cose si aggravarono quando scoprì che “a parte una casa, non aveva avuto una lira da Luchino, che scriveva un testamento dopo l’altro”. I due erano assieme, in Brasile, quando arrivò la notizia della morte di Visconti, il 7 marzo 1976: “Prese il primo aereo per Roma, andò al funerale e il giorno dopo ritornò in Brasile, sconvolto, senza più un orizzonte davanti a sé. Lui era la vedova, come si definì in quel periodo. Non era attrezzato per affrontare il dolore”. L’amicizia un po’ alla volta svanì ma l’ultimo incontro tra di loro resta indimenticabile: “Era bellicoso, aggressivo, anche pericoloso. L’ultima volta che lo vidi mi buttò in faccia un posacenere di cristallo. Mi faceva tristezza”.

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