Impegnato sul set di “Mare Fuori”, Matteo Paolillo, che interpreta Edoardo, è impegnato contemporaneamente alla promozione del suo primo disco (anche se era già uscito un Ep “Edo” legato al personaggio di Edoardo) dal titolo “Come te” – prodotto dall’amico fidato Lolloflow – che contiene anche “Origami all’alba” (certificato platino) e, naturalmente, la sigla di “Mare Fuori”. “Come te” è un disco ricco sia dal punto di vista musicale che dei contenuti. Si parla di amore, empatia, senso di comunità, della rivalsa di chi viene dalla strada, del valore che si dà alle piccole conquiste, del coraggio di guardare oltre e soprattutto dell’opportunismo (quello altrui) che arriva dopo la fama. L’attore e cantautore si è raccontato a FqMagazine.
“Mi uccide la freddezza di queste persone. Uccide anche il mio creatore”. Sono le parole del brano di apertura. A chi ti riferisci?
Mi riferisco in particolar modo all’arte e alla la poesia che si nutrono dei sentimenti e e dell’umanità. Ma l’arte muore quando c’è freddezza e indifferenza di fronte alla bellezza, così si uccide l’arte stessa e anche l’artista.
“Ho l’anima sporca e la faccia pulita” in “Liberatemi” sembra la tua biografia su Instagram. Ti vedi così?
Si riferisce alla schiavitù del tempo. Puoi combattere contro tutto, ma il tempo non puoi controllarlo. Per questo ci sentiamo spaventati, tristi e impotenti. Mi sono svegliato un giorno e avevo in testa il testo e il bridge. Questo è l’unico pezzo del disco, nato prima della musica.
Hai qualche rimpianto?
No. Ho sempre dato il massimo a tutto quello che stavo facendo. Non ho nemmeno rimorsi sulle scelte che determinano la mia carriera. Penso anche sia giusto che si facciano delle scelte sbagliate perché sono quelle che fanno crescere e fare esperienza.
In “Tonight” accusi “adesso ho tutti addosso e sanno che non mi cercheranno. Quando questi riflettori poi si spegneranno”. Con chi ce l’hai?
Tante persone cominciano stranamente a credere in te, proprio quando le cose stanno andando bene, ma magari avevi bisogno di loro prima. Comodo tornare indietro quando si è mossi da opportunismo. Tante persone spuntano dal nulla, quando nemmeno ti avevano considerato prima, così come si fanno vivi parenti che nemmeno credevi di avere
Ma anche in “Strada” racconti “ci hanno ostacolato un po’ tutti. Mo’ vogliono prendersi i meriti”. Chi sono?
Durante un percorso è normale prendere porte sbattute in faccia o trovare persone che non credono in te, per mille motivi. Non accuso nessuno, sia chiaro. Però se queste stesse persone tornano sui propri passi c’è qualcosa che non va. Mi chiedo perché se prima non credevano in me, adesso sì. Sono e rimango la stessa persona e lo stesso artista, forse con un po’ più esperienza. Ma quello sono. Quindi, ecco che saltano fuori quelli che si prendono meriti che non dovrebbero.
Sei diventato diffidente?
In un primo momento lo sono stato verso tutte le persone che si avvicinavano. Del resto la mia vita è cambiata all’improvviso, dopo il boom di ‘Mare Fuori’. Piano piano col tempo ho imparato a far pace con questa cosa e mi sono aperto. Riconosco le persone che mi vogliono veramente bene.
Conosci il tuo produttore Lolloflow da 7 anni. Cosa ti ha colpito di lui?
Ci siamo incontrati alla scuola di cinema di Roma. Sono una persona sensibile e fuori dal comune, quando ci siamo avvicinati condividevamo la stessa passione e proprio quella ci ha uniti. Lui ha una grande sensibilità, ha talento ed è una persona sincera e molto schietta. È stato presente nella mia vita in tante occasioni in cui avevo bisogno di lui. C’è una amicizia oltre che rapporto lavorativo.
Tra cinema e musica hai inevitabilmente un impatto reale sulla vita delle persone. Ci racconti qualche aneddoto?
Un giorno ero in Piazza Bellini, a Napoli, un ragazzo si è avvicinato e mi ha riconosciuto per ‘Mare fuori’. Mi ha fatto vedere un foglio che attestava il fatto che, qualche giorno prima, era uscito dal carcere di Poggioreale e mi ha detto: ‘Vedendo la vostra serie e sentendo la tua canzone, ho capito che voglio cambiare vita. Ho trovato un lavoro, quindi ho capito cosa voglio avere. Voglio avere una vita onesta’.
Che reazione hai avuto?
Di stupore e felicità perché è incredibile come l’arte possa cambiare la vita. Non è solo intrattenimento, può fare interrogare su se stessi e aiutare a prendere delle scelte. Può essere il migliore amico che non hai avuto. Tutto questo mi ha insegnato come può essere importante l’arte nella vita delle persone.
Il Concertone del Primo Maggio è stato il tuo ‘battesimo di fuoco’, ma hai avuto anche imprevisti tecnici. Perché non ti sei fermato?
Sono abituato a portare avanti lo show fino alla fine, anche in scena finché non c’è lo stop, si va avanti. È deformazione professionale. Ero preoccupato e teso al pensiero di cantare davanti a tutta quella gente. Non ero mai stato su un palco così, nemmeno al Festival di Sanremo perché è in un teatro. Quando sono arrivato sul palco non mi sentivo in cuffia, così ho provato ad affidarmi alle casse spie davanti a me. C’erano dei problemi tecnici, è vero, ma ho sentito il grande calore del pubblico. Mi sono sentito subito a casa, accolto e a mio agio. Non me lo aspettavo assolutamente e tutto questo mi ha stupito.
In quelle ore era circolata anche la fake news di un autografo negato. Che impressione ti ha fatto sentire la potenza dei media?
Mi sono dispiaciuto molto perché ho capito che altri possono mettermi in bocca parole che non ho mai detto e parlare a mio nome (un addetto alla sicurezza, fuori dal camerino avrebbe detto ‘non gli va di fare autografi’, ndr). È stato tutto amplificato e ho ricevuto una attenzione spropositata. Sono un artista e voglio preoccuparmi della mia arte, non di situazioni spiacevoli. Incontro sempre i fan senza alcun problema, del resto noi non facciamo arte per tenercela per noi. Senza pubblico, non esistiamo.
Hai tenuto qualche brano nel cassetto per Sanremo 2024?
Mi sto concentrando su questo disco, vediamo come va. Il Festival è ancora lontano.
Amadeus sta già ascoltando le canzoni però…
Vuol dire che gliele manderò last minute (sorride, ndr).