Nessuno si sarebbe aspettato che la prima settimana di campagna elettorale per le elezioni amministrative in Spagna si sarebbe conclusa con un solo tema al centro del dibattito, l’ETA. Da giorni non si parla d’altro. L’organizzazione terrorista dei Paesi Baschi, che 12 anni fa annunciò la fine della lotta armata e cinque anni fa la sua dissoluzione, è diventata la protagonista dei dibattiti dopo che il partito basco EH Bildu aveva presentato una lista di candidati municipali che includevano 44 ex membri di ETA, compresi sette condannati per delitti di sangue. Bildu è una coalizione di partiti indipendentisti baschi fondata nel 2012, che comprende Eusko Alkartasuna, Aralar, Alternatiba e Sortu, successore di Batasuna, il braccio politico di ETA. È un partito legale, nel cui statuto rifiuta qualsiasi forma di violenza, anche quella terrorista. Di fronte alle durissime critiche del governo, dei collettivi di vittime del terrorismo e dell’opposizione, i sette candidati hanno annunciato che in caso di elezione rinunceranno all’incarico. Tuttavia, il Partito Popolare (PP) ha approfittato della situazione, in particolare la candidata alla Presidenza della Comunità di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, che ha portato la polemica all’estremo. “ETA è viva”, ha detto lo scorso giovedì, inorridendo i familiari delle vittime.

La presenza di ex membri di ETA nelle liste elettorali di Bildu nei Paesi Baschi e in Navarra, denunciata dal Collettivo di Vittime del Terrorismo (Covite), ha colto di sorpresa il presidente del Governo, Pedro Sánchez, che si trovava in viaggio negli Stati Uniti per un incontro con Joe Biden. Dalla Casa Bianca ha affermato: “Esistono cose che possono essere legali, ma che non sono decenti, e questa è una di quelle (…) l’unica cosa che possono apportare queste persone alla vita pubblica è un messaggio di perdono, di riparazione e di pentimento”. Il collettivo Covite ha denunciato subito in un comunicato la gravità della decisione del partito definendola “un pericolo per la democrazia”. Con le dichiarazioni di Sánchez, il governo sperava di chiudere la questione il prima possibile e di ritornare alle promesse elettorali. Al contrario, era solo l’inizio di una polemica che ha assunto fin da subito scopi elettorali. Il Partito Popolare, attraverso il suo dirigente Alberto Nuñez Feijoó, non ha tardato a ricordare pubblicamente gli accordi del governo con Bildu che durante la legislatura hanno permesso di adottare leggi importanti: l’ultima fra tutte, quella sulla casa. Il partito ultra Vox, invece, per l’ennesima volta ha chiesto a gran voce di rendere illegale il partito basco.

Di fronte alle critiche, Bildu ha fatto marcia indietro. In una lettera pubblicata nel giornale Naiz, i sette ex membri di ETA condannati per delitti di sangue e presenti nelle liste elettorali hanno annunciato che rinunceranno all’incarico nel caso venissero eletti. Alla decisione dei membri di Bildu, è seguita la risposta della giustizia, interpellata dall’associazione di vittime Dignità e Giustizia sull’inclusione di ex terroristi nelle liste, che ha confermato l’eleggibilità dei candidati dato che avevano già scontato la loro pena e gli anni di inabilitazione. Di nuovo, quando si credeva possibile voltare pagina e abbandonare la polemica, i toni si sono inaspriti, soprattutto con l’insistenza di Isabel Díaz Ayuso che reclama la messa al bando di Bildu, esattamente come fa Vox. Tuttavia gli stessi popolari escludono questa possibilità dato che la giustizia si è già pronunciata al riguardo, stabilendo che il partito basco è una formazione democratica. In un incontro con i giornalisti, Ayuso ha difeso così la sua posizione: “Bildu non sono gli eredi di ETA; è ETA (…) ETA è viva, è nel potere, vive dei nostri soldi, minaccia le nostre istituzioni, vuole distruggere la Spagna, e privare a milioni di spagnoli dei loro diritti costituzionali”.

Le dichiarazioni della presidenta hanno inorridito le vittime del terrorismo che non sono rimaste in silenzio. Pablo Romero, giornalista, figlio del tenente colonello Juan Romero Álvarez assassinato da ETA nel 1993 a Madrid, ha scritto in un tweet, rivolgendosi ad Ayuso: “La smetta di dire queste atrocità. Mi risparmi il dolore di sentire che ETA continua a vivere. Glielo chiedo per favore, se davvero vuole rispettare le vittime del terrorismo che lottano per la memoria e per la giustizia”. Anche Consuelo Ordoñez, presidente di Covite e sorella di Gregorio Ordoñez, deputato popolare del parlamento basco assassinato da ETA a San Sebastian nel 1995, ha risposto alla candidata del PP. “È la banalizzazione allo stato puro, non rispettano i morti, non rispetteranno i loro familiari”. Alle critiche si è unita anche Maria Jauregui, figlia di Juan Maria Jauregui, politico socialista assassinato da ETA nel 2000 a Tolosa, che ha criticato Ayuso per la mancanza di rispetto verso le vittime: “Non vale tutto in politica. È indecente”, ha dichiarato.

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