La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del procedimento in cui Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio per aver rivelato al compagno di partito Giovanni Donzelli il contenuto di un documento riservato (una scheda di sintesi della polizia penitenziaria) sul caso di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico al 41-bis e per mesi in sciopero della fame. Il gip, però, ha scelto di non accogliere subito la richiesta di archiviaizone, fissando per luglio un’udienza in cui verranno ascoltate le parti: solo al termine deciderà se archiviare, ordinare nuove indagini o la formulazione di un’imputazione coatta. “Ho sempre avuto fiducia, me lo aspettavo, l’ho sempre detto. Sono rasserenato dalla richiesta della Procura della Repubblica”, dice il sottosegretario all’AdnKronos. “Chiunque mischi, nel bene o nel male, politica con processo penale, compie un errore. L’unica cosa certa è che io ho operato secondo coscienza e correttamente“.

Una nota dell’ufficio inquirente romano precisa però che “la richiesta di archiviazione riconosce l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo ed è fondata sull’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”. In sostanza, sembra di capire, Delmastro non avrebbe potuto condividere con Donzelli (suo coinquilino e amico di lunga data) la relazione che descriveva i colloqui di Cospito con alcuni boss mafiosi detenuti al carcere duro, ma non è punibile perché era convinto in buona fede di non stare violando la legge che disciplina la segretezza degli atti. L’errore su legge extrapenale richiamata dalla norma penale – come accade nella fattispecie di violazione di segreto – è infatti un’eccezione al principio generale secondo cui l’ignoranza della legge penale non scusa. La ricostruzione dei pm sconfessa in ogni caso la tesi espressa più volte dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, secondo cui il documento non era segreto “tout court.

Il fascicolo era stato aperto grazie a un esposto presentato dal leader dei Verdi Angelo Bonelli in seguito al discorso, pronunciato il 30 gennaio in Aula a Montecitorio, in cui Donzelli aveva accusato i colleghi del Pd che erano andati a fare visita a Cospito di “stare dalla parte dei terroristi con la mafia citando stralci di conversazioni durante l’ora d’aria tra l’anarchico e gli “uomini d’onore”, contenute in una scheda di sintesi del Nic (il Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria) trasmessa al Dap (il Dipartimento carceri del ministero). Dopo le polemiche, il deputato di FdI si era difeso dicendo che quell’atto sarebbe stato “consultabile da qualsiasi deputato“. Quando però a chiederlo sono stati tre deputati di opposizione (Bonelli, Marco Grimaldi e Riccardo Magi), il ministero lo ha negato, trasmettendone solo un piccolo estratto (tre pagine su almeno 54), dai contenuti corrispondenti a quelli citati da Donzelli in Aula.

“Apprendiamo che, nel chiedere l’archiviazione nei confronti del sottosegretario Delmastro, la Procura di Roma “riconosce l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo” e “‘l’assenza dell’elemento soggettivo del reato, determinata da errore su legge extrapenale”. Quindi: avevamo ragione noi quando dicevamo che le informazioni date da Delmastro all’onorevole Donzelli erano coperte da segreto ed erano riservate e torto il ministro Nordio che ha sostenuto invece non esserlo”, dice la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani, una dei parlamentari chiamati in causa da Donzelli (insieme a Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai. “Delmastro però, laureato in legge, avvocato penalista e sottosegretario alla Giustizia con deleghe al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, non conosce la legge, oppure la conosce ma non è consapevole dell’uso che può farne”, attacca.

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