In Turchia il candidato dell’opposizione, Kemal Kilicdaroglu, ha finalmente trovato una strategia per il secondo turno delle elezioni. I toni conciliatori, i video dalla cucina arredata in maniera spartana e le foto di gruppo hanno lasciato il posto a discorsi più nazionalisti e anti-migranti, pronunciati dal palco e dal suo ufficio, mentre i leader della coalizione sono stati messi in secondo piano. Il cambio di passo del candidato presidente è arrivato dopo il licenziamento di una parte dello staff della comunicazione e un imbarazzato silenzio sugli errori commessi la notte delle elezioni. Diversi esponenti dell’opposizione hanno pubblicamente dato per vittorioso Kilicdaroglu sulla base di un conteggio errato, annunciando un risultato che non si è mai concretizzato e che ha rafforzato invece la credibilità del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan. La questione però è stata accantonata presto, mentre si è continuato a discutere di brogli, errori nei conteggi e di nuove alleanze. A cercare di allargare il proprio bacino elettorale è soprattutto l’opposizione, che ha bisogno di recuperare la differenza di voti con il suo sfidante. Erdogan ha ottenuto il 49.5 per cento delle preferenze al primo turno contro il 44 per cento di Kilicdaroglu, che punta adesso a quel 5% di voti ottenuti il 14 maggio dal terzo candidato, Sinan Ogan.

Ogan è l’esponente di un’alleanza formata da partiti ultra-nazionalisti e ha presentato delle specifiche richieste al leader dell’opposizione in cambio del proprio sostegno. Tra queste vi sono la presa di distanza dai filo-curdi della Sinistra verde, considerati da Ogan dei terroristi, e il rimpatrio dei migranti siriani. Ad oggi non è ancora chiaro se Kilicdaroglu accontenterà o meno tutte le richieste del leader ultra-nazionalista, ma intanto ha deciso di puntare su discorsi particolarmente nazionalisti e xenofobi messi fino a questo momento in secondo piano. Il candidato dell’opposizione si era espresso già in passato contro i migranti siriani, promettendo di raggiungere un accordo con Damasco per organizzarne il rimpatrio, ma nei suoi ultimi discorsi ha reso questo tema ancora più polarizzante. Secondo il candidato presidente, i migranti rappresentano un vero e proprio problema di sicurezza nazionale, perché possono diventare una “macchina del crimine” se la lira dovesse continuare a perdere valore a causa delle politiche monetarie di Erdogan. Quest’ultimo è stato anche accusato da Kilicdaorglu di aver svenduto il paese all’Unione europea accettando dei soldi in cambio di un’accoglienza senza fine di migranti e rifugiati e di non essere quindi in grado di proteggere “l’onore e i confini” della Turchia.

Con questi discorsi Kilicdaroglu spera di accattivarsi l’elettorato di Ogan ma anche quella parte degli elettori conservatori che non è andata a votare al primo turno. Secondo i dati ufficiali, nelle aree a maggioranza curda la partecipazione al voto è stata più bassa rispetto alle passate elezioni, per cui c’è ancora un bacino di preferenze su cui poter contare al secondo turno e che potrebbe essere attratto da discorsi più nazionalisti. Non tutta la popolazione curda condivide i valori della Sinistra verde: una parte si riconosce negli ideali nazionalisti e religiosi piuttosto che in un’appartenenza etnica, ma potrebbe essere ugualmente restia a votare per il presidente uscente. Per il candidato dell’opposizione però è anche importante ottenere il sostegno dei giovani. In questa tornata elettorale ben 5.2 milioni di elettori si sono recati a votare per la prima volta e altri ancora lo faranno in occasione del ballottaggio. Per accattivarsi il sostegno di questa fascia della popolazione, Kilicdaroglu ha puntato fin dall’inizio sull’uso dei social – anche per aggirare il controllo imposto dal governo sui media tradizionali – ma in questi ultimi giorni è anche apparso su alcuni canali molto popolari tra la GenZ, affiancandosi a influencer e altri personaggi che riscuotono successo tra i più giovani. Kilicdaroglu ha poi avuto una conversazione telefonica con Ahmet Sonuc, un influencer della piattaforma di streaming Twitch noto per i suoi discorsi nazionalisti.

A livello mediatico Kilicdaroglu ha anche deciso di presentarsi da solo nei suoi interventi pubblici per trasmettere l’immagine di un leader forte e in grado di guidare il paese da solo. Da qui anche la scelta di girare i video più recenti nel suo ufficio anziché nella modesta cucina della sua abitazione, set usato con costanza nella prima fase della campagna elettorale. Tutti questi cambiamenti servono a trasmettere un’immagine più forte e decisa del candidato presidente, già considerato un personaggio poco carismatico e meno deciso rispetto al proprio avversario. Il Kilicdaroglu più mite e conciliatore della prima fase sembra aver lasciato il posto a un candidato dai toni più veementi e nazionalisti. A discapito dei migranti e forse anche dei curdi.

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