Il giudice delle indagini preliminari di Trento ha respinto per quattro magistrati vicentini la richiesta di archiviazione, ordinando alla Procura di formulare un capo di imputazione per omissione d’atti d’ufficio. Sono invece state archiviate le posizioni dell’ex procuratore della Repubblica, Antonino Cappelleri, e del procuratore aggiunto Orietta Canova. Giunge così, a distanza di otto anni, a un primo capolinea giudiziario una vicenda di presunta malasanità denunciata da Renato Ellero, avvocato, ex senatore della Lega, nonché docente di Diritto all’università di Padova. Venne colpito nel 2015 da ictus e ricoverato all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Si è ripreso solo parzialmente dai postumi della malattia, visto che è costretto ancora oggi su una carrozzella, dopo essere rimasto paralizzato per metà del corpo. Ha da allora cominciato una battaglia a colpi di carte bollate, per chiedere il riconoscimento di errori o superficialità nel trattamento sanitario ricevuto. Ma si è imbattuto in quella che egli ha definito un’inerzia della macchina giudiziaria, che non avrebbe accolto le sue richieste di perizie e di verifiche delle terapie messe in atto dai sanitari.

Il giudice delle indagini preliminari ha ordinato l’imputazione coatta a carico di quattro toghe. Si tratta dei sostituti procuratori Giovanni Parolin (è fratello del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano), Hans Roderich Blattner e Claudia Brunino. C’è poi l’ex gip (ora in pensione) Massimo Gerace. Per tutti l’ipotesi di abuso d’ufficio è stata archiviata, ma è rimasta quella di omissione d’atti d’ufficio. Un primo esposto, risalente al 2019, contestava il fatto che la denuncia di malasanità presentata da Ellero nei confronti dell’’Ulss Berica (Unità Semintensiva dell’Ictus) fosse finita, con gli atti del procedimento, a Trento. Secondo l’avvocato, invece, la competenza di Trento riguardava solo le presunte omissioni dei magistrati vicentini, mentre l’indagine per i supposti reati commessi dai medici, avrebbe dovuto restare a Vicenza. Successivamente, quando i magistrati di Trento si erano accorti dell’anomalia e avevano rispedito parte degli atti a Vicenza, l’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe stata ritardata. Con un altro esposto del 2020 Ellero aveva messo nel mirino, dopo i medici e i periti della sua causa, i sei magistrati, ricordando come la Procura di Vicenza avesse chiesto l’archiviazione per i medici del San Bortolo e successivamente non avesse preso in considerazione le sue richieste di approfondimenti e nuove perizie, oltre a ritardare l’iscrizione degli indagati.

Il gip di Trento, Marco Tamburrino, ora scrive: “Le indagini preliminari della procura di Vicenza, o del Gip di Vicenza, dovevano essere relative a mancati accertamenti diagnostici effettuati nei confronti del professor Ellero, apparendo gli stessi atti di indagine necessari per l’accertamento oggettivo dei fatti accaduti in un quadro clinico che, alla lettura degli atti medici, non sembra così chiaro”. Inoltre aggiunge: “Risulta sussistere una omissione che porta lo scrivente giudice per le indagini preliminari a ritenere doverosa la verifica nelle successive fasi del procedimento penale del motivo di tenere non iscritto il procedimento a carico di soggetti noti, per un periodo di più di un anno, da parte del pubblico ministero Blattner, così come la verifica delle omissioni di indagine per gli altri indagati Massimo Gerace, Giovanni Parolin, Claudia Brunino”. Non ci sono, invece, “omissioni penalmente rilevanti” nel comportamento di Cappelleri e Canova. In attesa del possibile rinvio a giudizio, l’avvocato Ellero ha commentato: “Questo è solo l’inizio, non finisce qui”.

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