Esattamente 45 anni fa una donna democristiana, Tina Anselmi, firmava una legge rivoluzionaria scritta nelle piazze e nelle sedi del femminismo. È la legge che ha reso legale l’interruzione di gravidanza, la numero 194 del 1978, e che fatto irrompere nella società la donna come soggetto politico, rendendo protagonista ‘nella polis’, come ha detto qualche giorno fa la professoressa Francesca Izzo in un convegno tenuto alla Camera dei deputati.
L’importanza della legge, più volte richiamata in questi anni, sta nel fatto che va oltre la codificazione di un diritto, stabilendo che la maternità, momento unico e fondativo delle relazioni umane, è un processo che può essere stabilito nei suoi percorsi e nei suoi tempi solo dal corpo e della mente femminile: dunque solo l’autodeterminazione della donna può dare origine ad una vita oppure no. L’impatto sociale di questa impostazione è stato totalmente vincente perché ha sottratto la donna ad uno stato di minorità dove altri decidevano per lei, o dove clandestinamente il suo corpo si assoggettava ai rischi di pratiche medievali. Questa incredibile forza politica della legge 194 è penetrata nella società, ma non si pensi che sia per sempre: va difesa.
Benché da sempre oggetto di attacchi e di critiche di un pezzo minoritario della società, quello del sottobosco della conservazione, oggi siamo di fronte ad un vero e proprio assalto da parte di una destra che governa e che vorrebbe imporre un modello sociale corporativo nel quale i soggetti che rompono gli schemi sono scomodi e vanno rimessi in riga: se è vero che la ministra Roccella dice di non voler toccare la legge, non significa che voglia salvarla. Per questo i movimenti femministi ce l’hanno con lei, e la contestano. Che cosa sono la preminenza e la prepotenza degli obiettori di coscienza nei reparti sanitari dove si pratica l’interruzione di gravidanza se non un boicottaggio concreto della legge? Significa che per molte donne non è possibile dare seguito alla propria volontà.
Lo svuotamento dei consultori, luoghi pubblici centrali per la vita delle donne, è un altro aspetto del pesante boicottaggio di una legge che resta tra le migliori leggi della Repubblica e che va difesa con le unghie e con i denti.