Poco meno di un anno la chiusura con un’archiviazione a Perugia del fascicolo sulla cosiddetta Loggi Ungheria. Le dichiarazioni dell’ex avvocato esterno di Eni, Piero Amara, con alle spalle già un patteggiamento per corruzione in atti giudiziari, non avevano trovato riscontri. Ma allo stesso tempo i racconti Amara su un gruppo segreto formato da politici, magistrati e personaggi pubblici ai riguardavano persone in carne e ossa. Oggi con l’accusa di calunnia e autocalunnia la Procura di Milano ha chiuso le indagini nel confronti di Amara e del suo ex collaboratore Giuseppe Calafiore per il lungo elenco di nomi di persone, tra cui parecchi esponenti del mondo delle istituzioni, economia e forze dell’ordine, che a loro dire avrebbero fatto parte della fantomatica Loggia Ungheria.

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Ai due indagati, come riporta l’Ansa, è stato notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta in vista della richiesta di processo. I pm milanesi Stefano Civardi e Monia Di Marco, con l’aggiunto Maurizio Romanelli, inizialmente avevano iscritto Amara e Calafiore anche per diffamazione, capitolo questo ora stralciato. Originariamente le parti offese erano 64 e ora sono diminuite, in quanto alcune sarebbero state solo diffamate e quindi separate dal fascicolo principale, e altre sono state trasmesse per competenza ad altre Procure. Tra i calunniati ci sono, per esempio, l’ex Guardasigilli Paola Severino, l’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, l’ex vice presidente del Csm Michele Vietti, l’ex consigliere sempre del Csm Sebastiano Ardita, l’ex primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, l’ex comandante generale della Guarda di Finanza Giuseppe Zafarana, il Procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo e Antonello Racanelli, magistrato in servizio a Roma.

Le presunte rivelazioni di Amara hanno portato uno sconquasso senza precedenti nella procura di Milano, tra fughe di notizie, veleni e anche un processo a Brescia, in cui è stato assolto con il rito abbreviato anche in appello il pm ed è a processo l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo. I verbali di Amara erano stati secretati dai pm di Milano. Storari, ritenendo che ci fosse un’inerzia nelle indagini, aveva consegnato a Davigo i verbali ritenendo le rivelazioni gravissime. Rivelazioni che dalla procura di Perugia “non sono state riscontrate”.

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