Neppure questa volta i cittadini di Lona-Lases, in Trentino, si sono recati alle urne in numero sufficiente a raggiungere il quorum per eleggere il sindaco. Già in altre tre occasioni l’appuntamento con i seggi era stato disertato dopo che nel 2020 l’inchiesta “Perfido” si è abbattuta sul paese, con 19 arresti e le accuse di infiltrazione della ‘ndrangheta nella località dove si estrae il porfido, chiamato anche l’”oro rosso”. L’ultimo sindaco eletto, Manuel Ferrari, aveva dato le dimissioni nel maggio 2021. Così anche stavolta si dovrà ricorrere al commissario per la gestione comunale del piccolo centro di neppure 900 anime in Val di Cembra. Proprio la ricchezza derivata dallo sfruttamento delle cave ha attirato l’attenzione delle cosche che hanno dato vita a una prolungata e fruttuosa attività, che però ha comportato anche il pesante condizionamento dell’attività comunale.

Quando i seggi si sono chiusi, si sapeva ormai che il quorum non sarebbe stato raggiunto, nonostante qualche speranza, alla vigilia, dei sostenitori dell’unica lista presentata. Alle 21 del 21 maggio l’affluenza si è fermata al 31,9%, lontana dalla maggioranza del 50% più uno richiesta per i comuni con una popolazione inferiore ai 15mila abitanti. A presentarsi al seggio sono stati solo 221 elettori su un totale di 692 aventi diritto. Il commissario Alberto Francini aveva espresso un auspicio: “Mi auguro che i cittadini compiano il loro dovere democratico e facciano le loro scelte nella massima serenità”. L’appello non è bastato per dare un nuovo sindaco al Comune, nato dalla fusione dei due paesini di Lona e Lases.

L’unico aspirante primo cittadino era un poliziotto in pensione, Pasquale Borgomeo. Ha raccolto nelle ultime settimane la disponibilità di nove candidati, solo due dei quali legati al territorio, Daniele Madalin-Toller e Lino Capozza. Gli altri, tra cui lo stesso Borgomeo, provenivano da altri comuni. La candidatura aveva creato parecchie polemiche, proprio a causa delle inchieste che hanno portato alla celebrazione di processi ancora in corso (una parte degli imputati hanno patteggiato). In particolare, a schierarsi contro la lista è stato il Coordinamento lavoratori del porfido (Clp), che ha contribuito con le sue denunce a scoperchiare la pentola del malaffare e della violenza. Tutto era nato dal pestaggio di un operaio cinese in una cava, risalente al 2014.

Walter Ferrari, storico attivista del Ctp, dopo la presentazione pubblica dell’unica lista aveva dichiarato: “La cosa che più mi ha fatto rabbrividire è l’avere sentito i candidati dire di non essere informati su quello che è successo in questi anni. Non è possibile candidarsi in un comune come fanno questi signori senza essersi preoccupati di aver preso visione, almeno dalla stampa, dei problemi del luogo. Il fatto che il candidato sindaco dica: “Io sono un soldato” mi fa rabbrividire. Vuol dire che è un esecutore di ordini altrui. Chi c’è dietro questa lista?”. Il riferimento era all’appoggio che la lista avrebbe avuto da alcuni degli imprenditori del porfido, non coinvolti però nell’inchiesta della Procura di Trento. A Lona-Lases, così, hanno prevalso coloro che sostengono (come il Clp) che si debbano fare i conti e chiarezza sul passato, prima di affrontare un progetto di impegno amministrativo.

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