“Questo governo può avere una virata autoritaria, che non vuol dire fascismo ma un’altra cosa: restrizione della libertà, restrizione dei diritti“. È il pensiero dello scrittore e direttore del Salone del Libro di Torino Nicola Lagioia, che ad Agorà – il programma di Rai 3 condotto da Monica Giandotti – ha raccontato la sua versione su quanto accaduto sabato alla rassegna torinese, quando la ministra Fdi Eugenia Roccella è stata contestata da un gruppo di attiviste e attivisti e ha deciso di lasciare il palco. “Nel momento in cui c’è una ministra che è antiabortista io capisco che le donne si sentano minacciate”, ha spiegato Lagioia. Che poi ha aggiunto: ” Il mio metodo è quello del dialogo, non del manganello“. Parole che hanno riaperto lo scontro tra lo scrittore e gli esponenti di Fratelli d’Italia, schierati con la titolare del dicastero della Famiglia e della Natalità. “Parole indegne”, ha replicato il senatore Antonio Iannone. Mentre secondo il capogruppo di FdI alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, le dichiarazioni in tv di Lagioia “confermano come il suo tentativo di mediazione avvenuto sul palco con i contestatori del ministro Roccella sia stato solo una messa in scena“. Nel frattempo, sulla vicenda è intervenuto con un comunicato lo stesso Salone Internazionale del Libro di Torino, facendo quadrato attorno a Lagioia, nonostante lo scrittore dall’anno prossimo sarà sostituito: “A seguito di quanto riportato dalla stampa negli ultimi giorni, il Salone Internazionale del Libro di Torino tiene a precisare che è, è sempre stato, e continuerà a essere tutt’uno con la propria direzione editoriale e con l’intera squadra di lavoro. Chi attacca la direzione e la squadra di lavoro attacca il Salone, attacca l’istituzione. Il Salone è la casa dell’intero mondo editoriale che è di per sé garanzia di pluralismo, libertà, indipendenza“, si legge nella nota.
Ad Agorà Lagioia ha confermato il suo tentativo di mediazione tra i contestatori e la ministra Roccella: “Io non sono il servizio d’ordine del Salone e non sono la polizia. Ho detto ai ragazzi: eleggete un vostro delegato e trasformiamo questa contestazione in un dialogo. Loro mi hanno detto di no. Hanno rifiutato questa mediazione. È un peccato, ma è legittimo da parte loro”. Poi il direttore del Salone ha aggiunto: “I contestatori del ministro Roccella non volevano dialogo perché per loro la ministra è anti abortista e con una firma può rovinare le nostre vite, può cambiare le loro vite. Dovrebbe essere lei prima di fare delle leggi, a far sì che queste leggi siano il risultato di un dialogo“. “Come si fa a trasformare il conflitto in un dialogo? La politica e le istituzioni diano il buon esempio e cerchino una strada”, ha concluso Lagioia. Un commento anche sullo scontro avuto con la deputata FdI Augusta Montaruli, che gli ha urlato: “La contestazione è legittima con tutti i soldi che pigli? Ma vergognati“. Per lo scrittore “non è un bell’esempio per i giovani che sul palco con una ministra ci sia una pregiudicata. Montaruli è stata condannata in via definitiva per peculato“. A febbraio scorso, quando la condanna è diventata definitiva, si era dimessa dal ruolo di sottosegretaria.
Le dichiarazioni di Lagioia hanno scatenato una nuova ondata di attacchi da parte di Fratelli d’Italia: “È grave che il direttore del Salone del Libro, uno dei più importanti appuntamenti culturali d’Italia, giustifichi gli squadristi che hanno impedito uno degli eventi del salone stesso. Significa istigare ad altri assalti del genere, significa negare la cultura che deve essere fondata sul dialogo e il confronto, almeno in un paese libero”, ha dichiarato il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan. Per il capogruppo a Montecitorio Foti, invece, “l’unica virata di cui dovrebbe parlare è il teatrino intimidatorio e vile, spacciato per democratica contestazione, contro Roccella, alla quale ribadiamo tutta la nostra solidarietà. Queste sue esternazioni dimostrano come Lagioia risulti essere a questo punto complice occulto dei radical chic che hanno letteralmente tolto la parola al ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità”. E ancora, ha aggiunto Iannone: “Lagioia ha dimostrato con le sue affermazioni di essere in malafede anche quando accusa la collega di partito Montaruli”. Mentre per la senatrice di FdI Paola Ambrogio “è clamoroso il tentativo di distorcere la realtà per far passare un drappello di censori di sinistra da carnefici a vittime“.
In mattinata, sempre in tv ma a L’aria che tira su La 7, condotto da Myrta Merlino, aveva parlato anche la stessa ministra Roccella: “A me non dà fastidio il dissenso ma la libertà di parola è un elemento fondamentale della democrazia. Io ho detto a Nicola Lagioia che lui avrebbe dovuto dire con chiarezza a quelli che contestavano: ‘voi non potete impedirle di parlare'”. “Se non ci sono state aggressioni – ha sostenuto Roccella – è anche perché c’era la polizia. Io comunque ho chiesto che non venissero portate via le ragazze che si stavano sdraiando per terra. Le contestazioni sono legittime, non far parlare una persona è cosa diversa. Quello che si voleva era non farmi parlare in quello che dovrebbe essere il tempio della libertà di espressione“. Concetti che la stessa ministra aveva ribadito anche in un’intervista al quotidiano Il Tempo: “Con metodi aggressivi e illiberali è stato negato il diritto di parola a una persona che era stata semplicemente invitata a presentare un libro nel luogo che dovrebbe essere il più aperto a ogni opinione: il Salone del Libro. Considerato che sono gli stessi che ogni giorno gridano all’allarme fascismo“.
Politica
Roccella contestata al Salone del Libro, il direttore Lagioia: “Governo può avere virata autoritaria”. FdI: “Parole indegne”
“Questo governo può avere una virata autoritaria, che non vuol dire fascismo ma un’altra cosa: restrizione della libertà, restrizione dei diritti“. È il pensiero dello scrittore e direttore del Salone del Libro di Torino Nicola Lagioia, che ad Agorà – il programma di Rai 3 condotto da Monica Giandotti – ha raccontato la sua versione su quanto accaduto sabato alla rassegna torinese, quando la ministra Fdi Eugenia Roccella è stata contestata da un gruppo di attiviste e attivisti e ha deciso di lasciare il palco. “Nel momento in cui c’è una ministra che è antiabortista io capisco che le donne si sentano minacciate”, ha spiegato Lagioia. Che poi ha aggiunto: ” Il mio metodo è quello del dialogo, non del manganello“. Parole che hanno riaperto lo scontro tra lo scrittore e gli esponenti di Fratelli d’Italia, schierati con la titolare del dicastero della Famiglia e della Natalità. “Parole indegne”, ha replicato il senatore Antonio Iannone. Mentre secondo il capogruppo di FdI alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, le dichiarazioni in tv di Lagioia “confermano come il suo tentativo di mediazione avvenuto sul palco con i contestatori del ministro Roccella sia stato solo una messa in scena“. Nel frattempo, sulla vicenda è intervenuto con un comunicato lo stesso Salone Internazionale del Libro di Torino, facendo quadrato attorno a Lagioia, nonostante lo scrittore dall’anno prossimo sarà sostituito: “A seguito di quanto riportato dalla stampa negli ultimi giorni, il Salone Internazionale del Libro di Torino tiene a precisare che è, è sempre stato, e continuerà a essere tutt’uno con la propria direzione editoriale e con l’intera squadra di lavoro. Chi attacca la direzione e la squadra di lavoro attacca il Salone, attacca l’istituzione. Il Salone è la casa dell’intero mondo editoriale che è di per sé garanzia di pluralismo, libertà, indipendenza“, si legge nella nota.
Ad Agorà Lagioia ha confermato il suo tentativo di mediazione tra i contestatori e la ministra Roccella: “Io non sono il servizio d’ordine del Salone e non sono la polizia. Ho detto ai ragazzi: eleggete un vostro delegato e trasformiamo questa contestazione in un dialogo. Loro mi hanno detto di no. Hanno rifiutato questa mediazione. È un peccato, ma è legittimo da parte loro”. Poi il direttore del Salone ha aggiunto: “I contestatori del ministro Roccella non volevano dialogo perché per loro la ministra è anti abortista e con una firma può rovinare le nostre vite, può cambiare le loro vite. Dovrebbe essere lei prima di fare delle leggi, a far sì che queste leggi siano il risultato di un dialogo“. “Come si fa a trasformare il conflitto in un dialogo? La politica e le istituzioni diano il buon esempio e cerchino una strada”, ha concluso Lagioia. Un commento anche sullo scontro avuto con la deputata FdI Augusta Montaruli, che gli ha urlato: “La contestazione è legittima con tutti i soldi che pigli? Ma vergognati“. Per lo scrittore “non è un bell’esempio per i giovani che sul palco con una ministra ci sia una pregiudicata. Montaruli è stata condannata in via definitiva per peculato“. A febbraio scorso, quando la condanna è diventata definitiva, si era dimessa dal ruolo di sottosegretaria.
Le dichiarazioni di Lagioia hanno scatenato una nuova ondata di attacchi da parte di Fratelli d’Italia: “È grave che il direttore del Salone del Libro, uno dei più importanti appuntamenti culturali d’Italia, giustifichi gli squadristi che hanno impedito uno degli eventi del salone stesso. Significa istigare ad altri assalti del genere, significa negare la cultura che deve essere fondata sul dialogo e il confronto, almeno in un paese libero”, ha dichiarato il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan. Per il capogruppo a Montecitorio Foti, invece, “l’unica virata di cui dovrebbe parlare è il teatrino intimidatorio e vile, spacciato per democratica contestazione, contro Roccella, alla quale ribadiamo tutta la nostra solidarietà. Queste sue esternazioni dimostrano come Lagioia risulti essere a questo punto complice occulto dei radical chic che hanno letteralmente tolto la parola al ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità”. E ancora, ha aggiunto Iannone: “Lagioia ha dimostrato con le sue affermazioni di essere in malafede anche quando accusa la collega di partito Montaruli”. Mentre per la senatrice di FdI Paola Ambrogio “è clamoroso il tentativo di distorcere la realtà per far passare un drappello di censori di sinistra da carnefici a vittime“.
In mattinata, sempre in tv ma a L’aria che tira su La 7, condotto da Myrta Merlino, aveva parlato anche la stessa ministra Roccella: “A me non dà fastidio il dissenso ma la libertà di parola è un elemento fondamentale della democrazia. Io ho detto a Nicola Lagioia che lui avrebbe dovuto dire con chiarezza a quelli che contestavano: ‘voi non potete impedirle di parlare'”. “Se non ci sono state aggressioni – ha sostenuto Roccella – è anche perché c’era la polizia. Io comunque ho chiesto che non venissero portate via le ragazze che si stavano sdraiando per terra. Le contestazioni sono legittime, non far parlare una persona è cosa diversa. Quello che si voleva era non farmi parlare in quello che dovrebbe essere il tempio della libertà di espressione“. Concetti che la stessa ministra aveva ribadito anche in un’intervista al quotidiano Il Tempo: “Con metodi aggressivi e illiberali è stato negato il diritto di parola a una persona che era stata semplicemente invitata a presentare un libro nel luogo che dovrebbe essere il più aperto a ogni opinione: il Salone del Libro. Considerato che sono gli stessi che ogni giorno gridano all’allarme fascismo“.
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La nuova proposta del ministro Valditara: “Mettere al centro la cultura del lavoro già dalle scuole elementari”
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Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".
Milano, 4 feb. (Adnkronos) - "Ha vinto il progetto migliore". E' questo il senso delle dichiarazioni rese davanti al gip di Milano Luigi Iannelli dagli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi indagati per turbativa d'asta perché, in qualità rispettivamente di presidente e commissario della giuria, avrebbero scelto - in conflitto di interesse, secondo la procura - il progetto vincitore per la realizzazione della Beic, la Biblioteca europea di Informazione e Cultura che dovrebbe sorgere nella zona centrale di Porta Vittoria.
Nell'interrogatorio preventivo conseguente alla richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla procura, "entrambi hanno risposto a tutte le domande", secondo le indiscrezioni e hanno consegnato, nonostante l'interrogatorio sia durato circa un'ora e mezza per ciascun indagato, una memoria al giudice e ai pm Paolo Filippini e Giancarla Serafini. Meno risposte, ma una memoria scritta è stata presentata anche da Pier Paolo Tamburelli (così come dai due indagati per cui è stata chiesta la misura interdittiva), considerato dalla procura il "collettore tra Boeri e Zucchi e gli studi Onsitestudio e Baukuh vincitori del bando".
Sia Zucchi che Boeri hanno negato incontri con personaggi coinvolti nel bando di gara e hanno rimarcato la competenza nello scegliere, in pieno anonimato, il progetto migliore. Una valutazione di merito su cui non ha inciso la conoscenza di alcuni professionisti dei numerosi studi internazionali di architettura partecipanti. La decisione del gip è attesa nei prossimi giorni: già nel fine settimana o entro il termine di dieci giorni.