Un museo che racconta 31 anni di lotta alla mafia partendo dalla strage di Capaci, grazie alla realtà aumentata. È Must 23, il Museo Stazione 23 maggio che nascerà nella vecchia stazione ferroviaria di Capaci, in provincia di Palermo, a settembre prossimo. “Vogliamo far provare l’emozione che noi giovanissimi abbiamo provato 31 anni fa e che ci ha spinto all’azione e all’impegno civile”, dice Dario Riccobono di Addiopizzo Travel, ideatore e fondatore del museo interattivo e multimediale. Il progetto è stato presentato in conferenza stampa ed è stato lanciato il crowdfunding di 25mila euro su Produzioni dal Basso.
Una parte dei finanziamenti per Must 23 arriveranno da Invitalia grazie al bando Cultura Crea. “L’obiettivo è quello di raccontare e valorizzare la bellezza della nostra terra – spiega Riccobono – questo spazio vuole essere un hub culturale, una casa delle associazioni messa a disposizione di una comunità che ai giovani non può offrire tanto”. L’esponente di Addiopizzo Travel racconta che “a Capaci non c’è un cinema, non c’è un teatro, non c’è uno spazio di aggregazione. Tutto questo speriamo di farlo nascere in un luogo significativo, una stazione ferroviaria, dove i treni arrivano e si fermano, ma poi ripartono. Così come fu quel 23 maggio del ’92 quando il tempo si fermò, una data carica di dolore ma anche di tanta speranza perché la società civile si svegliò e diede vita a tantissimi percorsi di attivismo contro le mafie”.
In totale sono 5mila metri quadrati quelli che Rfi Reti Ferroviarie Italiane ha dato in concessione gratuita ad Addiopizzo. Oltre all’edificio della stazione ci sono tutti gli spazi esterni, al momento abbandonati e desolati: sono stati immaginati diversi step per modificare il volto di questa zona. Si ipotizza la costruzione di un palco per i concerti o le presentazioni di libri, dei container dove aprire un bar e vendere prodotti pizzo free, far nascere una sorta di piazza dove i giovani possano incontrarsi. Tra i media partner c’è Rai, che ha reso disponibile il proprio archivio, fondamentale per creare un museo con la realtà aumentata. “La Rai, con la Rai Sicilia e la Tgr Sicilia, ha raccontato e documentato (unica emittente presente in quegli anni) i morti della guerra di mafia, il lavoro di Falcone e Borsellino che portò al Maxiprocesso di cui ha registrato ogni singola udienza”, ricorda Rino Cascio, caporedattore Tgr Sicilia. “È il più grande archivio fonico e di immagini della mafia siciliana del 20esimo secolo, delle collusioni di pezzi delle istituzioni – continua – Ma è anche la più grande teca delle vittorie dello Stato dopo le stragi, con le catture dei latitanti, le sentenze di condanna. E non ultimo, la memoria delle rivolte civili, di studenti, imprenditori, commercianti, e semplici cittadini”.