Il mio pensiero commosso e addolorato va innanzitutto alle vittime dell’impressionante tragedia che ha colpito l’Emilia Romagna, ai loro parenti e a tutti gli alluvionati. Purtroppo essi sono le vittime, insieme a molti altri del passato recente, di una conduzione di vita contraria alle leggi naturali e conforme invece alle dannose leggi del mercato. Un pensiero che ha avuto la sua sistemazione ideologica nel neoliberismo, che si è attecchito facilmente in tutto l’Occidente, scalzando i principi che sono difficili da seguire e spingendo gli uomini verso una vita piena di comodità talvolta denominati anche diritti.

La causa prima dei disastri odierni è dunque da ricercarsi dalla sottoposizione dei governi alle leggi di mercato, come proclamò Mario Draghi nel 1992, sul panfilo Britannia, chiedendo aiuto ai 100 delegati della City londinese per realizzare in Italia la privatizzazione dell’enorme potenza industriale appartenente allo Stato. Non si è reso conto Mario Draghi che in tal modo, non solo, come egli voleva, i governi si sono sottoposti alla volontà delle multinazionali e delle banche, ma l’Italia, per pochi spiccioli, ha perso l’intera sua potenza industriale e con essa la stessa possibilità di dirigere una politica economica favorevole agli interessi nazionali, essendo divenuti possessori dell’originaria ricchezza nazionale singoli individui italiani e stranieri, che perseguono il loro personale interesse e non certo quello generale.

Eppure, secondo la vigente Costituzione repubblicana, che assegna la sovranità al Popolo, gli interessi generali sono divenuti interessi sovrani, da perseguire soltanto da organi dello Stato-Comunità, non essendo più possibile affidare la loro gestione a singoli privati che perseguono interessi individuali.

Ora l’Italia non produce più nulla e il denaro di cui dispone è un denaro a prestito, che aggraverà sempre più la sua situazione economica fino a distruggerla.

Oltre queste considerazioni di ordine globale c’è da dire che, dalla fine degli anni 60, tutti coloro, come il sottoscritto, che si sono impegnati per la tutela dell’ambiente, prevedendo gli effetti che ora sono sotto gli occhi di tutti, hanno indicato nella ricostituzione dell’equilibrio idrogeologico dell’Italia la prima azione da compiere, rimanendo del tutto inascoltati.

Si pensi che il Pnrr pretende di perseguire la transizione ecologica con la costruzione di pale eoliche e di pannelli solari, ed è assente nel Pnrr la previsione di una reale messa in sicurezza dell’Italia, tanto fragile e franosa. E si prevede invece la ricostruzione dello stadio di Venezia e di Firenze e la costruzione del Ponte di Messina, che provocherebbe un’ecatombe ecologica.

Tutto questo sotto la regola fondamentale voluta da Mario Draghi, che, con l’ultima sua legge sul mercato e la concorrenza del 2022, ha imposto di dare la gestione della ricchezza nazionale ai privati e di porre tutto in concorrenza, favorendo così gli Stati stranieri economicamente più forti. Ed è purtroppo a questa impostazione di Draghi che si attiene il governo Meloni. In questo stato di cose appare evidente che occorre cambiare radicalmente le idee che finora hanno seguito i nostri governi.

E due obiettivi devono essere immediatamente perseguiti: il citato ristabilimento dell’equilibrio idrogeologico e la cessazione dell’emissione di CO2 da concordare con l’Unione europea e gli altri Paesi industrializzati. In questo hanno ragione i ragazzi di Ultima Generazione, perché questa dannosa idea di seguire, non le leggi di natura, ma le leggi di mercato, porta ineluttabilmente all’estinzione della vita sulla terra.

E uno strumento giuridico importante esiste, come sempre ho detto. Si tratta di applicare la nostra Costituzione repubblicana e democratica, fondata sul sistema economico keynesiano e non sulle idee neoliberiste che vogliono la trasformazione di tutto nel vile denaro.

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