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Emanuela Orlandi, i nuovi identikit dei sospettati del suo rapimento: “Nei vecchi si vedono menti a punta e teste enormi. Come fai a trovare una persona così?”

Oggi, questi identikit si spera possano dare ulteriori elementi alle nuove indagini aperte sia dalla Procura di Roma che dal Vaticano

di F. Q.

“La banda della Magliana ha avuto un ruolo nel rapimento di Emanuela Orlandi”, e su questo sono d’accordo sia il procuratore Giancarlo Capaldo, che ha indagato sul rapimento della cittadina vaticana scomparsa nel 1983 che il fratello Pietro Orlandi e lo hanno ribadito entrambi nel corso dell’ultima puntata della trasmissione televisiva Quarto Grado. Anche Giuseppe Pignatone che archiviò quell’inchiesta nel 2015 mise nero su bianco che “erano emersi dei riscontri sul coinvolgimento della Magliana nella vicenda”. Nel corso di quelle indagini si indagò in particolare su Enrico “Renatino” De Pedis, cassiere della banda, trucidato da colpi di arma da fuoco nel 1990 a Roma, in via del Pellegrino, a pochi passi dalla Basilica di Sant’Apollinare in cui fu puoi tumulato e che era anche adiacente alla scuola di musica da cui scomparve Emanuela quel 22 giugno del 1983. Il giorno prima della scomparsa, in base alle prime testimonianze delle amiche di Emanuela, venne fuori che “C’erano un po’ di persone che ronzavano intorno alla scuola. Uomini poi sospettati del sequestro, furono notati dalle amiche mentre fissavano l’ingresso della scuola come se attendessero qualcuno”.

In particolare, un giovane sui 26 anni, distinto ben vestito, con capelli castano chiari, ondulati. Potrebbe essersi trattato di De Pedis ma anche di qualche suo tirapiedi, indagati da Capaldo insieme al rettore della Basilica don Pietro Vergari per il sequestro della ragazza. Furono fatti degli identikit in procura e oggi quei volti sono stati rivisitati dall’artista Gregorj Cocco, compositore e musicista e studioso di musica applicata alle immagini. Cocco spiega a FqMagazine come ha realizzato i nuovi identikit, decisamente fotorealistici: “Studio le asimmetrie tipiche del volto senza superare determinati parametri e le sfumo artigianalmente per dare ai ritratti un aspetto fotorealistico. Nei vecchi identikit si vedono menti a punta, testoni enormi. Come fai a trovare una persona così per strada? Io riporto le asimmetrie tipiche a parametri normale con un programma in 3d che trova le discrepanze nei dati biometrici essenziali del volto. Non uso app di intelligenza artificiale che in dieci secondi producono l’immagine. Il mio è un lavoro manuale. Sono partito dai ritratti dipinti dei grandi compositori, dei musicisti del passato. Amo e studio la musica applicata alle immagini, è uno studio sperimentale. Immagino sempre la musica quando vedo un volto di una persona. Utilizzo la tavoletta grafica, ho affinato la mia tecnica grazie a un autoritratto di Leonardo da Vinci”.

Oggi, questi identikit si spera possano dare ulteriori elementi alle nuove indagini aperte sia dalla Procura di Roma che dal Vaticano per risalire a chi, in quel caldo pomeriggio di giugno, ha rapito Emanuela Orlandi all’uscita dalla scuola di Musica, spezzando le lancette del suo orologio fermo da 40 anni esatti.

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