Decine di ricoveri in ospedale e cinque interventi in dieci anni: è l’odissea attraversata da un uomo di 62 anni di Schio, in provincia di Vicenza, che è stato vittima prima di diagnosi sbagliate, poi di operazioni chirurgiche piene di errori e infine di un danno invalidante, la perforazione dell’intestino. Secondo quanto riportato dal Giornale di Vicenza, tutto inizia nel 2013, quando l’uomo, all’epoca 52enne, si rivolge all’ospedale Alto Vicentino di Santorso, per forti dolori accusati all’addome. Qui viene ricoverato con una diagnosi di sospetta diverticolite, ma viene dimesso dopo qualche giorno. Sempre nel 2013, nel mese di agosto, visto che i malori lamentati dall’uomo non cessano, viene ricoverato per una colonscopia, un banale esame di routine che invece provoca al 52enne la perforazione dell’intestino, dando il via ad una serie di interventi e trattamenti che durano un anno, fino a quando l’uomo non decide di cambiare ospedale, rivolgendosi all’Azienda Ospedaliera-Università di Padova.

A Padova tuttavia la situazione non migliora, visto che l’uomo viene sottoposto a continui ricoveri e interventi per “rimediare” al danno subito: questo fino al 2015, quando i medici effettuano una colostomia terminale e definitiva, cioè un’apertura artificiale dell’intestino, con l’obiettivo di deviare il flusso delle feci dell’uomo verso l’esterno, attraverso la parete addominale. Errori su errori, che adesso costringono il 62enne a convivere con una sacca esterna. Il paziente, sfinito, decide infine di rivolgersi ad uno studio di avvocati, che lo hanno assistito, avviando le pratiche per il risarcimento. “Nessuna delle due strutture sanitarie coinvolte ha voluto ammettere le proprie responsabilità: non è stato nemmeno possibile avviare un dialogo per intavolare una trattativa”, ha raccontato Massimo Gottardo, il responsabile dello studio legale vicentino a cui l’uomo si è rivolto. La difesa si è infatti limitata a sottolineare la mancata responsabilità da parte dei due ospedali coinvolti, che avrebbero agito “con correttezza e nel rispetto delle linee guida”.

Dopo tre anni di dibattimento però, la linea di difesa è stata bocciata dal tribunale, che ha riconosciuto, sulla base di perizie di specialisti, che i medici che si sono occupati del caso avrebbero dovuto approfondire lo studio delle fase preoperatoria, oltre a dover proporre alternative alla situazione vissuta oggi dall’uomo. Per questo il tribunale ordinario di Vicenza ha condannato l’Usl 7 Pedemontana e l’Azienda Ospedale-Università di Padova a risarcire il 62enne di oltre 300 mila euro: di questi più di 230 mila gravano sull’ospedale vicentino a cui l’uomo si era rivolto in prima battuta e che è stato responsabile dell’intervento di perforazione dell’intestino.

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