Cultura

La Cina abbandona la Biennale di Venezia: “Offesa per il video olandese sui campi di rieducazione dello Xinjiang”

Al centro della disputa ci sarebbe l’installazione “Killing Architects - Investigating Xinjiang’s Network of Detention Camps”, una produzione di un collettivo di Rotterdam

di Davide Turrini

Alla Biennale Architettura tornano i buoni vecchi “scazzi” tra nazioni. Questa volta è la diplomazia cinese a non aver gradito un’opera olandese presente all’Arsenale e ad aver quindi disertato piccata, questo quello che raccontano le cronache lagunari, l’inaugurazione al padiglione cinese della Biennale della mostra Renewal, a Symbiotic narrative. Alla cerimonia, con successiva cena di gala, doveva essere presente anche l’ambasciatore cinese Jia Guide. Al centro della disputa ci sarebbe l’installazione “Killing Architects – Investigating Xinjiang’s Network of Detention Camps”, una produzione di un collettivo di Rotterdam, in Olanda, che mostra un filmato di mezz’ora con le immagini riguardanti ciò che accade nei campi di rieducazione del Xinjiang.

Non è del resto la prima volta che questi luoghi sviluppati dal governo cinese nella regione a maggioranza musulmana diventano il bersaglio delle organizzazioni che si occupano di diritti umani. Il collettivo olandese spiega che “gli strumenti di analisi architettonica e spaziale sono stati fondamentali in una serie di recenti progetti innovativi di giornalismo investigativo”, quindi non potendo recarsi direttamente nei luoghi dello Xinjiang “ci siamo rivolti a metodi visivi e spaziali come immagini satellitari, modelli in 3D e analisi dei regolamenti edilizi carcerari cinesi”. Insomma, ce n’è abbastanza per far imbestialire la Cina. Al centro delle repressioni istituzionalizzate cinesi c’è la comunità uigura, etnia di religione musulmana maggioritaria nello Xinjiang, che da tempo denuncia arresti, persecuzioni e infine l’internamento in veri e propri campi di rieducazione dove alle persone vengono “insegnate” e “imposte” lingua e usanze dello Stato centrale.

Come scrive il Gazzettino: “Circostanze sempre negate dal Governo cinese che hanno indotto a cancellare la partecipazione di Sua Eccellenza Jia Guide all’evento veneziano”. Il foglio locale segnala anche che a 24 ore di distanza dal casus belli, la cerimonia di apertura della mostra del padiglione cinese è avvenuta con diversi componenti della delegazione cinese che hanno gettato acqua sul fuoco, ma con il peso dell’assenza sia dell’ambasciatore che della delegazione ministeriale, a suo tempo annunciate: “dagli uffici dell’Ambasciata cinese di Roma minimizzano, confermando che l’ambasciatore Jia Guide non è venuto a Venezia solo per un problema di “agenda troppo fitta”.

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