Trainata dalle banche, vola la Borsa di Atene all’indomani dei risultati elettorali che hanno visto prevalere, in quello che si appresta a essere solo il primo round, il premier uscente ed ex banchiere Kyriakos Mitsotakis. Nel suo mandato Mitsotakis ha provato a tenere in un difficile equilibrio risanamento dei conti e sviluppo economico, con risultati ambivalenti. Il Pil in aumento oltre la media europea potrebbe generare facili entusiasmi: le fasce più povere della popolazione continuano a soffrire e anzi si allargano, mentre la disoccupazione cala con lavori a bassa specializzazione e basso reddito.

Un Paese sempre più polarizzato – La Borsa di Atene ha registrato performance record nel 2023, con un indice in crescita del 22%: secondo le rilevazioni di Bloomberg su 92 mercati si tratta del sesto miglior risultato, trainato dalle banche, come Piraeus Financial Holding e National Bank of Greece, dagli operatori del commercio, come Jumbo (catena retail con 86 negozi), e da quelli del gioco (lotterie e scommesse) come Opap. Secondo un dossier di Barclays, Atene potrebbe essere in procinto di sperimentare un nuovo mega-ciclo economico, dopo quelli degli anni 50 e 70, puntando sui servizi, che costituiscono già il 75-80% del prodotto interno lordo ellenico: turismo, immobiliare, trasporti, IT, energia pulita e sanità sono i settori a maggior potenziale per l’istituto finanziario britannico. Una strategia che tuttavia potrebbe non aiutare la crescita del tessuto imprenditoriale ellenico, costituito per il 90% da microimprese e lavoratori autonomi. Negli ultimi anni circa 250mila piccole e medie imprese hanno abbassato la saracinesca e mezzo milione di lavoratori hanno lasciato il Paese cercando fortuna all’estero. Philippos Sachinidis, ex ministro delle finanze e membro della segreteria generale del partito socialista Pasok, ad Al Jazeera ha dichiarato: “La maggior parte della crescita è arrivata dal settore immobiliare. Quando la maggior parte del denaro che arriva serve per acquistare hotel e immobili, non aumenta la produttività. Se stiamo cercando un’economia più resiliente e dinamica, non abbiamo raggiunto nessuno dei due obiettivi”.

Si riduce la disoccupazione ma non la povertà – Un tale modello sviluppo favorisce infatti l’offerta di lavori a bassa specializzazione e basso reddito, che mostrano il volto meno lieto dei dati positivi registrati sull’occupazione. A marzo, secondo gli ultimi dati dell’Hellenic Statistical Authority, la disoccupazione si assestava al 10,9%, oscillando tra il 10 e l’11% nei primi mesi dell’anno. Un trend discendente attraversato dal mandato di Mitsotakis (a luglio 2019, mese delle precedenti elezioni politiche era al 17,6%), e partito ben prima del suo insediamento (era al 19,5% quando è stato incassato l’ultimo pacchetto di aiuti dell’Eurogruppo nel 2018), che si traduce comunque ancora nel valore più alto dell’Unione Europea, alle spalle solo della Spagna, con un’incidenza maggiore tra giovani e donne. E la popolazione a rischio di povertà resta oltre i livelli di guardia. L’ultimo rapporto dell’Hellenic Antipoverty Network dello scorso anno, sui dati dell’Istituto di statistica nazionale del 2021, sottolineava che il rischio di povertà ed esclusione nel Paese colpisce il 29,5% della popolazione, in aumento di 0,6 punti rispetto al 28,9%. In aumento anche i tassi di povertà reddituale (19,6% della popolazione nel 2021 rispetto al 17,7% del 2020) e delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (13,6% della popolazione nel 2021 rispetto all’11,8% del 2020).

Tagli alle tasse e ai contributi sociali – Gli ultimi quattro anni sono stati caratterizzati da riforme fiscali e sociali, che pur contribuendo a ridurre il gravoso debito di Atene (il rapporto debito/Pil è passato negli ultimi tre anni dal 212% al 169%), non hanno avuto un impatto consistente nel migliorare le condizioni di vita delle persone. Le politiche di austerità promosse per ripagare i 256 miliardi di euro presi in prestito dalle istituzioni internazionali hanno ridotto di un quarto l’ammontare complessivo del Prodotto interno lordo. Il taglio delle imposte promesso e realizzato da Mitsotakis è stato controbilanciato da tassi di interesse più bassi salvaguardando le entrate fiscali, ma al contempo è stata eliminata la speciale tassa di solidarietà e i contributi alla sicurezza sociale sono stati ridotti di tre punti. E resta estremamente limitata l’indennità di disoccupazione: anche chi la percepisce per il periodo massimo (12 mesi) può ricevere una somma compresa tra i 2.628 e 5.256 euro per l’intero periodo, al di sotto della soglia di rischio di povertà per un nucleo familiare unipersonale (5.269 euro nel 2020) e ben al di sotto della soglia di rischio di povertà per una famiglia composta da due adulti e due bambini di età inferiore ai 14 anni (11.064 euro nel 2020).

Insoddisfazione e lontananza dei palazzi – Il Pil della Grecia nel 2023 dovrebbe crescere del 2,4% ovvero “al doppio della media dell’eurozona”, ha dichiarato nei giorni scorsi, prima delle elezioni, il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Nel complesso ritengo che i risultati siano molto positivi”, aggiungendo che “è difficile evidenziare gli elementi negativi quando abbiamo molti elementi positivi”. Tuttavia non la pensa così la maggior parte dei cittadini. Secondo un sondaggio riportato dal quotidiano moderato Kathimerini all’inizio di aprile su un campione di oltre 4mila persone, il 60,1% trova la propria situazione economica insoddisfacente a fronte di un ristretto 15,2% che invece si dichiara soddisfatto. I palazzi sono ritenuti lontani: l’83,2% ha dichiarato di fidarsi poco o per niente dei partiti politici; opinione negativa è stata espressa anche nei confronti del sistema giudiziario (69%), del Parlamento (68,9%), delle autorità indipendenti (65,1%), del governo (64,3%), della Presidenza della Repubblica (63,7%) e del primo ministro (60,6%). A incidere su queste valutazioni c’è senz’altro la percezione di una corruzione dilagante. Secondo i dati dell’Eurobarometro il 98% dei cittadini ellenici ritiene che questo fenomeno sia ampiamente diffuso nel Paese, un valore ben oltre la media europea del 68 per cento. E in particolare lo scorso anno più della metà, il 51%, giudicava la corruzione in aumento nei precedenti tre anni, quelli a guida Mitsotakis.

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