La “destra-centro” affila le armi per “cambiare la narrazione del Paese“, per citare il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, e per liberare il servizio pubblico “da qualche piccolo Stalin che ancora circola nei corridoi di Viale Mazzini”, il pensiero del ministro Sangiuliano espresso durante un’ospitata da Fabio Fazio a “Che Tempo che fa“. La nuova agognata egemonia, tema caro anche all’esponente di Fdi Federico Mollicone e al nuovo dg Rai Giampaolo Rossi, passa anche attraverso la fiction.
Forse più dei tg e anche dei programmi intrattenimento, Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction considerata in quota Pd ma ben vista a destra, è stata allertata. “Sul versante identitario c’è la riscoperta dell’epopea dannunziana di Fiume, ‘intesa come vero Sessantotto italiano, prima del Sessantotto che tutti conosciamo’”, fa sapere Il Foglio. L’autore della nuova fiction è Federico Palmaroli, papà de “Le più belle frasi di Osho“, amico personale di Giorgia Meloni.
“Fiume” sarà prodotto dalla società “Stand by Me” di Simona Ercolani per la Rai e avrà un consulente d’eccezione, si tratta di Giordano Bruno Guerri, intellettuale amato dalla destra, già vicino alla guida del Ministero della Cultura. La stessa società di produzione televisiva è al lavoro per un’altra fiction, dedicata a Guglielmo Marconi. “L’impresa fiumana e la vita di Marconi entrano a pieno titolo nella cultura italiana da riscoprire che sta tanto a cuore al nuovo corso di Viale Mazzini”, spiega “Il Foglio“. Non solo, spazio anche a un “grande eroe italiano”: Amedeo Giannini, fondatore della Bank of America e of Italy, ideatore del microcredito. Mecenate del cinema, passato alla leggenda per i prestiti, con una stretta di mano, rivolti anche alla classe media e agli operai. Un banchiere passato alla storia e ora entrato nel pantheon di Fratelli d’Italia.
Il biopic sarà prodotto da Luca Barbareschi con la sua Eliseo Film, in compagnia di Rai e di un partner americano. La serie andrà sul set a fine anno e a inizio 2024. Nei giorni scorsi l’attore e regista è stato travolto dalle polemiche dopo le frasi pronunciate in un’intervista rilasciata a “La Repubblica“, giornale che secondo Barbareschi ha pubblicato una serie a puntate “di molestate finte, alcune le ho avute a teatro (le attrici di Amleta, ndr): ‘Mi viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate in maniera blanda. Altre andrebbero denunciate per quando si son presentate sedendo a gambe larghe: ‘Ciao che film è questo?’. Non ho mai avuto bisogno di fare trucchi per scopare, ho detto: ‘Amore chiudi le gambe, interessante, ma ora parliamo di lavoro'”.
“Secondo me Amleta dovrebbe riguardare un campo più largo. Il problema delle molestie è generale, riguarda la commessa del negozio che deve subire per non perdere il posto. (…) Sono stato un bambino molestato, da otto a undici anni. I preti gesuiti, a Milano, mi chiudevano in una stanza, uno mi teneva fermo e l’altro mi violentava”, ha aggiunto Barbareschi. Infine, l’attore aveva spiegato di aver letto “le puntate su di loro, ho trovato che un giusto pensiero diventa qualcosa di modaiolo. L’attrice che si fa pubblicità, la cosa va avanti per dieci puntate poi finisce, ma non si risolve il problema”.
Secondo Il Foglio si starebbe pensando anche una serie sulla caduta di Mussolini e il 25 luglio, con un’altra sfida: la controstoria degli anni 60 e 70. Si punta sulla fiction, lavori in corso.