Wayne Couzens, l’agente di polizia condannato all’ergastolo per aver sequestrato, stuprato e ucciso Sarah Everard, poteva essere fermato prima del suo “atto brutale”? Forse sì.È stata riconosciuta colpevole di “negligenza grave” e cattiva condotta l’ex poliziotta britannica Samantha Lee, accusata nell’ambito di un’inchiesta interna a Scotland Yard d’aver di fatto insabbiato a suo tempo un’indagine disciplinare sul collega protagonista del più grave tra i tanti scandali recenti che hanno investito la Metropolitan Police di Londra. Couzens massacrò nel 2021- dopo un falso arresto – la 33enne , vittima di uno dei più scioccanti femminicidi commessi nella capitale del Regno.

Lee, in servizio in passato nell’ispettorato della polizia, era stata chiamata a indagare su Couzens prima dell’omicidio, in seguito a segnalazioni di sospetti abusi a sfondo sessuale già emerse sul futuro killer in divisa; in particolare per aver molestato tempo addietro le commesse di un McDonald’s in almeno due episodi di atti d’esibizionismo. Aveva tuttavia accantonato il fascicolo “senza condurre approfondimenti investigativi adeguati”. Dimessasi frattanto dai ranghi della polizia, l’ex funzionaria si è difesa ammettendo “errori” nella procedura d’indagine, ma negando negligenze gravi da parte sua: negligenze di cui è stata invece ora riconosciuta responsabile nel quadro della revisione di tutte le inchieste interne e del repulisti generale promesso dal nuovo capo di Scotland Yard, Mark Rowley, per evitare un ipotetico scioglimento dopo la bufera di critiche e rivelazioni abbattutesi sul principale corpo di polizia britannico.

Sarah Everard, 33 anni, era scomparsa mentre rincasava a piedi verso la sua casa di Brixton la sera del 3 marzo 2021 ed è stata ritrovata morta mercoledì 10 marzo a Ashford, nel Kent, a circa 78 chilometri dall’ultimo luogo nel quale era stata vista. La donna aveva deciso di fare a piedi i 50 minuti di strada fino alla sua abitazione nel sud di Londra. Una breve conversazione al cellulare alle 21.30 con il compagno, poi più nulla. A denunciarne la scomparsa alla polizia era stato quest’ultimo, il giorno dopo. Nello stesso momento in cui Sarah s’incamminava per non tornare mai più a casa, non lontano, Couzens smontava dopo un turno di guardia all’ambasciata americana. Nessun elemento avrebbe legato le due persone se non fosse stato per una serie di immagini catturate da varie telecamera di sicurezza montante agli angoli delle strade, sui citofoni di case e sugli autobus, che hanno mostrato l’auto di Couzens in prossimità di dove la ragazza aveva dato segni di vita l’ultima volta. L’auto è stata seguita, telecamera dopo telecamera, fino al paesino del Kent dove abita l’agente, entrato nella Metropolitan Police nel 2018. Il cadavere della 33enne fu ritrovato in un bosco a poca distanza dalla casa dell’agente ad Ashford, nel Kent, avvolto in un sacco in plastica per calcinacci e riconosciuto solo dalle protesi dentarie.

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