La Procura generale di Milano ha deciso: Alberto Genovese può uscire dal carcere e scontare il resto della pena in una comunità di recupero per tossicodipendenti. L’ex imprenditore del web – condannato in via definitiva a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni, per due casi di violenza sessuale su due modelle stordite con un mix di droghe – era tornato in carcere lo scorso 13 febbraio, dopo essere stato ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi. L’istanza della difesa dell’ex fondatore di start up digitali è passata e ora la Sorveglianza di Milano ha affidato all’equipe psichiatrica del carcere di Bollate il compito di compiere l’accertamento, anche per meglio delineare un preciso percorso di terapie per un’eventuale concessione dell’affidamento terapeutico. Genovese dovrà, però, restare in carcere almeno altri 5 mesi, perché l’udienza è rinviata al 24 ottobre. L’uomo era tornato in carcere lo scorso febbraio per l’esecuzione della pena definitiva, che gli era stata ridotta avendo rinunciato a presentare appello dopo la condanna in abbreviato (sulla base delle nuove norme della riforma Cartabia). Ma la notizia che trapela oggi riguarda i mesi passati ai domiciliari in una comunità di recupero e il colpo di scena è sorprendente. Gli avvocati di Genovese, che da qualche mese si è affidato ad Antonella Calcaterra e Salvatore Scuto, hanno ripercorso durante l’udienza che si è tenuta nel pomeriggio di ieri nell’aula del piano terra del Palazzo di Giustizia, a Milano, il cammino di recupero dell’ex imprenditore diventato celebre per via delle feste sfrenate che teneva a casa sua, la “celebre” Terrazza Sentimento, anche in pieno lockdown.
I legali hanno svelato che lo scorso dicembre Genovese si è sposato “con una vecchia fiamma”, come riporta il Corriere della Sera. “Il matrimonio con la donna con la quale aveva convissuto alcuni anni è uno dei momenti che dimostrerebbero la concretezza di questo percorso, hanno sostenuto i legali facendo presente che Genovese ha affrontato la strada volontariamente dopo aver ammesso tutte le sue responsabilità e con l’obiettivo di non ricadere mai più nei comportamenti che lo hanno portato a devastare le ragazze che finivano in casa sua seguendo feste e droga”, aggiunge il quotidiano. Il legame con la sua ex – studi e lavoro importanti nel mondo dell’economia – sarebbe rinato proprio durante il processo e ora i suoi avvocati chiedono che esca da Bollate: la pena residua è scesa sotto i quattro anni anche grazie alla buona condotta e dunque può chiedere l’affidamento alla comunità di recupero. L’ex imprenditore rischia però un altro processo “dopo la chiusura delle indagini su altre due violenze, sulla droga che circolava nelle sue case e per il materiale pedopornografico di cui era in possesso”, aggiunge il Corriere.